“Poi toccherebbe, nella scaletta degli interventi, al sindaco Filippeschi. Appena annunciato, subito fischi fragorosi dalla tribuna. Prova a dire qualcosa. Il coro “Il Pisa siamo noi” copre tutto. Microfono subito lasciato a Lucchesi, tra l’imbarazzo generale.”
Tre righe sul Tirreno, impossibili da omettere ma nascoste nelle pieghe di paginoni contenti della serata partecipata da più di 5mila persone all’arena Garibaldi in occasione della presentazione della nuova squadra del Pisa.
Eppure qualcosa non torna in quel racconto: quei fischi, quel rumore assordante e continuo – impossibile da non sentire – come quando i treni in corsa annunciano il loro passaggio, fa paura, molta paura a chi comanda in questa città. Un fastidio irriverente; una provocazione voluta e sfacciata. Una mancanza di rispetto bella e buona nei confronti di chi – più di tutti – ha rappresentato in questi anni il decadimento sociale della maggioranza della popolazione della nostra città. Quei fischi al Sindaco, come un tuono, svelano tutte le ipocrisie che con stupidità ed autistica abitudine pensano di continuare a prendere in giro una città ed il suo popolo: un rombo che copre con prepotenza le noiose cazzate che tutti sanno che stavano per essere dette.
Ma questa volta no. Come nelle tempeste d’estate, flussi d’aria contrapposti generano temporali. Troppa è stata la sofferenza in questi mesi nel ventre della nostra città, che il contatto con l’incosciente entusiasmo di ieri sera, con i cori e i canti del calore di una comunità di tifosi – come una bolla che cresce fatta nelle ultime settimane a colpi di “calcio-acquisti” – ha prodotto un vero e proprio incidente atmosferico. Che ha preso alla sprovvista il Sindaco, il nuovo Presidente, gli stessi giocatori e l’allenatore. Quello che non è stato accettato da migliaia di tifosi è di interrompere questo complesso, contraddittorio, magmatico ed inquieto entusiasmo, con il triste intervento di chi non appartiene a tutto ciò.
Lo stadio è da tempo premonitore di fenomeni sociali più complessi e stratificati: è il luogo in cui – nonostante divieti, tornelli, controlli e vessazioni – si annusa umanità e si respira e ci si emoziona assieme. “Arena” di umori e di una febbre che nemmeno il più potente vaccino iniettato a colpi di tessere, pay tv, truffe può debellare. Ma torniamo al potente boato: perchè? Si chiederanno in tanti, a partire dai giornalisti fino ai compagni di partito del Sindaco, in maniera non difforme e beffarda dagli stessi omologati\avversari al suo schieramento politico, anch’essi incapaci di relazionarsi con le passioni e le sofferenze di questa città.
I motivi della spontanea contestazione al sindaco Filippeschi sono molteplici: ogni persona presente ieri sera allo stadio ha i suoi motivi per nutrire rabbia verso il rappresentante delle istituzioni cittadine. C’è chi lo ha fischiato per aver svenduto le quote dell’aeroporto Galilei a società private che favorirebbero Peretola; chi perchè nella vicende della società sportiva relativa ai debiti, al caso ripescaggio, alla manutenzione dell’Arena Garibaldi non ha mai mosso un dito. Poi c’è chi lo ha fischiato per la sua incapacità di affrontare i flussi migratori e per gli ultimi fatti dell’alluvione. Ognuno delle migliaia di persone allo stadio si è preso una piccola rivincita liberatoria che si è sfogata con quel frastuono di fischi che si è potuto sentire anche fuori dallo stadio. E’ proprio il caso di dire: “Dalla Cittadella fino al mar, dal Duomo all’aeroporto è un fischiar…”. Non c’è un perchè solo, ci sono tanti perchè, il punto è la stessa frequenza: lo specifico luogo ed il determinato momento in cui si esprimono.
Durante il boato, una camminata imbarazzata del Primo Cittadino, un tentativo abortito da subito di sdrammatizzare: “ci hanno pensato già loro a darmi il benvenuto”. La comprensione, fuori tempo massimo, di una cruda verità: “tutto questo appartiene solo a loro”. La bellezza dell’immagine di una potenza irriverente: tutti insieme facciamo paura, tutti insieme abbiamo quella forza che da soli non possediamo. E dall’altra parte l’imbarazzo e il nervosismo celato, quasi pateticamente di chi vorrebbe urlare come un bambino indispettito e non può far altro che tornare da dove è venuto, nell’autoreferenzialità di Istituzioni sempre più svuotate di senso comune. Incapaci di gesti, di parole, di fatti per le sue persone: interessate solamente al freddo calcolo economico dei conti in tasca delle solite tasche.
Questa volta nessuno potrà essere accusato di “orchestrare” o di “tramare alle spalle”, con teorie degne del peggior complottismo, unica triste eredità del Partito Comunista al governo di questa città. Questa volta non si potrà gridare “al lupo al lupo” chiedendo alla questura la scorta, strillando di essere stato minacciato e messo in pericolo da “non si sa chi”, forse dalla propria ombra. Questa volta la reazione è senza parole, ammutolita. Per una volta, il Sindaco si è sentito come la maggior parte di noi si sente tutti i giorni.
Sappiamo benissimo cosa pensano di quel popolo che l’ha fischiato ieri sera quella manica di pennivendoli al servizio del “regime”, forse lo scriveranno su pisainformaflash come “news dal governo della città”: “Siete una massa di ingrati, di ignoranti, di testoni e di rozzi. Non siete riconoscenti. Allora vi meritate sciagure e le fogne piene di merda. Perchè tanto non capite un cazzo e mai lo capirete.” Ahi Pisa, vituperio delle genti! Si dice.
