Mercoledì 2 settembre, Arena Garibaldi, Pisa, presentazione della squadra. Il sindaco Filippeschi, al momento di prendere parola, viene sommerso dai fischi; migliaia di persone, all’unisono, lo contestano in maniera così improvvisa e sorprendente da farlo rinunciare, imbarazzato, al discorso.
Perchè? I motivi probabilmente sono molti.
Sicuramente in quel momento per tantissime persone era ancora vivo e bruciante il ricordo della città messa in ginocchio dall’acquazzone di pochi giorni prima; le strade inutilizzabili, i negozi allagati, l’ospedale di Cisanello in piena crisi, con le sale ed i corridoi pieni d’acqua.
Un disastro con delle responsabilità precise (la speculazione e la cementificazione della zona aeroporto; le manutenzioni ordinarie dei tombini, che non venivano fatte da troppo tempo) riguardo al quale, però, i politici avevano fatto scaricabarile, a partire dal sindaco stesso, pensando di poter prendere in giro, per l’ennesima volta, la cittadinanza.
La rabbia per l’alluvione è stata una causa della contestazione, ma di certo non l’unica. Quella sera ognuno dei presenti aveva almeno un buon motivo per fischiare il sindaco; ognuno portava dentro di sé la necessità di insultare una classe politica corrotta e meschina. Una politica ormai distante anni luce dalle reali condizioni della gente; lo dimostra la faccia ammutolita di un sindaco, che pensava di essere acclamato come un eroe e si è trovato a fare marcia indietro con la coda fra le gambe.
I fischi dell’Arena sono stati uno splendido inizio per questo autunno; per una volta la rabbia di ognuno non è stata repressa nella solitudine ma si è espressa in maniera collettiva. Se vogliamo leggere questo fatto con un significato più ampio, si potrebbe affermare che quei fischi sono stati il primo forte segno di sfiducia della nostra città verso il Partito Democratico da molto tempo a questa parte. Hanno dimostrato che “il re è nudo”, che Filippeschi e il PD in questo momento si reggono su un consenso molto fragile: non è un caso se pochi giorni dopo anche il Prefetto si è permesso di sgridare pubblicamente il Sindaco per non aver rispettato gli impegni presi riguardo al cavalcavia di Sant’Ermete.
Tuttavia, anche se il governo di questa città sta mostrando la sua fragilità, non sarà sufficiente una contestazione allo stadio per sbarazzarcene; quei fischi sono stati un ottimo inizio, ma se non saremo capaci di organizzare quella rabbia, di trasformarla in una lotta collettiva per i diritti, ritornerà ad essere rancore e frustrazione individuale.
Questa è la sfida del presente, tocca tutti i bisogni che ci vengono negati (la casa, il reddito, i diritti) e non riguarda solo la nostra città, ma l’intero paese.
E noi questa sfida vogliamo raccoglierla.