Mercoledì 3 ottobre, si riparte con le assemblea della rete pisana di NON UNA DI MENO, aspettando l’assemblea nazionale che si terrà il 6 e il 7 ottobre a Bologna. L’assemblea si terrà alle 21.00 alla Mala Servanen Jin, in via Garibaldi.
Di seguito l’appello dell’assemblea nazionale.
Non Una Di Meno chiama a raccolta tutte le energie che è stata capace di innescare e far esplodere in questi due anni di mobilitazione straordinaria e planetaria contro la violenza patriarcale che uccide, opprime, impoverisce. Questo movimento femminista, nato sulla spinta di una mobilitazione globale, ha organizzato due scioperi al fianco delle compagne di tutto il mondo e ha mostrato che è ancora possibile organizzarsi e ribellarsi contro il silenzio e la violenza creando una grande potenza collettiva.
Questa forza viene dal movimento globale dello sciopero femminista, dalla lotta transnazionale per l’aborto libero e sicuro, “dalla furia e dall’euforia” delle nostre compagne argentine, in grado di fare di una protesta per la libertà di aborto una sollevazione globale, da milioni di donne che, partendo dal #metoo, hanno urlato #wetoogether e hanno alzato la testa contro la violenza e le molestie subite, dalle migliaia di iniziative che abbiamo organizzato per affermare la nostra libertà sessuale e di movimento e il nostro rifiuto dello sfruttamento, in Italia e in tutto il mondo.
Il 6 e 7 ottobre Non Una di Meno si incontrerà nuovamente a Bologna per un’assemblea nazionale. Il presente reclama con urgenza la nostra presa di parola e azione. È in atto un feroce contrattacco patriarcale: dopo la vittoria alla Camera, il Senato argentino ha respinto la proposta di legge per l’aborto libero, sicuro e gratuito, scavalcando milioni di voci che hanno infiammato la piazza di Buenos Aires. La risposta alle manifestazioni che reclamano e difendono la libertà di abortire e quella sessuale, dalla Corea del Sud alla Polonia, dall’Italia al Cile, dagli Stati Uniti alla Tunisia, è una risposta che mira a schiacciare e addomesticare quella libertà attraverso una violenza sempre più intensa e politiche che mirano a riaffermare la divisione sessuale del lavoro e tutelare la famiglia come luogo di garanzia di ordine, riproduzione dei ruoli e disciplina della sessualità.
La posta in gioco di questo scontro è altissima anche in Italia. Stupri e femminicidi hanno scandito il tempo di quest’estate torrida trascorsa sotto il segno della violenza. I fatti di Brescia, di Parma e di Como hanno raggiunto l’onore della cronaca, mentre altri hanno continuato, e continuano, ad accadere, come sempre, fuori dal clamore mediatico. Questa violenza è usata per obbligarci a tacere, per intensificare il nostro sfruttamento nei luoghi di lavoro, per stabilire gerarchie sociali e sopprimere ogni aspirazione all’uguaglianza.
Questa violenza è sostenuta dalla più sfacciata legittimazione istituzionale. Il governo ha già annunciato il suo impegno per restringere il più possibile l’autodeterminazione sessuale e riproduttiva delle donne e delle soggettività lgbtqi+; le misure proposte per tutelare padri e mariti, come quella sull’affido, sono tentativi di impedire alle donne di liberarsi dall’oppressione familiare, se non al prezzo di impoverimento e precarizzazione; gli attacchi all’”ideologia di genere” nelle scuole pretendono di riaffermare, difendere e riprodurre ruoli e gerarchie sessuali; quelli agli spazi femministi e transfemministi sono parte di un programma che intende rispondere alla violenza maschile incrementando le misure di polizia e riducendo le possibilità di autodeterminazione delle donne; le politiche razziste di limitazione dei permessi di soggiorno umanitari e di chiusura dei porti legittimano gli stupri subiti dalle donne migranti e la violenza che accompagna il viaggio di chi si muove perché non accetta di essere soltanto un oggetto di violenza.
A tutto questo risponderemo con la forza della nostra iniziativa. Abbiamo affermato che la violenza maschile e di genere è una violenza strutturale. Per questo abbiamo abbracciato la pratica dello sciopero femminista, reclamando una trasformazione globale della società neoliberale e patriarcale. La nostra iniziativa non sarà di opposizione occasionale a questo governo e dovrà coinvolgere chiunque riconosca che, per combattere la violenza patriarcale e razzista che alimenta il nostro sfruttamento quotidiano, è necessario scegliere chiaramente da che parte stare. Ci incontreremo a Bologna per discutere di tutto questo: verso il prossimo 25 novembre abbiamo di fronte la sfida di alimentare il fuoco che ha reso grandiosa la presa di parola femminista contro la violenza maschile; verso il prossimo 8 marzo vogliamo immaginare lo sciopero senza farne un rito, ma producendo ancora uno o più momenti di rottura.
Abbiamo organizzato le due giornate di discussione come un momento di confronto aperto e diretto, individuando 4 terreni principali di riflessione e di analisi: il contrasto alla violenza maschile e di genere, in tutte le sue forme; il lavoro e il welfare, terreni su cui oggi si gioca la nostra lotta contro la precarietà e il lavoro gratuito, contro un impoverimento che per molte di noi rasenta o sfocia nell’indigenza e nell’assenza sia di forme di reddito diretto che di welfare; la salute e l’autodeterminazione, in tutti i suoi risvolti e per la libertà sessuale e di aborto; la lotta migrante e l’antirazzismo. Verrà inoltre lanciata la campagna transfemmista di autodeterminazione “riGENERIamociLIBERAmente contro la violenza sui corpi, i territori, gli animali”.
A partire da questi nodi, strettamente connessi tra loro e che rappresentano la sfida altissima con cui non possiamo non confrontarci, vogliamo ragionare sulle pratiche possibili da mettere in campo e su quelle già in sperimentazione, nonché sulla comunicazione politica necessaria a raccogliere le forze per organizzarci. Abbiamo la necessità di condividere parole d’ordine e priorità politiche capaci di rispondere all’urgenza del presente, perché non una di meno! continui a essere un grido globale di lotta e di liberazione.
Non una di Meno