Anche a Pisa, come in tantissime città italiane e del mondo si susseguono gli appuntamenti di avvicinamento allo sciopero globale dell’8 Marzo.
In questi giorni i quartieri periferici della città verranno attraversati da volantinaggi e proiezioni video che spiegheranno le ragioni dello sciopero e inviteranno alla giornata di mobilitazione.
Dalle 9.30 di mattina ritrovo in Piazza Guerrazzi davanti all’Inps per dare vita alla Piazza dello sciopero, che convergerà alle 16.30 in Piazza Vittorio Emanuele per far partire il corteo.
Qui l’evento facebook
In questi giorni i quartieri periferici della città verranno attraversati da volantinaggi e proiezioni video che spiegheranno le ragioni dello sciopero e inviteranno alla giornata di mobilitazione.
Dalle 9.30 di mattina ritrovo in Piazza Guerrazzi davanti all’Inps per dare vita alla Piazza dello sciopero, che convergerà alle 16.30 in Piazza Vittorio Emanuele per far partire il corteo.
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Di seguito l’appello di Non Una Di Meno Pisa:
Siamo donne, persone lgbt*qia+, lavoratrici, disoccupate, delegate sindacali, migranti, sex workers attive nel movimento transnazionale Non Una di Meno.
Due anni di pandemia hanno colpito duramente le nostre condizioni di vita e di lavoro, crediamo che il nostro sciopero contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere sia ancora più urgente.
Ci rivolgiamo alle lavoratrici, alle precarie con contratti a chiamata e bonus insufficienti per sopravvivere, costrette a non alzare la voce perchè da quel lavoro dipende la possibilità di pagare l’affitto.
Aziende o cooperative di servizi hanno approfittato della pandemia per licenziare o cambiare i turni, che sono diventati ingestibili soprattutto per le donne madri. Nelle scuole e negli ospedali il lavoro è diventato senza fine. La transizione ecologica sta diventando il pretesto per licenziare ancora di più, mentre non risolve lo sfruttamento sull’ambiente e sul nostro lavoro.
Ci rivolgiamo alle donne che sono state licenziate, che hanno dovuto lasciare il lavoro o sono state obbligate al part-time o allo smart-working perché a causa della pandemia e in assenza di servizi hanno dovuto occuparsi più di prima di figlie, figlə, anziani. Noi abbiamo scelto di chiamare sciopero la nostra lotta per dire che non vogliamo essere sfruttate due volte, dentro e fuori casa, mentre la casa diventa un luogo sempre più violento.
Lo sciopero dell’8M è per chi vuole rompere l’isolamento.
Ci rivolgiamo alle donne e persone Lgbt*qia+ di ogni età, a tutte e tuttə coloro che oggi – per la loro anzianità, per problemi di salute, perché hanno pensioni bassissime nonostante per anni hanno lavorato dentro e fuori casa, per la loro disabilità – sentono tutto il peso dei tagli al welfare e dell’incapacità di una sanità pubblica devastata dalle privatizzazioni, ma continuano a lottare per conquistare la possibilità di avere risposte ai propri bisogni. L’8M è l’occasione per recuperare insieme ciò che è necessario per il nostro benessere e la nostra autodeterminazione.
Ci rivolgiamo alle persone lgbtqai+ che nell’ultimo anno hanno subito ancora più pesantemente la violenza delle istituzioni. Lo sciopero femminista e transfemminista è anche sciopero dei e dai generi.
Ci rivolgiamo alle studentesse e student3 che da più di due anni stanno lottando per poter avere un’istruzione che apra possibilità di autodeterminazione e non solo un destino precario, e contro le politiche pandemiche che hanno trattato la scuola come qualcosa di irrilevante, che si può interrompere in ogni momento mentre la produzione deve andare a tutti i costi. L’8M è per chi in tutte le scuole sta lottando per liberare l’istruzione dalle disuguaglianze, per chi vuole un’educazione che finalmente riconosca la ricchezza delle nostre differenze.
