Si avvicina il referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale. Da mesi siamo in campagna elettorale permanente da parte del Governo e dell’informazione mainstream. Il 22 novembre alle ore 21 al Circolo Balalaika ci sarà l’occasione per confrontarci sull’impatto della riforma nella vita quotidiana di chi è sempre più escluso dalle decisioni sulla propria vita e sul proprio territorio, con una discussione che approfondisca le ragioni del No sociale alla riforma e al Governo verso la manifestazione nazionale “C’è chi dice No” del 27 novembre a Roma.
Alla personalizzazione del voto voluta inizialmente dal premier Renzi, con la promessa di dimissioni in caso di successo del No, è seguita una politicizzazione sempre più legata all’agenda complessiva delle “riforme” del Governo: la vittoria del Sì è sempre più associata alla stabilità finanziaria, al rilancio economico e alla continuità di un progetto di ristrutturazione della società che ha preso corpo negli anni della crisi. Proprio a questa prospettiva abbiamo opposto un percorso che riaprisse uno spazio di partecipazione a partire dalle persone e dai loro bisogni: esperienze che esprimono un No popolare allo stravolgimento della Costituzione e alle politiche che hanno causato sempre più disuguaglianza, precarietà, impoverimento, diminuzione dei servizi e dei diritti.
La riforma costituzionale si inserisce in questo contesto di uso politico della crisi come strumento per rivedere i rapporti di forza nella società a favore di interessi precisi: quelli della grande impresa, della finanza, dei protagonisti di un modello economico predatorio sui territori e sulle persone. Non a caso è stata voluta e sostenuta da società finanziarie come la JP Morgan, da Confindustria, da personaggi come Marchionne e Briatore. La partita è mistificata dall’alto in uno scontro fra conservazione e innovazione, ma il vero scontro è fra gli interessi economici di pochi e le esigenze di tanti che non trovano risposte. Le minacce di instabilità e di nuove impennate dello spread in caso di successo del No hanno il fiato corto, di fronte a un processo di concentrazione del potere e delle risorse nelle mani di pochi che trova la traduzione istituzionale con la riforma Renzi-Boschi.
Per questo intendiamo confrontarci sul referendum come opportunità per arrestare questo progetto e far emergere un No in grado di indicare una prospettiva alternativa al governo neo-liberale della crisi e alle derive della destra razzista: una prospettiva da costruire, dalla piazza del 27 novembre verso e oltre passaggio referendario, per l’affermazione delle istanze popolari e di una piena democrazia che restituisca potere alle comunità e ai territori.