Difficile parlare di numeri, l’unica certezza è che stiamo parlando di diverse migliaia di persone, strette spalla a spalla in Piazza dei Cavalieri. Perché a Pisa, come in quasi tutte le piazze in cui si sono convocate nel resto d’Italia, il primo dato inconfutabile è questo: la capacità di riempire le piazze. Difficile anche provare a definire chi quella piazza la riempiva. Sicuramente una composizione intergenerazionale, persone di ogni età, dai pensionati agli studenti degli istituti superiori.
Le sardine, nate in Emilia in opposizione alla deriva leghista e soprattutto alle modalità razziste, provocatorie e violente con cui Salvini continua a caratterizzare i suoi comizi, sono giunte anche a Pisa, città al momento amministrata (per la prima volta) dalla Lega. E anche qua hanno raccolto un entusiasmo latente, in un contesto sociale che non ha esitato negli anni a definirsi e dimostrarsi apertamente antifascista e antirazzista, anche contestando più volte (duramente) lo stesso Salvini e i suoi gregari. E’ evidente quindi che il movimento delle sardine abbia intercettato un’esigenza, quella di tornare a manifestare, di sentirsi protagonisti in prima persone, di cercare di porsi come argine a un problema.
Che il razzismo della Lega sia un problema è ormai ovvio, anche se pare strano vedere scendere in piazza l’opposizione di piazza più vasta nel momento in cui Salvini non è più al Governo, dopo lunghi mesi in cui, indisturbato, ha sfornato pacchetti sicurezza e altre amenità.
Dall’impianto posizionato nei pressi della chiesa, tante canzoni e pochi interventi; le parole vanno centellinate, in un movimento così ampio e così giovane è necessario assestarsi su concetti minimi e condivisi, per quanto ancora vaghi; ogni approfondimento ulteriore potrebbe apparire divisivo.
Si parla quindi di questioni riconosciute da tutti i presenti; si parla di razzismo, di accoglienza, di ordinanze e decreti sicurezza. La piazza applaude e canta “Bella ciao”. La situazione esprime una vera potenza; ora, identificati i problemi, bisognerebbe convogliare queste energie contro le cause che li producono. Perché, se sono importanti le politiche di accoglienza per i rifugiati, sarebbe altrettanto importante far cessare le guerre e gli interventi della Nato che quotidianamente producono nuovi profughi e nuova disperazione. Perché, se vogliamo sconfiggere il razzismo, è necessario tornare a garantire casa, lavoro, diritti per tutti, prosciugare le condizioni di miseria che fanno da brodo di coltura per il rancore e l’invidia sociale, spegnere le fiamme delle guerre fra poveri.
Il giorno dopo l’onorevole Ziello, stizzito, starnazza dai social, postando la foto della statua di Ulisse Dini addobbata con sardine di cartone, gridando al vandalismo. Nei commenti sottostanti viene giustamente deriso. Segnale anche questo di quanto queste piazze stiano risultando realmente indigeste al discorso leghista.