Riassumere in poche righe l’incontro avvenuto venerdì scorso nella piazza del quartiere popolare Sant’Ermete non è compito semplice poiché le persone che hanno preso parola condividendo testimonianze, racconti ed emozioni sulle problematiche abitative, sono state veramente tantissime.
Sant’Ermete è un quartiere che da 8 anni ormai, da quando gli abitanti si sono costituiti in Comitato, vive l’impegno sociale con passione ed energia, con gioia e dolori. Questa realtà di quartiere lotta da tanti anni per ottenere le manutenzioni delle case popolari che Apes dovrebbe svolgere; per avere l’esonero dagli affitti dalle case ritenute inabitabili da Usl e vigili del fuoco; per un quartiere vivibile e dignitoso. E durante la pandemia queste attività si sono espanse e rafforzate con altri progetti della Rete Pisa solidale..
E’ in questo contesto ed in questa realtà che l’assemblea sulle problematiche abitative si è situata: venerdì scorso la comunità di quartiere ha aperto le braccia a chiunque avesse da raccontare il proprio problema con i pagamenti dell’affitto perché troppo alto; oppure la mancanza di manutenzione nella casa popolare; le difficoltà dei giovani che vorrebbero emanciparsi ed essere indipendenti dal nucleo familiare.
“Siamo abituati a non essere ascoltati da nessuno. Chi è che ci ascolta? I nostri problemi vengono affrontati in solitudine, con tanta difficoltà, a volte disperazione quando non riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel.”
L’assemblea della “Piattaforma Soluzioni Abitative” è stata principalmente un momento di ascolto e di racconto, dove l’attenzione era rivolta a chi parlava in maniera coraggiosa, perché tirar fuori i problemi non è per niente semplice.
“Veniamo giudicati ogni volta che dobbiamo interloquire con i vari funzionari degli uffici istituzionali, ci viene fatta una radiografia del nostro passato e del nostro presente, di come viviamo, di quanto reddito riusciamo a portare a casa. Non basta l’umiliazione di non poter vivere in maniera dignitosa. Ci danno dei falliti se andiamo a chiedere aiuto per l’integrazione all’affitto, un lavoro al centro per l’impiego, un bonus per lo sconto sulle bollette, un contributo dal servizio sociale.”
Le tante persone che hanno preso parola in assemblea non lo hanno fatto per richiedere aiuto a qualcuno che potesse risolvere il proprio problema. E’ evidente quanto sia maturata in ognuno dei partecipanti un odio verso il sistema del libero mercato degli affitti e del lavoro precario che ti sfrutta senza darti nulla in cambio. La sofferenza causata dalla precarietà permanente, ha fatto emergere un sentimento di rifiuto di queste condizioni. “Non ci può abituare a vivere male. Abbiamo imparato che se non lotti soffri, se lotti invece si può stare bene, possiamo conquistarci un’opportunità”.
L’assemblea è stato il palcoscenico di una varietà impressionante di interventi che hanno denunciato gli affitti dal costo sproporzionato rispetto alle proprie possibilità, i bandi delle case popolari bloccati, le abitazioni pignorate e messe all’asta, gli sfratti per morosità a causa di perdita del lavoro o diminuzione delle ore contrattuali, l’impossibilità di emancipazione e garanzie per i giovani, la scarsità di risorse per le case per la fuori uscita dalla violenza, la muffa nelle case erp e la mancanza di manutenzioni, le spese truffa dei costi di manutenzione da parte dei gestori delle case popolari.
Questo elenco si è unito in un nuovo movimento di lotta: riconoscersi come simili, non inginocchiarsi a chiedere pietà a qualcuno in posizione di privilegio rispetto alla nostra, definire gli obiettivi e organizzarsi di conseguenza. E’ così che ha preso forma la “Piattaforma per le Soluzioni Abitative”. Un insieme di rivendicazioni e richieste sociali capaci di mettere in discussione quel sistema ingiusto che favorisce lo strapotere delle imprese immobiliari e che danneggia la maggioranza della popolazione. L’assemblea ha proclamato così lo stato di agitazione cittadino, in tutti i quartieri e ovunque ci siano problemi legati alla casa.
Che cosa significa aprire uno stato di agitazione e che cosa succede adesso? Il 30 giugno il governo Draghi sbloccherà i procedimenti di sfratto esecutivo per morosità bloccati dal precedente governo Conte emanati durante la pandemia. Migliaia di persone rischiano di rimanere in mezzo alla strada senza avere una soluzione in cambio da parte delle istituzioni. Ma le risorse finanziarie continuano ad essere erogate per ogni speculazione e infrastruttura, nel mentre l’edilizia pubblica cade letteralmente a pezzi. Le gestione dell’emergenza abitativa rimane affidata ai servizi sociali, sprecando risorse importanti in affittacamere e strutture private; invece le graduatorie pubbliche per la casa popolare, per gli affitti agevolati, per i contributi alla locazione, sono bloccati dalla burocrazia e dalla enorme distanza che separa il servizio pubblico dai bisogni degli “utenti”.
Le uniche certezze, in questo mare in tempesta agitato dall’avidità degli imprenditori del mattone che si sono arricchiti in tutti questi anni, sono rappresentate soltanto dalle tante opere di solidarietà, ascolto, confronto di chi si organizza dal basso. E’ arrivato il momento di evidenziare le Soluzioni, giuste e praticabili, per rimediare a questo squilibrio abitativo non più sostenibile per la maggioranza delle persone. Un vero cambiamento strutturale che vuole ottenere l’utilizzo del patrimonio in disuso; dei vincoli e delle limitazioni alla rendita privata in favore degli inquilini; la ricostruzione di un tessuto di servizi pubblici e sociali capaci di mettere davvero al centro i nuovi bisogni della popolazione colpita durante la pandemia, giovani e donne, in primis.
Lo stato di agitazione servirà sia a denunciare questa situazione di emergenza abitativa, sia per costruire un movimento di lotta per il diritto di tutti gli abitanti e gli inquilini che fanno i conti con le svariate problematiche legate alla questione abitativa.
Nei prossimi giorni la Piattaforma Soluzioni Abitative promuoverà una petizione per la tutela di tutte le persone che hanno lo sfratto, a cui verrà pignorata la casa, chi non riceve le manutenzioni e chi si ammala a causa delle infiltrazioni, per le donne costrette in casa con i mariti violenti senza soluzioni alternative, per i giovani considerati “mammoni” senza garanzie per conquistarsi la propria indipendenza.
Verrà consegnato negli uffici competenti, alla prefettura, al centro per l’impiego, all’Apes, a Confedelizia, dai servizi sociali, il documento con le varie richieste, annunciando l’apertura di un calendario di mobilitazioni fino a che tutte le richieste non saranno soddisfatte.