Tra giovedì e venerdì si sono tenuti due incontri tra Pisa e Roma con i rappresentanti delle banche e della Glencore, padroni della Carlo Colombo e sindacati confederali e istituzioni locali. In nessun incontro l’azienda ha dato alcun segnale di apertura. Ha confermato la procedura di mobilità che durerà per un altro mese per concludersi con 68 licenziamenti, sbattendo in faccia a sindacati ed enti locali la volontà di chiudere lo stabilimento di Pisa. Qualche anno fa era stato chiuso lo stabilimento di Agrate, adesso toccherebbe a quello di Pisa.
Nella mattinata di venerdì più di 50 operai della Carlo Colombo hanno protestato fuori dall’Unione Industriale in via Volturno con tamburi, striscioni, cartelli e al megafono hanno urlato slogan contro i manager della Azienda che erano presenti all’incontro. Da notare che da dicembre nell’azienda non si presenta alcun dirigente o ingegnere e che da 20 giorni la produzione è completamente ferma.
Il rame prodotto dalla Carlo Colombo è scambiato sui mercati finanziari; le banche azioniste fanno speculazioni di ogni tipo: dalla Monte dei Paschi al consorzio Etruria. A Rimetterci sono gli operai e tutto il territorio che paga i costi di un debito milionario che ha ingrassato di più di duecento milioni di euro le tasche degli speculatori che negli anni si sono arricchiti gonfiando in ogni modo le spese ed usando la produzione di “oro rosso” esclusivamente come veicolo di scambio tra i quattro angoli del globo. A rimetterci sono gli operai e di questo l’azienda è assolutamente convinta.
Di fronte a questa chiusura ad oggi la rabbia dei dipendenti è stata contenuta in un’attesa infinita dai vertici dei sindacali e dalle istituzioni locali. La trattativa di oggi si è interrotta quando l’azienda ha dichiarato di non voler discutere di ritirare i licenziamenti. I sindacati hanno quindi deciso di non trattare, per ora, alternative mantenendo ferma la volontà di tenere la rigidità contro la chiusura dell’impianto. Un prossimo incontro è fissato per l’8 giugno.
Nel frattempo sarà importante andare oltre la testimonianza e la solidarietà agli operai e capire come e dove rispondere all’attacco che la proprietà della Carlo Colombo sta facendo a tutto il territorio di Pisa. La lotta, per respingere rassegnazione e mediazione, si sta quindi organizzando sull’obiettivo “ci devono restituire i soldi che si sono inghiottiti”!