La questione abitativa nella nostra città continua ad essere una vera e propria questione scottante. Gli sfratti continuano ad aumentare vertiginosamente sia da casa privata (dove i costi degli affitti negli ultimi dieci anni non hanno subito un ribasso, mentre gli stipendi si…) sia da casa popolare dove la già difficoltosa situazione sociale viene aggravata dalle nuove leggi regionali che hanno aumentato gli affitti degli affitti anche a chi è nelle fasce minime di reddito o reddito zero.
Nessuna concreta soluzione viene proposta dalle istituzioni, soltanto false promesse arrivano dagli uffici competenti mentre gli assessori continuano a elogiare progetti fallimentari (Agenzia casa, progetto di riqualificazione delle case in Sant’Ermete, ecc) buoni solo da spendere sui giornali locali.
A questa grave situazione e mancanza di responsabilità da parte degli amministratori comunali, si aggiunge la linea dura del nuovo Prefetto che da qualche mese insediato a Pisa, ha iniziato a seguire le linee guide del ministro Minniti: niente più sospensioni generalizzate degli sfratti. E’ chiaro quindi che d’ora in poi la questione si aggraverà ulteriormente.
Per questi motivi il Progetto Prendocasa, comitato di lotta agli sfratti presente da dieci anni in città, ha fatto visita venerdì all’Ufficio Casa in via Fermi e stamattina alla Società della Salute in via Saragat. Questi uffici sono continuamente attraversati da persone e famiglie con lo sfratto che sperano in una soluzione che prima o poi arriverà, magari la fortuna ogni tanto riserva qualcosa anche per chi non ne ha mai avuta. Ma la questione abitativa non è una roulette russa. La casa si ottiene solo lottando e va pretesa.
Le famiglie di Prendocasa hanno protocollato una richiesta di incontro in questi due uffici per richiedere un interlocuzione con la Commissione Tecnica Emergenza Abitativa, composta, appunto, da questi due enti.
Le soluzioni per le famiglie che si recano in questi uffici sono solo tamponi all’emergenza abitativa e spesso sono umilianti per le famiglie che già vivono condizioni di povertà e difficoltà economica. Gli assistenti sociali propongono quasi sempre la divisione del nucleo familiare: madre e figli in albergo e marito al dormitorio pubblico (se va bene, sennò per strada) oppure il pagamento delle prime due mensilità in un nuovo alloggio ma trovare una casa in affitto con uno sfratto alle spalle sta diventando un’impresa difficile.
Con questa richiesta di incontro le famiglie che stanno lottando contro gli sfratti reclamano i propri diritti e pretendono che vengano prese in considerazione delle vere soluzioni: lo scorrimento della graduatoria delle case popolari e l’assegnazione di case sfitte per l’emergenza abitativa. L’ultimatum alla Commissione non sarà infinito. Le case servono subito.
Intanto anche sabato, a Cascina, decine di donne della rete “Non una di meno” hanno accompagnato Houda e i suoi bimbi, sfrattati un mese fa, nelle vie del centro cascinese. Da un mese infatti risiedono in un albergo che però avrà una scadenza. Houda è stata vittima di violenza da parte dell’amministrazione comunale che anche a Cascina come a Pisa, nega i diritti delle donne e delle famiglie senza reddito.
Nelle prossime settimane ci saranno diversi sfratti in cui le famiglie risponderanno con picchetti ai portoni per non uscire di casa finchè soluzioni concrete non verranno prese in considerazione dalle istituzioni.