Cinque anni fa una mobilitazione popolare che coinvolse grandissima parte della cittadinanza sportiva, riuscì a cacciare dalla città e dalla presidenza del Pisa Calcio, la famiglia Petroni. La “banda” malavitosa era anche ai vertici della Terravision, società di trasporti che operava all’aeroporto di Pisa e per cui Fabio Petroni è finito agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta.
Migliaia di persone, appassionati di calcio, del Pisa e gli ultras della Curva Nord, furono parte attiva di una vera e propria lotta che con manifestazioni, scioperi del tifo e assemblee partecipatissime si sbarazzò di una delle dirigenze più odiate dalla città. Se adesso la squadra della città gioca in serie b con grandi aspettative di ritornare nella massima categoria, è anche grazie soprattutto a questa battaglia. Una manifestazione in particolare però non è passata inosservata alla questura che ha scelto di colpire 14 persone che, insieme ad altre 2000 manifestanti, bloccarono i binari dei treni per protesta. Le accuse rivolte nei loro confronti sono quelle di interruzione di servizio pubblico.
Come sempre in questi casi, quando delle lotte massificate e partecipate che siano di studenti, lavoratori o tifosi creano consenso e soprattutto vincono, le istituzioni ed i tribunali devono sempre pescare dal mucchio per dare in pasto alla giustizia un capro espiatorio.
Di seguito pubblichiamo il comunicato di Pisa non si Piega
Nei giorni di entusiasmo generale per l’avvento della nuova proprietà, non sono pochi quelli che si sono ricordati “da dove veniamo”, oltre a fantasticare su quel che succederà nelle prossime stagioni. Il Pisa, nell’estate del 2016, non venti anni fa, era ostaggio di una “banda”, sull’orlo dell’ennesima catastrofe, e alla ribalta nazionale per i misfatti della proprietà e le tragicomiche avventure tra i ristoranti non pagati, pullman senza benzina, dipendenti senza stipendio, giovanili nei parchi, Arena Garibaldi senza luce elettrica, e potremmo continuare all’infinito. Se adesso ci siamo ancora, se la “banda” non ha potuto operare indisturbata ed è stata costretta ad andarsene, se è arrivata la Società attuale, se si è interessata al Pisa Sporting Club la cordata nuova, è merito “anche” della lotta cittadina portata avanti in quell’estate sotto le insegne di PISA NON SI PIEGA. Si dice sempre che non c’è più memoria ma sia in città che sui media in tanti hanno ricordato, in questi giorni, la mobilitazione popolare che portò per le strade, all’Aeroporto, in Stazione, migliaia di persone, che non accettavano di vedere la propria realtà sportiva, e la propria città, in mano a personaggi che poi si sono rivelati per quel che sono anche lontano da qui, nelle successive avventure concluse sempre come si sarebbero chiuse a Pisa: debiti e fallimenti. In definitiva, macerie.
Grazie anche a PISA NON SI PIEGA, si diceva, niente macerie. In compenso, come tutti avranno letto, sono arrivate le denunce, sempre con quel tempismo particolare che si fa fatica a considerare casualità. Concomitanti con il richiamo a quelle lotte, sono spuntati provvedimenti che hanno colpito alcuni dei partecipanti alla manifestazione in Stazione del 30 Agosto 2016. Sono arrivati a Febbraio del 2021. E come sempre hanno colpito nella moltitudine, denunce sparse tra le 2000 persone accorse quel giorno. Senza nessun senso, o criterio. Una spruzzata di repressione a caso, per un evento che non solo è stato rivendicato e seguito, al tempo, da una città intera, ma che, come dicevamo, è stato richiamato e celebrato, nelle idee e nei risultati, non solo da tifoseria e città, ma anche dalla stampa, come un punto di partenza per la rinascita neroazzurra. E per questa lotta, dopo anni, qualcuno dovrebbe trovarsi a pagare, a livello giudiziario ed economico. Noi non ci stiamo. Crediamo che tutta Pisa sia “colpevole”, se si vogliono trovare colpevoli per questo “irrimediabile dolo” di cinque anni fa, e che tutta la città, non solo la tifoseria, debba stringersi intorno alle persone colpite, supportandole, aiutandole, sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto, portando alla luce questo ennesimo scandalo. E in secondo luogo, mettendo in campo tutte le iniziative necessarie, con una premessa: siamo tutti da denunciare, quelli che c’erano fisicamente, come quelli che al tempo e adesso rivendicano l’azione come un grande segnale di attaccamento e passione, e non come un semplice reato.
PISA NON SI PIEGA