Si apre una settimana di lotta intensa sull’edilizia popolare a Pisa. Nella giornata di lunedì un presidio di utenti sarà dalle 11 all’APES in via Fermi in occasione della presentazione del bilancio sociale dell’azienda (qui evento). Negli ultmi giorni una campagna a mezzo stampa promossa dai vertici di APES ha puntato tutto sulla “caccia ai furbetti”, snocciolando dati che come al solito non vengono contestualizzati. A fronte di migliaia di alloggi popolari gestiti (male) dall’Apes, si provano a scaricare le colpe su qualche decina di famiglie. 20 occupanti per necessità, 21 morosi incolpevoli, più o meno gli stessi dati del bilancio sociale del 2014; il Bani dunque continua a dire cose vecchie e trite. Addirittura viene fatto un patetico tentativo di additare 80 nuclei “colpevoli” di avere una macchina troppo grossa.
“Ma chi sono i veri furbetti di Apes?” chiedono gli utenti truffati dall’ente, da anni in graduatoria, ingannati nelle assegnazioni oppure i tanti inquilini che non hanno mai visto le manutenzioni. “Sono quegli amministratori che hanno gestito il patrimonio pubblico come il proprio orticello di casa, applicando le leggi a proprio piacimento. Sono quegli organismi che applicano senza colpo ferire le politiche di privatizzazione del patrimonio pubblico, come la commissione erp. Infatti la prassi è ormai quella di assegnare case più piccole rispetto alle dimensioni del nucleo familiare (a volte questo viene fatto addirittura dichiarando sui contratti una metratura differente da quella reale o facendo risultare il nucleo familiare più piccolo). Tutto ciò per far scorrere graduatorie ingolfate senza davvero mettere mano alle risorse. Di conseguenza molte case vengono assegnate in netta discordanza da quelli che sono i parametri di legge, dando luogo a vera e propria truffa che grava su quei nuclei che si trovano a vivere stretti in spazi inadeguati, su coloro che tutti i giorni si trovano ad attendere graduatorie che non scorrono o che si vedono assegnati alloggi in sovraffollamento senza una prospettiva di cambio.”
Al problema del sovraffollamento, generato da un colpevole non rispetto da parte dei dirigenti delle stesse normative di cui l’apes vorrebbe farsi scudo, si somma la questione della riscossione della morosità dalle case popolari, spesso tramite i cosiddetti piani di rientro. Affermano in una nota gli aderenti al Movimento dei quartieri popolari promotore del presidio di lunedì: “l’amministratore delegato dell’Apes annuncia anche l’introduzione della figura dell’ufficiale di riscossione, uno strozzino incaricato di pignorare, sequestrare, sfrattare e recuperare “le morosità” degli inquilini. Ma il debito accumulato dagli inquilini Apes, nella maggior parte dei casi, è un debito falsato. In molte situazioni è conteggiato sulla massima quota di reddito (anche in casi di redditi molto più bassi) e gonfiato da una serie di more e spese aggiuntive. Se l’azienda volesse realmente entrare in possesso dei soldi dovuti, la strada da percorrere sarebbe quella della riformulazione del debito in base ai redditi reali, cosa chiesta da molte famiglie morose, e la stipula di un piano di rientro concordato con i servizi sociali. Invece Lorenzo Bani annuncia di voler proseguire con questa impostazione da usurai, inserendo addirittura figure addette alla riscossione forzosa. Lo diciamo chiaramente: di fronte a chi fa sparire decine di milioni di euro di soldi pubblici, di fronte a chi ogni giorno scarica sulle famiglie i costi della gestione degli alloggi erp, l’annuncio di un bando per un “ufficiale di riscossione” è una provocazione che non intenderemo accettare. Ci opporremo con tutte le nostre forze a questo modo di amministrare le risorse pubbliche.”
Non a caso il giorno successivo gli abitanti dei quartieri popolari e in particolare il Comitato di quartiere di Sant’Ermete saranno a Firenze, presso la Regione Toscana e l’assessore Ceccarelli, contro l’ipotesi di finanziamento del progetto di riqualificazione del quartiere di Sant’Ermete tramite un mutuo. Il progetto è fermo perché i 10 milioni che erano stati stanziati per realizzarlo sono stati utilizzati altrove; la Regione Toscana ha garantito che troverà i soldi necessari, dichiarando di voler aprire un mutuo. Gli effetti di questo indebitamento saranno scaricati sulla cittadinanza, rovinando definitivamente il servizio pubblico: aumento degli affitti erp, vendita delle case popolari, eliminazione della manutenzione degli alloggi. La Regione ha prima azzerato i fondi per le case popolari, ora vorrebbe contrarre un mutuo da centinaia di milioni di euro che cercherà di far pagare agli utenti dei servizi: “L’idea istituzionale di “mettere al centro le periferie”, come recitava lo slogan dei candidati pd alle ultime regionali e così come prevede il mandato del sindaco Filippeschi, sta nella pratica mettendo al centro i quartieri di politiche di smantellamento dell’edilizia popolare pubblica. Lo prevede il Piano Casa Lupi che, all’articolo 3, parla proprio dei nostri quartieri popolari, imponendo come soluzione alla fatiscenza delle nostre case la vendita in blocco degli alloggi popolari; lo riconferma la legge regionale Saccardi ed infine Comune e Apes lo stanno mettendo in pratica. Ci rendiamo così conto che quello che sta succedendo a Sant’Ermete è un qualcosa che ormai ha valenza a livello regionale e nazionale, perché rappresenta una delle modalità con cui svendere un ulteriore pezzo del sociale alle banche.”
Contro l’ennesima truffa e di fronte ai problemi causati dalla mala-gestione dell’Apes, sempre più inquilini stanno chiedendo l’esonero dell’affitto; in Sant’Ermete, da diversi mesi, molti abitanti si stanno autonomamente riducendo il canone di affitto in risposta all’abbandono del progetto di riqualificazione del quartiere: “La contrarietà al mutuo è fondamentale per arginare lo smantellamento del sistema edilizio popolare. È criminale dover chiedere un mutuo per realizzare delle opere su cui c’era la copertura finanziaria fino alla fine dello scorso anno e che, a causa del patto di stabilità e dei suoi strumenti, ora ci costeranno il doppio più gli interessi. Un mutuo regionale comporta una serie di conseguenze che non sono trascurabili all’interno delle nostre vite precarie, basti pensare che per chi vive nelle case popolari significherà l’aumento degli affitti mensili, le case verranno assegnate prevedendo solo l’autorecupero e con un importo massimo di detrazioni dai canoni pari a 5.000€, affermando il principio che solo chi potrà permetterselo avrà un alloggio popolare dignitoso, gli altri potranno continuare a vivere in case fatiscenti o in sovraffollamento se non vogliono vivere in altro modo fuori dalle case popolari. Inoltre anche chi non vive l’emergenza casa direttamente sulla pelle si troverà coinvolto nel pagare un debito che non spetta a nessuno, perché figlio di scelte politiche governative e regionali”