Nadim e Sadija, con i loro due figli di 4 e 8 anni, sono rimasti in casa. A proteggere il diritto ad un tetto dignitoso c’erano più di 50 persone accorse da ogni quartiere della città.
Questo sfratto, al terzo accesso, ha visto la presenza di agenti di polizia e del fabbro, convocati dalla proprietà con la chiara indicazione di eseguire in modo coatto l’ordine di liberazione dell’immobile.
La forza del “buon senso” ha prevalso, per ora, aprendo un varco ad una possibile soluzione giusta e dignitosa. Infatti i delegati della Piattaforma Soluzioni Abitative hanno consegnato una proposta scritta che riassume le vicende che hanno prodotto questa ennesima situazione di tensione. In ordine:
1) il contratto di affitto sottoscritto dalle parti nel 2018 dalle parti era di tipo “concordato”, ovvero con la “supervisione” di Confedilizia, l’appartamento locato doveva avere un prezzo determinato da parametri decisi dall’accordo territoriale. Purtroppo questo contratto è stato fatto solo allo scoppio di avvantaggiare fiscalmente la parte proprietaria che ha formulato un affitto mensile di 700 euro nonostante le cattive condizioni dell’immobile. L’affitto avrebbe. Dovuto essere comunque più basso di 150 euro mensili.
2) la famiglia versa per 18 mesi circa 11mila euro di affitto. Dopo ripetuti solleciti, caduti nel vuoto, circa la difficoltà a pagare un affitto così alto per una casa con evidenti problemi, la proprietà decide di iniziare un procedimento di sfratto.
3) lo sfratto viene convalidato dal giudice ma la
Famiglia viene giudicata “morosa Incolpevole”, poiché la crisi covid causa la riduzione del
Reddito del nucleo: Nadim infatti è stato messo in cassa integrazione . L’ufficio casa ammette ad un contributo di 6milaeuro la famiglia, ma questi soldi vengono girati alla proprietà per rinviare l’esecuzione, anche se la stessa era BLOCCATA dal provvedimento de governo che ha sospeso gli sfratti fino a gennaio 2022.
4) alla famiglia, nonostante sia stata ammessa anche al bando case popolare e sia seguita dal servizio sociale, non viene offerta alcuna soluzione alternativa. Viene però ammesso nuovamente al contributo sfratti.
5) l’inquilino supportato da altre famiglie e persone, ha riproposto alla proprietà il contributo sfratti di 6mila euro, questa volta però per OTTENERE UN NUOVO CONTRATTO DI AFFITTO CONCORDATO, ad un prezzo equo. Infatti la proprietà possiede molti immobili ed è quindi nelle possibilità di far scendere l’affitto per un periodo di tempo utile al nucleo ad andare in un nuovo alloggio di emergenza.
Stamani, dopo alcuni tentativi di esecuzione dello Sfratto, l’ufficiale giudiziario ha preso atto della situazione rinviando l’accesso al prossimo 17 maggio! La proprietà nel Frattempo si è data disponibile ad un incontro insieme anche agli uffici casa e del servizio sociale per verificare la proposta formulata dall’inquilino e dalla Piattaforma Soluzioni Abitative.
La situazione abitativa prevede solo a Pisa 140 sfratti esecutivi con la forza pubblica nelle prossime settimane, a fronte di una colpevole immobilità sul fronte di edilizia popolare.
Le soluzioni valide stanno nelle trattative per abbassare gli affitti a canoni equi e nell’utilizzo accurato dei fondi pubblici per risposte durature e non tampone (come lo scandalo dei bed and breakfast usati dai servizi sociali).
Solo l’unione delle persone sotto sfratto e degli inquilini in difficoltà sta mettendo un argine all’avidità del libero mercato immobiliare.