Condividere una parola non è fatto scontato. Una parola che ci identifica come uguali e impegnati nella stessa battaglia. Questa parola è NO. Il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre ci identifica come contrapposti a uno stesso nemico: Renzi, il suo governo, le sue politiche il mondo che rappresenta; quello degli interessi di Briatore e Napolitano contro i nostri; quello di chi governa contro chi subisce.
La riforma costituzionale Renzi Boschi parla di accentramento decisionale, accelerazione dei tempi legislativi, slittamento del baricentro dal parlamento all’esecutivo. Misure che suonano astratte ma avranno effetti tragicamente concreti. ‘La democrazia espropriata’, denunciano alcuni. Non è solo questo. Se vincerà il sì consegneremo le armi ai nemici, se faremo vincere il No avremo la possibilità di riprendere a combattere. Un fatto più elementare per quanti il problema della democrazia non hanno mai avuto modo di porselo ma che hanno dannatamente bisogno di partecipare alle decisioni sulla propria vita. Combattendo…
Una cosa meraviglia in queste settimane. Il fatto che sembra tanti abbiano iniziato a pronunciare questa parola come condizione per cambiare. Altro che, come afferma Renzi, il partito dell’innovazione, quello del sì, contrapposto a quello della conservazione, il No. Dire No significa oggi più che mai contribuire a fermare l’esistente per dargli un’altra direzione. Quella dei nostri interessi. Significa decidere noi, non delegare.
No è una parola ma ha la possibilità di farsi linguaggio. Come il No che è linguaggio del lottare quando lo pronunciamo contro il padrone che ci chiede di lavorare senza contratto o a cottimo, quando propone un trasferimento per zittirci. Il No degli operai Iscot a Pontedera. Il No pronunciato alla Leopolda in faccia a Renzi o alla sua cricca.
Chi ha bisogno di dire NO oggi? Tanti, tanti simili a noi che ancora non abbiamo incontrato nelle nostre lotte, che ancora non abbiamo incontrato nei posti in cui abbiamo iniziato a ribellarci. Tanti ai quali la costituzione non ha mai rappresentato granché, perché mai l’hanno vista applicata. Tanti di cui vediamo il ‘mi piace’ su facebook al video del pichetto antisfratto o che condividono le pagine per il NO al referendum. Raggiungere loro è il nostro obiettivo per far diventare linguaggio questa parola, quando andare a votare NO sarà un gesto naturale, perché il primo di un gesto totale di contrapposizione.
Dobbiamo convincere loro ad accompagnarci a Roma il 27 novembre per dire che siamo stanchi del raggiro, della menzogna, dell’arroganza e della prepotenza di Renzi e che voteremo no a questo modello di paese truffa fatto di 80 euro ogni tanto e voucher tutti i giorni. Il 27 novembre serve dare assieme un avvertimento: o Renzi se ne va con il nostro NO o lo mandiamo a casa NOi.