Ieri mattina uno squadrone composto da polizia municipale, funzionari dell’ente che gestisce le case popolari e un fabbro si sono presentati nel quartiere popolare di Sant’Ermete per sfrattare un signore di 60 anni. La persona in questione abita e lavorava come badante per una signora anziana del quartiere per tanti anni ma al momento della sua morte, non sapendo dove altro andare, ha continuato a vivere nell’appartamento.
L’Apes, additandolo come abusivo, ha deciso di sfrattarlo. Ma a quale scopo? In caso di sfratto anche questo alloggio si aggiungerebbe alla lista delle case sfitte che ci sono in Sant’Ermete e ad oggi se ne contano già cinquanta!
Soltanto la solidarietà e la prontezza dei residenti e vicini di casa hanno sventato questo tentativo di sgombero maldestro e la squadraccia venuta a sfrattare se ne è dovuta andare via, rinunciando al loro “lavoro”.
Il quartiere soffre già da anni di una condizione di abbandono totale da parte delle istituzioni che avevano promesso la ricostruzione di questi alloggi che infatti necessitano di essere abbattuti data la pericolosità strutturale.
La situazione paradossale che l’amministrazione comunale ha causato è appunto questa: gli alloggi popolari non saranno più ricostruiti (il progetto di riqualificazione del Pd è chiaramente fallito, così come le loro promesse e la loro credibilità) mentre i morosi e gli “abusivi” devono essere sfrattati. Molte famiglie con lo sfratto in città non hanno nessuna soluzione e in questo quartiere ci sono decine di alloggi vuoti. Gli abitanti di Sant’Ermete lo dicono ormai da tempo: “ora se non ci fanno le case nuove, in queste case qui vuote, ci si mettono noi la gente”.
L’amministrazione comunale dovrà fare i conti con chi si organizza contro queste evidenti ingiustizie. Una cosa è certa: le promesse degli abitanti dei quartieri popolari non verranno tradite come quelle del sindaco Filippeschi e l’assessore alla casa Zambito.