Ieri sera, al termine della marcia popolare NO TAV in Val di Susa, centinaia di persone si sono avvicinate al presidio per portare solidarietà a chi resiste sul tetto, per impedire la prosecuzione dei lavori di un’ennesima opera inutile, accessoria al Tav. La reazione delle forze dell’ordine è stata violenta e spropositata.
La premeditata aggressione a* No Tav ha lasciato il segno sulla giovane donna: naso, mandibola e occhio rotti (senza rischio di perdita della vista, per fortuna) e due ematomi con rischio di emorragia celebrale. Questo il risultato di un lacrimogeno sparato in faccia a distanza ravvicinata dalle forze di polizia occupanti della Val Susa da martedì scorso.
Lunedì 19 aprile alle ore 12.00 conferenza stampa presso la piazza di Sant’Ermete.
Un anno dall’inizio della pandemia, decine di migliaia di morti, un paese allo stremo, un sistema di vaccinazione che non funziona e le risorse del recovery plan vengono impiegate per finanziare lo stesso sistema che ha prodotto questa pandemia: devastazione del territorio, progetti dannosi per la salute, l’ambiente e le persone.
L’intera Val di Susa da oltre 25 anni lotta per invertire questa rotta chiedendo che questi soldi siano investiti in sanità, scuola e servizi utili alle persone e ai territori. La risposta statale è sempre stata la violenza e la dichiarazione del Tav come sito di interesse strategico. Questo ha fatto si che la Valle venisse occupata militarmente e utilizzata come laboratorio di repressione, un esempio degli ultimi tempi sono le condanne ingiuste alle attiviste Nicoletta Dosio e Dana Lauriola.
Da qualche settimana si è riaccesa la lotta No Tav contro la realizzazione di un autoporto (https://www.notav.info/documenti/san-didero-il-cantiere-del-nuovo-autoporto-puo-rimettere-in-circolo-i-veleni/ ), ennesimo ecomostro, utile ai lavori del cantiere in corso da decenni. Continuano ad essere buttati via milioni di euro che dovrebbero finanziare scuole e ospedali.
Nell’ultima settimana si sono svolte diverse marce popolari con la partecipazione di migliaia di persone, sindaci dei paesi coinvolti dall’opera, cittadinanza, famiglie e bambini. Una voce che dovrebbe essere ascoltata, ma che invece viene sistematicamente ignorata.
La lotta No Tav riguarda il futuro di tutt*: da Pisa la partecipazione alle lotte del movimento per la salvaguardia di salute, territorio e persone è sempre stata una priorità.
Dai quartieri popolari, alle scuole e le università negli anni sono stati condivisi momenti, assemblee, manifestazioni con la popolazione della Val di Susa.
Giovanna c’è sempre stata, in Val di Susa come a Pisa, lottando contro la violenza e per la giustizia sociale.
Sensibile a tutte le lotte: da quelle sanitarie, a quelle sui posti di lavoro, per l’autodeterminazione delle donne, per il diritto all’abitare.
Impegnata nella distribuzione dei pacchi alimentari alle persone colpite dalla crisi pandemica.
Perno nella costruzione di una comunità solidale, in cui i bisogni dei bambini, degli anziani, delle donne e di tutt* sono messi al primo posto. Non ha mai pensato solo a se stessa, ma sempre al benessere di tutte e tutti, contro l’individualismo, la solitudine e la violenza del sistema che ci opprime.
La comunità in lotta di Pisa è insieme a Giovanna. Se toccano una toccano tutt*.