Venerdì 16 settembre si svolgerà presso l’aula multimediale del Palazzo Ricci (via Santa Maria numero 6) la presentazione del libro “Giulio Regeni le verità ignorate. La dittatura di al-Sisi e i rapporti tra Italia ed Egitto” organizzata dal Collettivo Universitario Autonomo. Sarà presente alla discussione l’autore Lorenzo Declich, esperto di mondo islamico contemporaneo. Per contribuire all’evento pubblichiamo l’articolo “Verità per Giulio Regeni: vostri affari, nostri morti” presente nel numero cartaceo di maggio.
Sono passati più di tre mesi dal 3 febbraio, giorno in cui è stato rinvenuto al Cairo il corpo torturato e mutilato di Giulio Regeni dopo la sua scomparsa il 25 gennaio, giorno del quinto anniversario della rivoluzione egiziana. Una data simbolica quella della sua scomparsa, una data significativa quella del suo ritrovamento: una delegazione di investitori italiani con in testa la ministra Guidi è in Egitto per stringere accordi economici col governo del generale Al Sisi.
Questo governo, salito al potere con un colpo di stato militare nel 2013, sta portando avanti da anni una feroce repressione di ogni opposizione: dalla libertà d’espressione a quella di organizzazione nei posti di lavoro. Giulio non è l’unico scomparso, non è l’unico ritrovato cadavere: sono numeri a quattro cifre quelli delle sparizioni, del carcere, delle morti.
Non è casuale il motivo per cui Regeni si trovava al Cairo: studiare il sindacalismo indipendente. Il sapere e la scienza non sono mai strumenti neutrali, sono un’arma per la critica sociale, e per questo la sua voce, come quella di molti altri ed altre, è stata scomoda. L’unico modo per portare all’attenzione la sua scomparsa, e poi il caso della sua morte, è stato quello di creare una mobilitazione, prima su internet ed i social media, poi attraverso iniziative e petizioni. Molti studenti si sono schierati per la richiesta di verità, contro la guerra avvallata da accordi economici: sono stati sgomberati con la forza dall’Università di Bologna.
Il governo italiano, sotto un’apparenza di cordoglio, continua i suoi accordi con l’Egitto, nonostante non ci sia nessun progresso nell’individuare i responsabili di questo omicidio ed anzi si moltiplicano le piste per sviare l’attenzione. A fine aprile il presidente del consiglio d’amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, consulente della famiglia Regeni, è stato arrestato. Sono diverse le incursioni nelle sedi di giornali gli arresti di giornalisti, accusati di terrorismo per aver informato sulle proteste che continuano nel paese.
L’Italia è tra i primi partner commerciali dell’Egitto con un giro d’affari di diversi miliardi all’anno, in continua crescita. Vengono esportati dal nostro paese soprattutto beni legati alla meccanica strumentale, alla raffinazione e alla metallurgia (leggi anche: armi, estrazione di petrolio) ed importa idrocarbori (gas, petrolio), metalli e prodotti chimici. Al Sisi ha in progetto un piano d’investimento di 90 miliardi di dollari per costruire opere nel settore energetico, turistico, edilizio dei trasporti e della logistica in cui sono coinvolte più di cento imprese italiane, capeggiate da Eni. Gli interessi economici di imprenditori e politici italiani sono più che evidenti.
Negli ultimi giorni continuano le proteste contro la censura, i raid e gli arresti al grido “pane, libertà e sindacato”. Le sedi dei giornali e del sindacato vengono sistematicamente invase, gli abusi sono all’ordine del giorno: l’obiettivo è limitare gli spazi di espressione e di comunicazione indipendenti. Nel mirino del governo soprattutto blog e siti indipendenti che grazie alla comunicazione in rete riescono ad informare un’ampia fetta di popolazione e svelare i frequenti casi di corruzione. La mail di Regeni è stata violata a fine febbraio ma il governo egiziano continua a declinare ogni responsabilità: c’è sempre puzza di menzogna, come nel caso dei cinque ragazzi egiziani trovati morti e additati come i responsabili della morte di Giulio.
Nel nostro paese continuano le mobilitazioni, unica forma possibile per chiedere chiarezza sul caso Regeni e mettere in discussione accordi economici e militari con l’Egitto. Un appello on-line
sottoscritto da diversi giornalisti, scrittori ed intellettuali chiede la fine della cooperazione militare con l’Egitto e “verità per Giulio Regeni”.
Giulio studiava come i giovani e i lavoratori, sfruttati da un sistema economico in espansione selvaggia, si organizzassero in maniera indipendente ed autonoma. Come loro è finito nelle maglie del regime tra torture, carcere e omicidi.
Sostenere la volontà di chiarezza e verità per Giulio Regeni e prendere posizione nel nostro paese significa opporsi ad un modello economico, finanziario e politico ben preciso: quello della guerra, dell’esproprio e della devastazione dei territori per l’estrazione e il commercio di idrocarburi e armi, quello dello sfruttamento e dell’annientamento della dignità delle persone. Ora sta a noi far sì che il suo caso non venga archiviato e anzi divenga la voce per tutti gli altri, semplicemente infangati e nascosti. I governi fanno affari, fanno guerre, accumulano e si spartiscono risorse e ricchezza e noi accumuliamo morti.