Non ci sono risorse.
E’ la frase con cui ci sentiamo rispondere più spesso quando reclamiamo i nostri diritti, quando chiediamo una casa o un sussidio, quando chiediamo la messa in sicurezza delle strade nei nostri quartieri. Ma oramai è evidente agli occhi di tutti che il problema non è la mancanza di risorse, ma come queste risorse vengono utilizzate.
E’ uno dei tanti paradossi italiani: da una parte si sprecano miliardi di euro, riversando soldi pubblici nelle tasche di imprese private per avviare progetti faraonici come il ponte sullo stretto di Messina o la TAV in Val Susa; dall’altra si impone austerità e si chiedono sacrifici alle famiglie in difficoltà, e non si spende un centesimo per la messa in sicurezza dei territori causando disastri come le alluvioni a Carrara e in Liguria.
Fortunatamente c’è chi non si rassegna a questa ingiustizia. In Val Susa da venticinque anni la popolazione si batte contro la costruzione della tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione; questa battaglia non è fondamentale solo per le popolazioni del posto, che vogliono impedire l’ennesimo scempio ambientale, ma per tutta la popolazione italiana. Si tratterebbe infatti di un gigantesco spreco di denaro pubblico per costruire un’opera assolutamente inutile; denaro sottratto dalle vere priorità (scuole, ospedali…) per finire nelle mani di imprese in odor di mafia. La resistenza e la determinazione dei comitati popolari è diventata un esempio in tutta Italia, e ha scatenato la reazione più violenta del potere: non sono mancati infatti negli ultimi anni gli sgomberi dei presidi, le violenze della polizia, le denunce e gli arresti.
Anche a Pisa siamo ormai abituati nel nostro piccolo a vedere imposte alla popolazione grandi opere inutili o addirittura dannose e pericolose, con enormi costi economici e sociali sulla cittadinanza: è il caso, ad esempio, del rigassificatore offshore a largo della costa di Tirrenia, del porto di Marina o del nuovo progetto People Mover, il futuro collegamento dall’aeroporto alla stazione ferroviaria (1,6 km) che verrà a costare decinedi migliaia di euro.
Il rovescio della medaglia sono le periferie lasciate all’abbandono, senza alcun servizio e senza manutenzioni e spesso anche senza garantire la minima sicurezza stradale.
Ma anche qui qualcosa si muove; non è molto ma è sicuramente un inizio. Anche a Pisa i comitati iniziano a reclamare il rispetto e le risorse per i quartieri popolari e la messa in sicurezza dei territori. All’inizio dell’estate gli abitanti di Sant’Ermete hanno messo in piedi blocchi stradali e cortei continuando a pretendere la costruzione di una pista ciclo-pedonale sul cavalcavia che collega il loro quartiere alla città. Per affermare che non ci sono abitanti di serie A e di serie B, e chiunque ha diritto a raggiungere il suo quartiere senza il rischio di essere investito.E per ribadire ancora una volta che devono essere i cittadini, non gli speculatori, a poter decidere dove investire le risorse pubbliche.
Le risorse ci sono, e ce le riprenderemo!