Conferenza pubblica per i dieci anni della “comunità di quartiere Sant’Ermete”
Pisa, 19/20 maggio 2023
La storia. Il quartiere di Sant’ermete, nella periferia di Pisa, è stato costruito con le macerie del dopoguerra nel 1946, come uno dei primi lotti di edilizia residenziale pubblica della città. L’allora IACP non finì di costruirlo, così centinaia di famiglie sfollate dalla guerra vi entrarono, terminando autonomamente gli infissi e le parti interne. Dagli anni 2000, la vetustà e le modeste condizioni di fabbricazione ne hanno fatto l’emblema di urbanistica da “superare”. Per questo quindici anni fa le varie amministrazioni locali e centrali decisero di dare vita ad un progetto da 18 milioni di euro di rigenerazione urbana, prevedendone l’integrale demolizione e ricostruzione come “housing sociale”. Nel maggio 2013, a progetto avviato, nacque dallə storicə abitanti il comitato di quartiere. Fu occupato nella piazza di sant’ermete, un ex casottino demaniale ortofrutticolo per incontrarsi, per vigilare sulla realizzazione di questo progetto, per migliorare la propria condizione di vita nelle abitazioni travolte da muffa, insetti e materiali scadenti. Una scritta resiste ancora oggi nella parte alta di quel luogo: “Se toccano uno, toccano tutti”. Quello spazio servì per uscire dalla “vittimizzazione” di chi vive in periferia, descritto come fattore di degrado e delinquenza o come oggetto passivo dei faraonici progetti di riqualificazione urbana. In occasione del decimo anno di vita della comunità di quartiere, abbiamo deciso di promuovere due giorni di approfondimento e confronto sulla questione delle case popolari, invitando alla partecipazione di tutti gli interessati per motivi personali, sindacali, politici, professionali, artistici o intellettuali.
I temi. La storia del comitato è intrecciata indissolubilmente con due fattori: la crisi dell’edilizia residenziale pubblica e l’accelerazione dei flussi economici immobiliari che investono le città. Il comitato nasce dalla presenza reattiva di inquilinə di alloggi popolari (E.R.P.) in lotta per una riqualificazione dignitosa. Una battaglia per un quadro di vita urbana contro la segregazione e le cattive condizioni che penalizzano in primo luogo bambinə, anzianə, donne. Intanto il progetto di riqualificazione imposto dalle istituzioni fallisce nei tempi e negli intenti: produce debiti per l’affitto, nuovi scheletri di cemento di palazzi mai terminati, e non risolve alcun problema della qualità dell’abitare dellə residenti. Negli anni sono state centinaia le dimostrazioni popolari: manifestazioni, blocchi stradali e occupazioni degli uffici e degli alloggi pubblici, perizie, scioperi e autoriduzioni dei pagamenti. Le contestazioni sull’esecuzione del progetto hanno messo in luce un sistema E.R.P. fatto di definanziamento strutturale, sprechi, appalti di costruzione al ribasso, una governance attenta alle campagne elettorali ma lontana alla partecipazione effettiva dellə residenti.
Dall’altro lato con la pandemia, la città di Pisa ha visto crescere esponenzialmente gli sfratti esecutivi per tuttə coloro che, da abitanti, sono divenutə rapidamente “ospiti sgraditə”. I flussi del turismo, del mercato universitario e delle aziende sanitarie disegnano sempre più una città che marginalizza il diritto di abitare a favore dell’esplosione delle piattaforme di affitto temporaneo e breve. Il rialzo dei prezzi delle locazioni è esorbitante, ma nessuna regolamentazione istituzionale ferma questo processo di arricchimento di consorzi e lobbie proprietarie. Determinante è stata per la comunità di Sant’Ermete l’alleanza con le altre componenti che soffrono il disagio abitativo, in particolare con lə affittuariə degli alloggi nel cosiddetto “libero mercato” che si sono ritrovatə sotto sfratto esecutivo, con graduatorie per alloggi pubblici pressoché immobili. “C’è fame di case”: a dicembre 2022 interi palazzi abbandonati vengono presi in consegna da decine di famiglie in stato di bisogno abitativo, dove iniziano i lavori comunitari di autorecupero. Ridare vita al quartiere, facendo riconoscere dalle istituzioni l’auto-recupero degli alloggi: è questa la lotta ancora in corso d’opera, che si nutre del protagonismo dellə “espulsə” dalla città. Con queste esperienze, si è sviluppata tra lə abitanti una coscienza di luogo che ha mostrato la necessità di riportare il punto decisionale nella comunità stessa. Le crisi che il quartiere ha dovuto affrontare hanno dato vita alla riscoperta delle potenzialità e delle tradizioni del territorio, contro la negazione effettiva di diritti e bisogni di coloro che lo abitano.
