Sono giornate caldissime nel comune cascinese in cui sta scoppiando letteralmente la gestione comunale sull’emergenza abitativa e sulla situazione economica e sociale delle famiglie in piena crisi reddituale.
Sono diventati insostenibili i costi di un affitto, permetterselo e abitare in una casa dove si spendono mediamente 500-600 euro al mese è diventato ormai impossibile. Questa tensione causata proprio dall’impossibilità di sostenere questi costi sta causando uno scontro che vede le famiglie smettere di pagare gli affitti, senza percepire nessun tipo di aiuto dai servizi sociali; dall’altra parte ci sono i proprietari di casa che rivogliono indietro i loro beni, gli ufficiali giudiziari che giungono la mattina nelle abitazioni per eseguire gli sfratti, i vigili urbani usati come pedine per sfrattare le famiglie o a difesa degli uffici pubblici (Comune, Ufficio Casa, ecc) e la nuova amministrazione comunale targata Lega nord che si nasconde dentro il palazzo.
Quello che sta accadendo è qualcosa di assurdo: le graduatorie delle case popolari uscite qualche giorno fa hanno visto l’esclusione del 90% delle famiglie straniere. L’amministrazione della sindaca leghista Ceccardi ha utilizzato infatti le nuove normative regionali formulate da un’altra nota politica, l’assessore regionale Saccardi, del Partito Democratico. Insomma, due partiti diversi ma facce della stessa medaglia che stanno gestendo le politiche abitative esclusivamente per continuare a far arricchire chi possiede case.
Anche la retorica del “prima gli italiani” inizia ad essere disattesa. Ieri mattina una famiglia italiana che avrà lo sfratto questa settimana si è recata al comune a chiedere conto alla nuova sindaca ma di tutta risposta le porte del suo ufficio sono state chiuse, le richieste della famiglia respinte a spintoni dai vigili urbani.
Questa mattina una famiglia marocchina da 22 anni residente in Italia ha resistito allo sfratto nonostante tutte le complicazioni del caso: gli uffici comunali si sono dimenticati di inserire la famiglia con tre minori nell’elenco di richiesta di sospensione della forza pubblica inviata al Prefetto dalla Commissione Territoriale Sfratti. Un fatto gravissimo, una negligenza di questi uffici che a pagarne le spese sono solo le famiglie che oltre a essere nella condizione di difficoltà economica gli vengono negati anche questi diritti.
Un numerosissimo picchetto antisfratto, dopo aver impedito l’esecuzione facendolo rinviare al 19 giugno, si è spostato da via Curiel, dove risiede la famiglia, giungendo all’Ufficio Casa presidiato da decinde di vigili e carabinieri. La protesta di fronte agli uffici pubblici è riuscita ad ottenere un incontro con i dirigenti per discutere sulle mancanza di responsabilità di questi enti e sulla volontà politica dell’amministrazione di non voler finanziare soldi per l’emergenza abitativa.
Questa tensione sicuramente si ripresenterà anche nei prossimi giorni in tutta la provincia pisana dove l’ufficiale giudiziario si presenterà in diverse abitazioni per sfrattare le famiglie escluse dalla sospensione degli sfratti. La manifestazione del 10 giugno nella città di Pisa è l’indicazione che tante famiglie sotto sfratto stanno raccogliendo per organizzarsi tutti insieme e non affrontare più da soli il senso di colpa causato dal non pagare.