Meno di una settimana fa un brutto incidente sul lavoro, in via Bonanno Pisano, ha riportato l’attenzione sulla pericolosità del lavoro dei fattorini: i riders in scooter ed in bici che consegnano cibo dai ristoranti direttamente a casa di chi ordina sulle applicazioni telefoniche gestite da alcune multinazionali del food delivery.
Di seguito riportiamo un post pubblicato su facebook di un collega del ragazzo investito da un’auto qualche giorno fa ed amico di Maurizio Cammillini, 29enne rimasto ucciso 7 mesi fa, in via Pietrasantina, proprio mentre lavorava e al quale ancora non è stata fatta giustizia nonostante la sorella si è opposta all’archiviazione del caso. Il post fa riflettere sulle condizioni di lavoro di questi lavoratori.
“Oggi sono stato in ospedale a trovare un mio collega che ha fatto un brutto incidente mentre stava lavorando, tre giorni fa, in via Bonanno Pisano. Lui fa il rider come me. Trasportiamo il cibo che la gente ordina nei ristoranti e noi, sopra uno scooter, sfrecciamo per le strade per consegnare il prima possibile, a casa dei clienti, le ordinazioni che riceviamo sul telefonino. Una macchina gli ha tagliato la strada. Risultato: un femore rotto, un occhio nero e sicuramente un bruttissimo spavento.
Stamani gli ho portato dei fumetti, almeno passa un pò di tempo visto che non si può alzare dal letto neanche per fumarsi una sigaretta o mangiare più comodamente dello stare sdraiato con la gamba tirata su per aria. Domani lo opereranno.
Mi sembra che abbia scosso un pò tutti i colleghi questo incidente. Ci deve far riflettere molto, ci obbliga a metterci di fronte al perchè avvengono questi incidenti. Certo, sicuramente siamo più soggetti al rischio, trascorriamo molte ore sopra gli scooter, gran parte delle ore delle nostre giornate. E’ vero. Ma perchè ci vedete correre a folli velocità? No, non siamo matti e nemmeno crediamo di stare sulla pista del Mugello e lottare per salire sul podio. Non abbiamo nessuna medaglia da conquistare e nessuno ce la darà. Corriamo forte perchè ci pagano poco. Se consegniamo poco guadagniamo poco. E questo non è giusto. Non è solo un lavoretto per arrotondare, per pagarsi la pizza o il cinema. Per molti è il lavoro attuale che permette di pagare l’affitto, le bollette e le tasse universitarie. Quando ne troveremo uno migliore cambieremo, ma adesso è quello che ci fa campare. Se avessimo delle paghe migliori sono certo che correremo meno in strada. E di sicuro le percentuali di incidenti diminuirebbero.
Solo qualche mese fa, a settembre dell’anno scorso, ho perso un amico su queste strade. Da pochi giorni lavorava per un pub del centro e consegnava anche lui con lo scooter. Eravamo compagni di scuola da ragazzini. Una tragedia su cui i giornali hanno scritto per una settimana. Ma nessuno gli ha reso giustizia, chiesta dalla sua famiglia.
Sono stufo di leggere su questi stessi giornali, nella cronaca nera, di incidenti che troppo spesso avvengono. Siamo noi che ci rimettiamo la pelle. Noi guidiamo i mezzi, noi andiamo sotto i ferri se ci investono. Non le aziende.
Abbiamo bisogno di essere tutelati. Queste tutele passano anche per l’aumento della paga. Troppo poco gli spiccioli che prendiamo per ogni consegna. Abbiamo bisogno di guidare scooter più sicuri, non mezzi scassati con i freni che funzionano una sera si e due sere no. Oppure, addirittura, senza le luci, di notte.
Abbiamo bisogno di CORRERE MENO e GUADAGNARE MEGLIO!”