Si è svolta ieri, venerdì 18 novembre, la festa di autofinanziamento di Non Una di Meno Pisa verso il corteo nazionale del 26 novembre a Roma contro la violenza di genere “Basta guerre sui nostri corpi: rivolta transfemminista“. Riportiamo di seguito il comunicato che spiega chiaramente il perché dell’occupazione.
Preparandoci alla partenza per la manifestazione nazionale contro la violenza di genere di Non Una di Meno a Roma, vogliamo ancora ritrovarci e incontrarci. Torniamo a farlo in università, luogo che Non Una di Meno ha attraversato e attraversa in tanti modi differenti, perché vogliamo rimettere al centro del nostro discorso la formazione, nel tentativo di decostruire il paradigma gerarchico che tuttora ne sostiene la struttura. Vogliamo analizzare e contrastare il modello accademico che spinge all’interazione con l’altrә solo per competere, spingendo ad un individualismo che sappiamo essere un tentativo di isolarci, renderci tuttә solә e quindi più vulnerabilә e ricattabilә.
Questa riflessione si accompagna e viene confermata dalla mancanza di ascolto che sempre più lә studentә avvertono nell’affrontare la violenza quotidiana che lә vuole solamente produttivә ed efficientә, solә ad affrontare le difficoltà che le carenze sistemiche dell’università e i tagli strutturali al diritto allo studio determinano.
Torniamo a farlo con una festa perché insieme al confronto e a nuove prospettive vogliamo immaginarci una socialità altra, fatta di scambio e condivisione, musica e parole, violando apertamente la prospettiva che il nuovo decreto legge cosiddetto anti-rave vorrebbe realizzare tentando non solo di criminalizzare i rave party, ma concedendo ampio margine affinchè nella casistica possano tranquillamente rientrare tutte le forme di dissenso sociale e di riappropriazione, lasciando ampia discrezionalità a prefetture, procure e forze dell’ordine nell’interpretazione e nella reazione. Riteniamo che l’unico modo per rispondere a questo decreto, a quest’ennesimo giro di vite repressivo sulla nostra libertà di riunirci, di fare picchetti e occupazioni, di proclamare e aderire agli scioperi, di protestare contro le loro crisi e le loro guerre che non vogliamo più che ricadano sulle nostre vite, sia violarlo. Ribadiamo che contro le loro politiche misogine e omolesbobitransfobiche; contro la loro violenza istituzionale, securitaria e carceraria; contro il loro tentativo di rimarcare confini fisici e sociali attraverso razzismo, classismo e abilismo; contro la guerra dichiarata alle differenze e contro ogni repressione, saremo moltә più che 50. (E saremo festanti)
Vogliamo una formazione scevra da gerarchie e individualismo. L’università deve essere spazio di ascolto e creazione di un’idea diversa di trasmissione di saperi.
Riappropriamoci dei nostri luoghi, conquistiamoci nuovi spazi, violiamo i loro decreti.
Perché se non balliamo, allora non è la nostra rivoluzione.
NON UNA DI MENO PISA