Alcuni mesi fa avevamo parlato della disastrosa riforma della sanità imposta dalla vecchia giunta regionale toscana proprio a scadenza di mandato. I tratti salienti di questo provvedimento si potevano riassumere nel taglio di circa 350 milioni di euro, effettuato accorpando le Aziende Unità Sanitarie Locali per ridurle a tre, ma soprattutto riducendo i presidi sanitari e farmaci forniti dal Sistema Sanitario Nazionale e riorganizzando il personale (circa 1500 operatori in meno).
Pochi giorni fa è stata però approvata dalla Regione Toscana, praticamente imposta dalla maggioranza PD, una ulteriore riforma sanitaria in linea con la precedente; cerchiamo di capire il motivo di questa operazione.
Dopo l’approvazione della prima riforma in primavera, si erano formati e messi in moto moltissimi comitati in difesa della sanità pubblica in tutto il territorio regionale. L’obiettivo era quello di raccogliere le firme per permettere un referendum abrogativo; ed era stato raggiunto: oltre 55.000 firme. Le firme dovevano ancora essere esaminate, ma sembravano essere un numero sufficiente a garantire che nel 2016 la parola sarebbe passata ai cittadini: un referendum per decidere se mantenere o cancellare la riforma sanitaria.
Ovviamente Rossi, Saccardi e il resto del PD regionale non potevano permettere che i cittadini esprimessero un parere sulla riforma. Per questo hanno messo in piedi una subdola manovra: una nuova riforma, sostanzialmente speculare alla prima, da approvare entro l’anno per troncare le gambe al referendum. Infatti le firme erano state raccolte per abrogare la prima riforma, non la seconda.
Di fronte a questa manovra vergognosa, i comitati sono insorti, chiedendo che fossero rispettati i diritti dei cittadini e degli oltre 50.000 firmatari del referendum; quando la nuova riforma è entrata in discussione al Consiglio Regionale, però, agli esponenti dei comitati non è stato permesso neppure di entrare come uditori; sono stati invece spintonati e malmenati dalle forze dell’ordine che presidiavano gli accessi del palazzo della Regione, completamente militarizzato.
Nel frattempo in aula le opposizioni hanno provato a effettuare un lungo ostruzionismo, portando a discussione oltre 16.000 emendamenti, per impedire che la nuova legge fosse approvata in fretta e furia entro il 2015 (obiettivo del PD per impedire il referendum).
Alla fine, dopo cinque giorni continuativi di discussione, la maggioranza ha compiuto l’ennesimo vergognoso atto: pur di approvare in tempo la nuova riforma, il Partito Democratico ne ha cancellata metà, impedendo che i tempi si dilungassero nella discussione. L’unica parte che interessavo loro, infatti, era quella già discussa, che confermava la razionalizzazione fatta di tagli ai posti di lavoro, posti letto e servizi.
E’ così si è giunti, pochi giorni fa, all’approvazione della seconda riforma sanitaria regionale in meno di un anno; un altro capolavoro dell’amministrazione Rossi: tagli e privatizzazioni, ma soprattutto cittadini privati del diritto ad esprimersi col referendum.