Ci rivolgiamo alle donne migranti: sappiamo che i licenziamenti fanno ancora più paura quando bisogna rinnovare il permesso di soggiorno. Sappiamo che questo ricatto costringe ad accettare condizioni di lavoro molto pesanti, o rapporti con uomini violenti. L’8M è l’occasione per gridare insieme che non è possibile porre fine alla violenza se il razzismo continua.
Ci rivolgiamo anche agli uomini che riconosco l’urgenza e il valore della nostra lotta, affinché l’8M si astengano dal lavoro produttivo per assumersi la responsabilità e il carico del lavoro di cura di altrə, garantendoci partecipazione e protagonismo nelle piazze che promuoviamo.
Noi continuiamo a parlare di sciopero anche se portare questa lotta femminista e transfemminista nei posti di lavoro non è mai stato facile, e oggi è ancora più complicato perché tante di noi un posto di lavoro non ce l’hanno più, lavorano in casa, o non sono nemmeno riconosciute come lavoratrici. Ma lo sciopero femminista e transfemminista non è mai stato e non è soltanto interruzione della produzione o dei servizi, anche se rimane un nostro obiettivo bloccarli per fare sentire in questo modo tutta la nostra forza contro la violenza patriarcale. Lo sciopero femminista è l’occasione che abbiamo per ribellarci contro l’oppressione, per mettere in collegamento le diverse condizioni in cui viviamo e conquistare la forza di dire che non vogliamo più essere vittime o solo numeri nelle statistiche della violenza, dei femminicidi, della disoccupazione, della povertà. Nessuno parlerà per noi, dobbiamo parlare in prima persona.
Vogliamo mettere in discussione i programmi di investimento strutturali, finanziati dall’UE attraverso prestiti che ricadranno sul nostro futuro, come il Piano Strategico per la parità di genere e il PNRR. Attraverso questi finanziamenti viene proposta un’integrazione strategica tra pubblico e privato come soluzione a welfare e servizi assenti. Saranno finanziamenti per estrarre profitto e dilaniare le comunità, invocando individualismo, competizione. Vogliono costruire altri recinti intorno alla sanità, la vita nelle città, le scuole e le case di edilizia popolare e i parchi; scaricando sulle spalle di chi lavora la responsabilità delle vite di chi non riuscirà ad accedere.
Anche a Pisa le belle parole e i tanti soldi verranno destinati, ancora una volta, a privatizzare la città secondo la logica degli hot spot retti sullo sfruttamento di chi li attraversa e delle comunità che hanno intorno.
Infatti se da una parte si riconosce la violenza patriarcale come violenza strutturale, dall’altra vengono annullate le misure effettive messe in atto per contrastarla e si vorrebbe consegnare uno spazio come la Mala Servanen Jin alle solite cooperative, a cui verrebero affidati servizi di ascolto, consulenza genitoriale, orientamento a organizzazioni che ripropongono un sistema fatto di gerarchie patriarcali e violenza istituzionale che sono causa della sofferenza che donne e persone LGBT*QIA+ subiscono.
Non possiamo accettare che per affrontare la violenza di genere si segua la logica neoliberale dell’offerta economicamente vantaggiosa, e ci dobbiamo domandare “per chi?”, privatizzando ulteriormente la sanità, svendendo i servizi e pensando di ignorare e cancellare spazi femministi di autodeterminazione e autonomia delle donne e delle soggettività dissidenti.
L’8M dimostriamo che non siamo sole e solə, che siamo una forza collettiva, attraverseremo le strade di Pisa con un grande corteo. Facciamo in modo che partecipi chiunque non vuole più subire violenza, povertà, razzismo e guerra.
L’8M può essere un grande momento per far sentire la nostra rabbia, i nostri bisogni, le nostre richieste. Insieme a quelli di tante e tantə che, in tutto il mondo, quello stesso giorno, sciopereranno e scenderanno nelle piazze insieme a noi.
Con amore e rabbia
Non una di meno Pisa