Durante la mattinata di sabato si è svolto un presidio organizzato dai senegalesi di Pisa e provincia, per protestare contro il blocco dei permessi di soggiorno.
Da molti mesi ormai decine di stranieri nel territorio pisano stanno trovando nuovi ostacoli per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Questo dipende dalla nuova strategia utilizzata dall’ufficio immigrazione della questura di Pisa, che con un eccesso di burocrazia sta rendendo impossibile queste pratiche. I principali bersagli sono gli stranieri con lavoro autonomo (spesso commercianti) ai quali viene richiesta la dichiarazione dei redditi ultimi tre anni, e una soglia di reddito minimo all’anno che molti non hanno mai raggiunto.
Tra gli appartenenti alla comunità senegalese sono decine quelli che non hanno ottenuto il rinnovo dei documenti; persone che vivono regolarmente da anni (alcuni da più di venti) sul territorio pisano e della provincia, sono state costrette ad un ritorno alla condizione di clandestinità. Essere clandestini vuol dire essere ricattabili, costretti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro irregolare, senza diritti e senza sicurezza, o a rivolgersi alle attività illegali.
Il fatto che siano soprattutto i lavoratori senegalesi a subire questo tipo di ritorsione da parte della questura alimenta il dubbio che si tratti di una manovra studiata; l’obiettivo sembra infatti quello di fiaccare la composizione dei venditori ambulanti senegalesi. Una composizione che è da tempo al centro di un processo di espulsione dall’area del Duomo ma che fino ad ora ha bene o male resistito agli effetti dell’ordinanza anti-borsoni e delle continue retate.
All’inizio molti senegalesi cercavano soluzioni individuali a questo problema, ad esempio trasferendo la residenza in un’altra città per ottenere il rinnovo senza questi ostacoli; ma di fronte al problema sempre crescente, la comunità ha scelto di iniziare una mobilitazione per ottenere che questi documenti siano sbloccati per tutti. E’ così che ieri mattina lavoratori provenienti da zone diverse – dagli ambulanti del Duomo ai lavoratori delle concerie nella zona del cuoio, dai residenti in Cisanello a quelli che vivono a Pontedera o Santa Croce – si sono dati appuntamento in Prefettura per manifestare la loro insofferenza. Tanti interventi hanno sottolineato sia le drammatiche condizioni di vita per chi non è più in regola coi documenti, sia il fatto che, dopo tanti soprusi, la pazienza è davvero finita.