Ma cosa ha fatto in realtà Filippeschi per meritarsi questa accoglienza? Ha rappresentato, oltre sé stesso, la disparità tra l’emozione tutta in salita per il Pisa, spensierata come solo un vero e disinteressato amore può essere, e la triste e fredda immagine di chi di quel mondo – da Battini a chi lo ha sostenuto – lo mette a repentaglio. Questo è il Pisa e i suoi tifosi, ed il registro ed i codici che gli sono propri possono pure ammettere la speculazione, il calcio mercato, le truffe. Ma non ci si può appropriare di tutto ciò senza condividere, senza passione. “Chi c’è dietro Lucchesi, chi ce li mette i soldi?” Ora non è quello che importa, essere dentro il sogno e la voglia di tornare a volare, quello conta! Dopotutto “Battini si è levato di ‘ulo e adesso ci s’ha uno squadrone in crescita” e questa cieca convinzione nella serata della presentazione del Pisa 1909 prende forma nella spensieratezza di cori, calore e comunità.
Ma non si può prendere in giro chi sogna: la festa è solo di quelli la cui energia ha fatto paura, perchè se il Pisa ha evitato un altro fallimento non è perchè il calcio e la società sono state risanate, ma solo perchè chi comanda non si può permettere una ulteriore crisi nei rapporti con la città. E’ solo per la nostra passione che siete costretti a “darvi da fare”. Ma non permettetevi di appropriarvi di ciò che non è vostro: “il Pisa siamo noi, solo noi”. É la freddezza di ciò che rappresenta il Sindaco che ha attivato il cortocircuito di un intero stadio che lo ha sbeffeggiato.
Ma dietro quel boato liberatorio, c’è anche un sintomo di vita e di forza più profonda, che solo guardando a chi lo ha prodotto è possibile decifrare. Anche quelli che per dipendenza e quieto vivere fino ad ora hanno sempre rinunciato ad esprimersi ad alta voce contro queste Istituzioni e questa Politica, ieri hanno trovato l’incoscienza ed il trasporto nel fischiare. Anche chi fino ad oggi ha masticato fedeltà, ingoiando il dubbio ed affogando lo spirito critico, ieri sera hanno espresso il proprio rifiuto. Quindi vediamo: chi c’è dietro quell’eco senza volto?
I primi della balaustra sono quelli che senza soldi, senza opportunità, senza lavoro, senza potere, vivono negli ultimi anni i continui soprusi e le sistematiche violenze che la politica ed i suoi privilegiati comandano ed ordinano. Sono quelli che devono essere abituati “a prenderlo in quel posto”: niente casa, niente contributi economici, niente aiuti, né da partiti né dai sindacati né dagli assistenti sociali. Sono quelli che “ho preso la multa perchè una volta al mese vengo in città e se non metti 10 euro di parcheggio per passare un pomeriggio a girare in centro te ne stai a casa tua”. Sono quelli che in casa quando piove arriva la merda dai tombini, perchè il trenino da 80 milioni di euro per far godere gli amici imprenditori va bene, ma se devi ripulire le fogne e la strada no davvero. Sono quelli che il lavoro accontentati di quello che c’è e non ti lamentare se vieni pagato “du bicci”, che tanto ora assume Ikea e allora si che siamo precari. Sono quelli che fino ad oggi erano i destinatari di favole e promesse che non si sono mai realizzate, e che invece non sono altro che truffe e furberie. Sono quelli che quando si cerca di stare meglio, l’unica speranza è nell’amico dell’amico dell’amico, tanto Pisa è piccina e qualche aggancio si trova sempre: ma poi alla fine ti devi umiliare e mai che il telefono squilla per quel posto di lavoro. Sono quelli che alla fine gli unici che ti salvano il culo sono i soliti di sempre, e non è raro vederli accanto a te sugli spalti della Curva.
Ma non parliamo solo di questi: se è stato fatto ciò che è stato fatto, è perchè nell’aria i fischi hanno coinvolto tutti: sono durati 50 secondi ed hanno avuto un’intensità prodotta da tutto il settore della tribuna coperta aperta per la presentazione.
Come è possibile allora che un Sindaco come Filippeschi, conosciuto non proprio per il suo coraggio, abbia osato sfidare un senso comune così forte di ostilità? Semplice: non se ne era accorto, perchè vive in un altro pianeta. Quello che i politici non capiscono è che la gente non sopporta la prepotenza e la sfacciataggine di chi si appropria di ciò che non gli compete, pensando che gli altri siano una massa di imbecilli. L’amara sorpresa di Filippeschi lo conduce a testa basta a sbattere i pugni contro questo popolo che ha cercato di fidelizzare senza mai riuscire a smuoverlo, ad emozionarlo, ad accalorarlo. Non si tratta tanto di doti individuali che mancano, bensì di quello a cui oggi è ridotta la politica, mera amministrazione degli interessi economici dei potenti. E che per servitù e potere ha trasformato i suoi migliori talenti e le sue migliori risorse a patetiche e svilite appendici che elemosinano un po’ di briciole per sedersi al tavolo di chi mangia ed ha sempre mangiato alle spalle di tutti.
Ieri sera c’è stato riscatto. Se la Politica è autoreferenziale, allora lasciateci stare quando viviamo insieme la nostra passione ed il nostro sogno: “il Pisa siamo noi”. Oggi ci accorgiamo che quella potenza fa paura, allo stadio. Domani, forse…