La posta in palio. Il mercato immobiliare taglia fuori fette crescenti di cittadinə dall’accesso all’abitare – poiché i redditi da salario sono insufficienti per i costi di affitto e anche dei mutui. Per questo pensiamo necessario discutere e immaginare il futuro delle case popolari, partendo dal bisogno crescente di nuova protezione abitativa ed economica della popolazione e scommettendo sul principio di giustizia sociale. Perché oggi abitare nei quartieri, chiedendo una casa popolare o di viverci meglio, è considerato dalla morale liberista che attraversa le istituzioni, una richiesta illegittima. Il welfare tiene migliaia di persone senza una stabilità abitativa, lasciando vendere o degradare il patrimonio pubblico. Chi ha accesso ai residui di stato sociale è valutatə nel linguaggio del potere uno “scarto” o un “immeritevole”. Liberarsi di questo stigma ha significato per sant’Ermete costruirsi dei valori propri, di giustizia e solidarietà, forgiati nella pratica di un lavoro per ricostruire il quartiere dalle macerie, e per non voler più essere governatə da sottomessə. “Solo ciò di cui ci prendiamo cura è destinato ad esistere davvero”: il concetto di comunità nasce in primo luogo come esigenza di risoluzione dei problemi tra coloro che li vivono, li subiscono o li riproducono, riconoscendo nelle differenze e nelle ostilità presenti, dei vissuti comuni.
La conferenza. Il ruolo dell’educazione e della conoscenza è fondamentale per la crescita di una cultura di comunità, per de-naturalizzare dei rapporti di sottomissione, per apprendere delle modalità utili al benessere collettivo. I laboratori artistici, sportivi, ludici, ma anche il sapere pratico e relazionale di mutuo soccorso, come quello di riparazione e messa in sicurezza degli immobili e degli impianti delle abitazioni, rafforzano reti di legami sociali. Così è nato il progetto di cooperativa per il recupero delle case popolari. Vogliamo che la conferenza diventi un motore per la costituzione di un mutuo aiuto abitativo, fatto di dignità e partecipazione. Dare voce ai progetti e alle idee popolari, creare spazi e organizzazione, contaminare il dibattito pubblico, culturale e mediatico facendo irrompere la vitalità di chi è statə messə ai margini. Sono passate tre giunte comunali, due regionali e molti governi nazionali, ed il quartiere di Sant’Ermete continua ad immaginare una riqualificazione effettiva. L’edilizia residenziale pubblica non ha futuro nelle risposte che provengono dall’alto dei governi centrali.
Sentiamo che la nostra piccola storia ha molto in comune con le sofferenze, i bisogni ed i desideri di altrə. Vogliamo superare la rassegnazione popolare che deriva dalle false promesse di chi governa ed allearci per riconoscere nei quartieri di edilizia residenziale pubblica delle sorgenti di un cambiamento effettivo, fatto di conquiste e opportunità collettive. Ci rivolgiamo ai comitati di abitanti nelle varie città, che affrontano gli stessi ritardi nei progetti di riqualificazione e subiscono gli stessi danni abitativi, che lottano contro gli sfratti e la penuria di assegnazione delle case popolari. Nella conferenza ci siamo immaginati uno spazio specifico per:
– imparare a sconfiggere la muffa che fa ammalare, pretendendo manutenzioni e servizi, e risarcimenti nei confronti di chi ha causato questo “cattivo abitare”.
– superare il sovraffollamento abitativo pretendendo alloggi con misure idonee.
– contestare quei contratti che hanno privatizzato i servizi dell’edilizia pubblica, facendo indebitare migliaia di persone per i costi esorbitanti di manutenzione e
consumi.
– ottenere delle nuove regole che impediscano di tenere vuoti gli alloggi, nel mentre si
condanna una fetta crescente di persone a diventare “senza titolo”, per poi criminalizzare il cosiddetto “abusivismo”.
Invitiamo tuttə coloro che sostengono le lotte per il diritto all’abitare a questa conferenza sulle case popolari. In particolare ci rivolgiamo:
– Alle realtà ecologiste e ambientaliste, che lottano contro il consumo di suolo e la cementificazione selvaggia. L’abitazione è un problema di massa per le famiglie ed i giovani, eppure ce ne sono dieci milioni vuote in Italia. Riteniamo fondamentale costruire la rivendicazioni di alloggi sociali recuperando ciò che già esiste.
– Al movimento “NON UNA DI MENO”, perché non esiste alcuna cura del proprio territorio senza sconfiggere il dominio maschile sulle donne e sulle soggettività LGBTQUIA+. In un ambito in cui il vuoto istituzionale è disarmante – nessuna soluzione viene immaginata per le persone nelle case popolari che si vogliono allontanare da una situazione di violenza, così come per quelle che fuoriescono da percorsi di “case rifugio” – il progetto di comunità di quartiere vive del protagonismo delle donne in lotta contro la violenza maschile.
– Il mondo del sapere, della cultura e quello dei media indipendenti, perché la produzione di informazioni, storie e dati è un campo di battaglia. Scommettiamo sul ruolo potenzialmente sovversivo del sapere, perché chi decide sulla sostanza dei diritti sociali di chi abita la città ricorre sistematicamente alla conoscenza per controllare e dominare.
Ci vediamo a Sant’Ermete, Pisa, il 19 e 20 maggio… E lunga vita alle comunità di quartiere!