Questa mattina gli studenti delle scuole del Complesso Marchesi hanno deciso di non sedersi ai banchi nelle loro classi. Da tempo gli studenti e le studentesse denunciano la pericolosità di questa struttura, ma nessuno degli organi istituzionali sembra interessarsi al problema. Soltanto chi tutte le mattine vive quegli spazi ha avuto il coraggio di sollevare la questione. In centinaia stamani hanno deciso di non entrare a scuola e in pochi istanti centinaia di ragazzi e ragazze hanno fatto degli striscioni e si sono mossi in corteo che è arrivato fino in piazza XX Settembre, ma al loro arrivo le porte del Comune sono state chiuse dalla Polizia Municipale. Come spesso accade le porte del palazzo vengono chiuse in faccia a chi espone delle criticità sulla gestione delle manutenzioni scolastiche. Le grida dei giovani studenti “noi vogliamo scuole sicure” parlano chiaro sulla pericolosità che viene vissuta ogni giorno negli istituti scolastici.
La situazione al Complesso Marchesi è insostenibile: “Ci siamo sentiti dire per anni che è la normalità fare lezione con le gocce che ti ticchettano in testa, fare i compiti nelle pozze d’acqua. Che della pioggia su un contatore, un termosifone che scoppia e perde, un muro marcio sono affari nostri, che niente può cambiare. Siamo scesi in piazza per dirgli che se questa è la normalità, allora la normalità è un problema e deve cambiare.”
Gli studenti in questo fatiscente edificio studiano letteralmente sott’acqua: durante le piogge filtrano litri d’acqua dal soffitto, alcune aule sono state chiuse ieri mattina perchè allagate o a rischio di crollo del controsoffitto.
La manifestazione di questa mattina, improvvisata, ha sicuramente aperto un nuovo spazio di dibattito intorno al problema dei finanziamenti negati all’edilizia scolastica. Le occupazioni di tutte le scuole durante lo scorso autunno iniziarono proprio dopo le prime “acque agitate” dagli studenti del Complesso Marchesi. Che sia di buon auspicio…
Di seguito riportiamo il comunicato degli studenti e delle studentesse di Scuole in rivolta
“Oggi il corteo che è nato dall’ennesima situazione di degrado nel complesso marchesi è stato un corteo di pancia, arrabbiato, inamovibile. Non ci stiamo più. Ci siamo sentiti dire per anni che è la normalità fare lezione con le gocce che ti ticchettano in testa, fare i compiti nelle pozze d’acqua. Che della pioggia su un contatore, un termosifone che scoppia e perde, un muro marcio sono affari nostri, che niente può cambiare. Siamo scesi in piazza per dirgli che se questa è la normalità, allora la normalità è un problema e deve cambiare. Siamo stanchi di tutto questo ma siamo inarrestabili perché abbiamo la ragione dalla nostra parte e lo sappiamo perché noi il torto lo conosciamo bene. Il torto noi lo vediamo ogni giorno, lo vediamo nei muri che cedono, nell’aria fredda che respiriamo ogni mattina, lo vediamo in un preside, che dalla sua poltrona parla di sicurezza dimostrando coi fatti che l’unica sicurezza a cui tiene è la propria. Quando nel 2015 crollò un lucernario rischiando di uccidere dei ragazzi, quando ieri l’acqua era padrona nel complesso, con scale pericolose, classi inagibili e perdite sulle prese elettriche la scuola non è stata, in entrambi i casi, chiusa nemmeno un giorno. Questo perché c’è chi pensa prima al suo stipendio e al consumo che a noi ragazzi. Un giorno di stipendio non vale le nostre vite. Oggi anche nell’assemblea che ha seguito il corteo è uscito un solo, chiaro segnale: ORA BASTA. Questa normalità marcia e corrotta non ci va più bene. Che siamo forti, siamo determinati perché vogliamo giustizia. Possono continuare a reprimerci e a parlare di noi senza conoscerci, negandoci la parola nei nostri ambienti ma noi non abbiamo più paura di farci sentire e continueremo a urlare a gran voce che esigiamo delle scuole sicure. Saremo noi la tempesta più forte che si riverserà sul complesso marchesi e sulla nostra città, e lì davvero non potranno fare niente se non cambiare definitivamente la situazione. E alle istituzioni, che non ci ascoltano e che ci continuano a dire e a dimostrare che non ci sono gli diciamo che anche noi non ci saremo, perché saremo nelle piazze, nelle strade, nelle scuole a urlare sempre più forte la nostra ragione.”
Sotto, un’intervista ad una studentessa della scuola Buonarroti a fine corteo in Piazza XX Settembre