Assemblea pubblica verso lo sciopero del 29 novembre

Riportiamo di seguito l’appello d’invito all’assemblea pubblica lanciata da Non una di meno Pisa verso lo sciopero generale del 19 novembre. L’assemblea seguirà quella dellə studenti di giovedì al dopo lavoro ferroviario e sarà venerdì 22 novembre alle ore 18 alla Mala Servanen Jin in via Garibaldi 192.

Come Non Una di Meno Pisa parteciperemo allo sciopero generale del 29 Novembre e vogliamo costruire insieme, per il pomeriggio di venerdì 22 novembre, alle ore 18, un’assemblea pubblica di avvicinamento.

Vi proponiamo di incontrarci alla Mala Servenen Jin per un momento che sia di confronto, scambio e costruzione in vista di una giornata di mobilitazione che crediamo possa avere un respiro ampio, unitario e diffuso nella nostra città. 

Questa proposta è diretta a tuttə coloro che, come noi, ritengono urgente e necessario attraversare quella giornata con forme efficaci e riproducibili di attivazione e lotta in ottica transfemminista.

Ci rivolgiamo a chiunque in città – singole persone, associazioni o reti – voglia attivare percorsi di mobilitazione verso il 29, o abbia già iniziato a costruirli, alla ricerca di forme condivise di partecipazione e organizzazione, per favorire la diffusione dello sciopero.

Parteciperemo allo sciopero in quanto lavoratricə precariə, studentə, lavoratricə domestichə, disoccupatə che ritengono improrogabile la lotta contro il nostro sfruttamento e di chi ci sta intorno.

Parteciperemo in quanto madri, figliə, nipoti prontə a scioperare dal nostro lavoro di cura invisibilizzato e gratuito su cui viene scaricato tutto il risparmio del governo su welfare e sanità. 

Parteciperemo in quanto donne e soggettività LGBTQIA+ che rifiutano la guerra e la militarizzazione delle nostre vite, sempre più violenta sui nostri corpi e nel mondo.

Mentre sul nostro territorio ci muoviamo già in tantissimə, ogni giorno, in lotta per cambiare l’esistente, anche a Pisa i segnali di una crisi sociale sempre più profonda diventano insostenibili: riduzione dell’assistenza specialistica nelle scuole, tagli nelle università, chiusura dei servizi e licenziamenti, esternalizzazioni selvagge, welfare sempre più ridotto, servizi sanitari inaccessibili.

Qui come in tutto il Paese, la politica del governo di tagli e controllo incide a ritmo accelerato sulle nostre vite. Le condizioni di lavoro sono inaccettabili: licenziamenti, riduzioni di orario e di paga sono all’ordine del giorno, nuove figure contrattuali precarie e sottopagate vengono introdotte in contesti già precarizzati come quello della ricerca. Il lavoro di cura è scaricato su forme sommerse di sfruttamento familiare. Il controllo dei corpi delle donne, delle soggettività LGBTQIA+ e delle persone migranti tra spinte antiabortiste, politiche transfobiche e familiste tenta di limitare in tutti i modi le nostre esistenze.

Al tempo stesso, il governo alimenta un escalation bellica che ci sta trascinando verso scenari mortiferi e devastanti. I finanziamenti per la produzione di armi e per “la difesa” aumentano vertiginosamente, e il nuovo progetto da 1 miliardo di euro per interventi su strutture militari ne è solo l’ultimo esempio.

Mentre 500 milioni vengono tagliati all’università, 520 milioni sono stanziati per la costruzione della base militare Gis e Tuscania sul nostro territorio.

Intanto a livello globale gli attacchi alle autonomie dei popoli sono sempre più efferati e il genocidio in Palestina si espande al Libano, continuando un massacro inimmaginabile davanti alla complicità dell’Occidente intero.

Da ormai più di sette anni, la pratica dello sciopero produttivo e riproduttivo è centrale per il movimento transfemminista.

Al grido di “Se ci fermiamo noi si ferma il mondo” abbiamo bloccato strade, riempito piazze, indicato le nostre controparti, contro ogni forma di violenza patriarcale, controllo sui corpi, sfruttamento. Abbiamo sviluppato pratiche di sciopero creative e radicali adattandole alle condizioni sempre più atipiche, frammentate e precarie di tantə lavoratorə e che rendono difficile persino capire come scioperare. 

Mai come ora riteniamo necessario fermare il mondo e fermarlo insieme. Un mondo capitalista, patriarcale, bellicista e guerrafondaio, che quotidianamente ci vuole ridurre spazi di libertà, di movimento, di vita sottraendo fondi a sanità, istruzione e ricerca pubblica a favore del profitto delle aziende che producono armi. 

Fermare il mondo per noi significa organizzarci insieme contro la violenza patriarcale e lo sfruttamento del lavoro, inviando un segnale forte a industrie della guerra, multinazionali e istituzioni complici: se non valiamo non produciamo, ma soprattutto blocchiamo tutto.

Per tutto questo vi invitiamo il 22 novembre dalle ore 18 alla Mala Servanen Jin, (via Garibaldi 192) per costruire con noi la partecipazione alla giornata di sciopero generale del 29 e tornare a fermare il mondo!