Ieri mattina ed oggi (giovedì 16 e venerdì 17 marzo) tante famiglie si sono ritrovate di fronte alle abitazioni di Fabio e Riccardo che abitano rispettivamente in via Maiorca, a Marina di Pisa e in via Facchini, in centro dietro al palazzo comunale.
Fabio e Riccardo hanno lo sfratto per morosità: a causa della riduzione delle ore di lavoro o della perdita di un componente del proprio nucleo familiare non sono più riusciti a pagare l’affitto che, in uno dei casi, era addirittura di 700 euro.
Gli sfratti sono stati respinti e rinviati. Il primo al 26 aprile mentre l’altro al 3 maggio. Le tante persone accorse a sostenere le due persone sotto sfratto vivono la stessa precaria condizione abitativa ma, lottando insieme, acquistano quel coraggio e quella fiducia che invece, affrontando da soli il problema, sovrasterebbe paura e rassegnazione.
E’ stata una settimana intensa sul fronte degli sfratti: Fabio e Riccardo, infatti, hanno deciso di non subire passivamente l’esecuzione del provvedimento, ma in questi mesi si sono mobilitati per evitarlo. Fabio ha fatto domanda a qualsiasi tipo di bando pubblico, da quello per la casa popolare a quello della morosità incolpevole. Per Riccardo la situazione è complicata dalla residenza inferiore ai 5 anni sul territorio pisano in quanto si è trasferito qui da pochi anni da un altra regione; questo non gli permette di poter accedere ai bandi istituzionali confermando l’assurdità delle recenti leggi sulle politiche abitative.
Martedì 14 marzo Fabio, Riccardo e il comitato che li sostiene, il Progetto Prendocasa, hanno incontrato in una prima sede l’Ufficio Casa e la Società della Salute. I servizi sociali infatti sono al corrente della situazione. Alcune proposte avanzate dagli inquilini sotto sfratto sono state accolte, come ad esempio la ricerca di alloggi tramite l’Agenzia Casa e l’indennità di occupazione. Queste proposte sostenute dal Comitato di lotta per la casa hanno risolto il problema abitativo di decine di famiglie sotto sfratto in questi ultimi anni, non senza però lottare per ottenere soluzioni dignitose come l’assegnazione di alloggi popolari passando dal rifiuto dell’ospitalità temporanea nei dormitori, unica proposta fatta dalle istituzioni. Alla fine dell’incontro tecnico, sia i dirigenti pubblici che il Comitato Prendocasa si sono diretti dall’assessore Zambito che però, non ha voluto incontrare le famiglie accompagnate dall’associazione di lotta per la casa.
Questa situazione ci permette di fare alcune considerazioni sulla situazione generale, sia dal punto di vista sociale che politico. Con l’aumento della crisi economica le famiglie stanno subendo una diminuzione di lavoro e di conseguenza i redditi attuali non consentono più di pagare il costo degli affitti che invece non si sono abbassati, anzi, i proprietari di case, agevolati dal libero mercato, possono imporre qualsiasi prezzo, infischiandosene anche del valore effettivo degli immobili. Il problema degli sfratti è sempre meno marginale in quanto la crisi sta coinvolgendo nuovi soggetti che fino a qualche anno fa mai avrebbero pensato di ritrovarsi con l’ufficiale giudiziario e la polizia alla porta di casa o con le cartelle esattoriali ed il pignoramento nella cassetta delle lettere per il mutuo non pagato.
E se le famiglie lottano tutti i giorni per riuscire a vivere comunque in modo dignitoso, sacrificando tanto della propria vita, la politica taglia sui servizi che prima erano (più o meno) garantiti. L’importante per chi amministra è garantire gli interessi dei privati, dei proprietari e dei palazzinari. La rendita ed il profitto prima di tutto, prima del diritto ad un tetto sulla testa e garantendo ciò ad ogni costo con l’uso della violenza degli sfratti.
La partecipazione agli ultimi picchetti anti-sfratto ci dicono un’altra cosa: dietro la bandiera rossa “STOP sfratti, sgomberi e pignoramenti” che caratterizza le mattine ad aspettare l’ufficiale giudiziario, ci sono decine di persone che hanno deciso di non subire più questo dramma. Non solo il picchetto il giorno dello sfratto, ma la costante e quotidiana presenza negli uffici istituzionali, gli incontri dai servizi sociali, le assemblee e gli sportelli per il diritto alla casa stanno diventando momenti di lotta e forza collettiva. La consapevolezza di non essere più da soli è già forza e ripresa di fiducia in sé stessi che tolgono di mezzo sentimenti di imbarazzo, vergogna e di colpa.
Questo è ciò che spaventa l’assessore Zambito che con un vergognoso comunicato, a tratti isterico, ha espresso la propria volontà nel non volere più incontrare le famiglie che si presentano accompagnate dall’associazione Prendocasa. Già martedi scorso (14 novembre) inspiegabilmente l’assessore alla casa si rifiutò di incontrare Riccardo, in un incontro previsto per una mediazione tra inquilino e proprietario, perchè accompagnato da una delegazione del Comitato. Il giorno dopo, l’uscita del comunicato della Zambito, affermava che “Prendocasa reca danni agli inquilini” e che a loro (come se chi ha lo sfratto non avesse una propria coscienza )“viene inculcato nella testa che gli inquilini se la possono cavare organizzando un picchetto senza impegnarsi”. Oltre a questo, Ylenia Zambito ha dichiarato che “resistere allo sfratto e non uscire di casa è diseducativo”.
Affermazioni sbugiardate dai fatti: le famiglie che in questi giorni stanno lottando non solo sono riuscite a far rinviare gli sfratti guadagnando tempo prezioso ma stanno confermando una questione politica forte. Chi resiste e lotta acquisisce la consapevolezza di essere dalla parte giusta. Chi ha lo sfratto non se ne sta passivamente ad aspettare gli eventi organizzando un “semplice picchetto” ma concorre a tutti i bandi istituzionali proposti. Nonostante questo, se le uniche proposte degli assistenti sociali sono quelle di uscire ed andare al dormitorio, chiaramente le famiglie non possono accettarlo. Il problema quindi non sono le famiglie che lottano, ma gli strumenti inefficaci ed i fondi limitati che vengono proposti dalla stessa Zambito.
Sempre meno le famiglie hanno paura, i picchetti diventano momenti di felicità e di riscatto. Il conflitto che si sta aprendo (e chi ha lo sfratto lo sa benissimo) sta consolidando una frattura tra sfrattati e politica: le famiglie sanno bene che la colpa non è loro se non non possono più pagare, ma sono i costi degli affitti sul libero mercato che devono essere abbassati per consentire la stipula di contratti concordati ad un costo idoneo per il reddito delle famiglie; la sospensione degli sfratti dovrà essere pronunciata dal prefetto se non vuole che gli esploda questa bolla sociale tra le mani; il comune dovrà farsi carico di questa emergenza assegnando tutti gli alloggi vuoti ed edifici pubblici che continuano ad esserci nella nostra città. La vendita delle case popolari vuote previste dalle leggi sul Piano Casa, l’esclusione dall’accesso ai servizi in caso di occupazione previste dall’articolo 5 del Piano Lupi e dalla legge Saccardi non saranno più applicate facilmente dal governo e dai politici locali che devono fare i conti proprio con chi ha deciso di resistere.
Se per la Zambito resistere allo sfratto è diseducativo, di certo non è educativo favorire la costruzione di palazzi a Bulgarella indagato per mafia o spendere soldi pubblici nel People Mover sottraendo così i fondi necessari per la costruzione delle case popolari che sanerebbero questa situazione.