Il 5 ottobre a Roma c’è stata una manifestazione nazionale in sostegno alla Palestina e al Libano, sotto attacco da parte di Israele e nella complicità internazionale. Da Pisa, nonostante il divieto imposto dal Ministro Piantedosi, in tanti si sono mossi verso la capitale con auto, treni e un pullman di studenti e studentesse che hanno tentato di unirsi al corteo. Tuttavia, la loro determinazione ha trovato un imponente dispositivo poliziesco distribuito su tutte le vie di accesso alla capitale, che ha tentato di ostacolare l’arrivo a Piazzale Ostiense, dove alla fine la questura aveva autorizzato un presidio statico.
Dopo mesi di mobilitazioni in città—dall’occupazione della Torre, al corteo di Student_ per la Palestina caricato in Piazza dei Cavalieri il 23 febbraio, all’acampada durata mesi nel giardino della Biblioteca di Storia e Filosofia, fino all’occupazione di Sumud—lǝ studentǝ pisanǝ (e non solo loro) hanno continuato a far sentire la loro voce. Probabilmente per questa ragione, la polizia ha bloccato il pullman al casello autostradale di Roma Ovest, trattenendo i manifestanti per oltre dieci ore senza spiegazioni chiare, ma con l’intento fin da subito di impedirne l’accesso a Roma.
Constatata l’impossibilità di proseguire, lǝ studenǝ pisanǝ hanno risposto con coraggio, occupando le corsie autostradali a singhiozzo e sventolando la bandiera palestinese. Le forze dell’ordine, inviate in massa, hanno tentato di disperdere il gruppo, ma la protesta ha continuato a farsi sentire per tutta la giornata.
Dopo lunghe ore di fermo, 14 persone hanno ricevuto fogli di via dal Comune di Roma ( a fine giornata saranno decine per persone provinienti da diverse dittà italiane), un tentativo di intimidazione che non ha fatto altro che alimentare la loro determinazione. La mobilitazione, infatti, ha dimostrato che il desiderio di giustizia e libertà per la Palestina è più forte di qualsiasi blocco.
Mentre oltre diecimila persone hanno affollato le strade di Roma, sfidando divieti e controlli, con un chiaro messaggio: non si può tacere di fronte alla violenza e all’ingiustizia. Questa manifestazione ha rappresentato un momento cruciale, non solo per il sostegno alla Palestina, ma anche come segno di resistenza contro le politiche oppressive del governo.
Di seguito il Comunicato Stampa di Student_ per la Palestina -Pisa:
Ad un anno di genocidio, il 76° anno di colonialismo israeliano, Roma è stata ingovernabile al grido di Palestina Libera.
Da Pisa, come da tutta Italia, un pullman degli studenti e le studentesse per la Palestina è partito per raggiungere la piazza romana, che in ogni modo il governo e tutte le sue articolazioni hanno provato a bloccare.
Ma la determinazione di chi da un anno si mobilita al fianco del popolo palestinese, di chi ha scioperato e piantato tende per mesi nei poli universitari, non ha vacillato di fronte ad ogni tentativo di impedimento. Roma, da Piazzale Ostiense fino ai caselli autostradali, ieri è stata ingovernabile.
Il pullman pisano, come tanti altri, è stato fermato dalla polizia al casello autostradale di Roma Ovest, dove è stato tenuto in ostaggio senza alcuna motivazione per dieci ore, con il solo obiettivo di non farci arrivare a Roma.
La risposta è stata chiara e determinata: se non possiamo raggiungere la piazza romana, allora in ogni luogo sarà mobilitazione. Dopo due ore di fermo in autostrada, gli studenti e le studentesse pisane hanno occupato le corsie autostradali, bloccando il traffico al grido di Palestina Libera. Dopo due ulteriori ore di blocco stradale, il casello è stato raggiunto da tre camionette della polizia in antisommossa, che ha caricato violentemente lə studentə nel tentativo di silenziare la protesta. Ma questo non è successo, perché per le otto ore successive la bandiera palestinese ha continuato a sventolare sul casello di Roma Ovest, mostrandosi a centinaia di passanti.
Dopo dieci ore di sequestro del pullman, la polizia ha notificato a 14 persone dei fogli di via dal comune di Roma. 14 che si uniscono a decine se non centinaia di fogli di via notificati in tutta Italia a chi non faceva altro che tentare di raggiungere la mobilitazione in piazzale Ostiense.
Di fronte alla rabbia sprigionata dalle persone in questo anno, l’unica possibilità per la questura di Roma è stata quella di impedire l’accesso alle porte della città, perché una rabbia troppo dirompente per essere arginata tutta all’interno della piazza. Lo spropositato dispositivo repressivo messo in atto dal governo fuori e dentro la piazza ha rivelato la sua profonda debolezza, la loro paura. Paura di chi è dispostə a fare molto per liberare la Palestina, per rompere le complicità. Paura di perdere il controllo sulle persone, e così è stato. E la loro paura è la nostra forza.
Ieri, quello che è successo a Roma, è la dimostrazione che in tutta Italia le persone sono pronte a prendere ogni spazio, in ogni modo, nonostante ogni divieto, per mobilitarsi per la Palestina. In ogni parte del mondo nel corso di questo anno le persone hanno trovato ogni modo per fare la propria parte per fermare il genocidio. C’è chi ha dato la vita per non essere più complice, c’è chi l’ha data resistendo ai bombardamenti israeliani, c’è chi continua a darla lottando per la dignità. C’è chi ha sacrificato la propria libertà e chi continua ogni giorno a chiedersi cos’altro possa fare.
A Roma, ieri, una piazza di 10.000 persone ha sfidato la paura, i divieti, i controlli e i blocchi della polizia, con la consapevolezza che per vanificare la criminalizzazione del nostro dissenso è necessario disobbedire e mettere al centro i motivi profondi e cristallini che spingono la nostra insubordinazione: manifestare per la Palestina e il Libano, contro il genocidio, contro le complicità del nostro governo, delle nostre industrie e delle nostre accademie, che continuano a fornire supporto bellico, politico e ideologico a Israele. È da questi motivi che prendiamo il coraggio di essere disordine, che a Roma ieri tante persone hanno preso il coraggio di ribellarsi.
È con la chiarezza che pericoloso è chi finanzia un genocidio, non chi sfida un blocco di polizia; che il vero nemico è chi insinua la paura, chi parla di infiltrati, chi divide ciò che è unico e non si può separare parlando di “buoni” e “cattivi” manifestanti, mentre con l’altra mano sostiene il progetto genocida sionista; È con questa chiarezza che ieri Roma è stata un esempio di quella che è la responsabilità oggi: conquistare la libertà di ribellarsi per la Palestina e contro la guerra.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tuttə lə manifestanti feritə, fermatə e arrestatə in piazza ieri. Tiziano Libero!