Le recenti ed ennesime vicissitudini societarie della squadra del Pisa, che sta vedendo in questi giorni una forte contrapposizione di un’intera tifoseria verso il presidente Petroni ed i suoi scagnozzi, ci permettono di fare un’analisi di più ampio respiro sia dal punto di vista calcistico che da quello sociale, ripercorrendo situazioni simili a quelle odierne riguardanti i procedimenti giudiziari dei presidenti della squadra pisana arrestati o indagati per mafia o bancarotta fraudolenta in questi ultimi 10 anni. Lo slogan di questi giorni “A Pisa i banditi non li vogliamo” urlato da centinaia di tifosi durante le proteste contro l’attuale presidente, ha una lunga e sedimentata memoria che proviamo a ripercorrere in questo speciale.
La gestione Covarelli, la meteora Bulgarella e la “breve vita” di Pomponi
La mente del tifoso pisano torna indietro di dieci anni quando il Pisa Calcio, nel 17 giugno 2007, torna in serie B vincendo la finale play-off contro il Monza, dopo tredici anni di assenza. Era il Pisa della gestione Leonardo Covarelli e la città intera esplode di gioia. Il primo anno di serie B (2007-2008), caratterizzato dalla guida tecnica di mister Ventura, dal trio delle meraviglie Cerci-Castillo-Kutuzov, vede il Pisa regalare molte gioie al passionale pubblico dell’Arena, offrendo un bel calcio e raggiungendo i play off sfiorando il sogno serie A.
E mentre sul campo i giocatori regalavano un bellissimo spettacolo sportivo, negli uffici della società accadeva altro: il presidente Covarelli, imprenditore perugino operante nel settore dell’edilizia e titolare della ditta MAS, inizia a cercare dei soci forti da integrare alla società e fu l’imprenditore Bulgarella ad affiancarlo acquistando addirittura il 51% delle quote societarie, ma inspiegabilmente per brevissimo tempo. Covarelli, infatti, riacquisterà solo pochi mesi dopo l’intero pacchetto azionario liquidando Bulgarella con denaro di dubbia provenienza.
L’estate successiva, nella stagione calcistica 2008-2009, patron Covarelli scappa da Pisa, acquista il Perugia (fallito nel 2010 sotto la sua presidenza) e cede la società all’imprenditore romano Luca Pomponi. L’ambiente sportivo pisano è ancora estasiato grazie alla stagione precedente e che ha visto il record di abbonamenti per l’anno del centenario. Ma gli scenari però ben presto diverranno cupi. L’annata è deludente, la squadra, cambiata dei vari interpeti cedendo i suoi giocatori più forti, non rende e non onora la maglia, gli obiettivi ben presto vengono ridimensionati. L’epilogo sul campo è oltremodo amaro e fatale: è retrocessione in serie C con la sconfitta casalinga contro il Brescia al 90′ minuto.
La rabbia della tifoseria esplode nei confronti di una società assente e nei confronti dei giocatori, rei di non aver messo in campo impegno e dedizione. Avvengono duri scontri fuori dallo stadio che dureranno diverse ore.
L’incubo però non ha fine, tutt’altro: il presidente Luca Pomponi annuncia che non ha modo di garantire l’iscrizione al campionato di serie C 2009-2010.
Pisa cade in un dramma collettivo, la salvezza e l’iscrizione danzano sull’oblio, i tifosi organizzano collette popolari per tentare l’ultimo e disperato tentativo. I tentativi però sono vani: il Pisa Calcio fallisce.
Nasce l’AC Pisa 1909 e riparte dalla serie D, per l’ennesima volta il pubblico pisano si rimbocca le maniche e non smette di sostenere quei colori che sono vanto, appartenenza e aggregazione popolare. Tralasciando la gestione Battini, negativa per altri aspetti -non però penali- giungiamo alla gestione Petroni.
L’attuale era Petroni
Fabio Petroni, imprenditore romano fondatore della Terravision che opera nel settore trasporti privati, con un passato da commercialista bancario e consigliere comunale nella capitale, entra in società rilevando inizialmente una parte delle quote e successivamente il 100%. Il resto è di dominio pubblico, è un vivido e attuale ricordo. Il dg Fabrizio Lucchesi che esattamente un anno fa acquistava con la sua Carrara Holding il Pisa, togliendolo dalle mani di Carlo Battini, promette dei soci forti e nel dicembre 2015 si inserisce proprio la cordata romana.
Da subito nascono i dubbi della tifoseria pisana: che sia Petroni il socio che Lucchesi non ha mai nominato da agosto fino alla sua entrata in scena nel calcio? Più volte il mister Gattuso ha accennato alla gestione poco raccomandabile dell’imprenditore romano e dell’avvocato Taverniti, personaggio anche lui mai gradito dalla tifoseria. Scatta quindi un tira e molla tra i romani e l’asse Ringhio-Lucchesi: le due parti iniziano ad insultarsi ed a prendere le distanze. Gattuso e Lucchesi criticano i progetti e le trovate pubblicitarie come il Pisa Football College tanto sbandierato dalla stessa proprietà mentre Petroni lascia intendere che i progetti sono affari societari che non devono tenere di conto del parere tecnico di allenatore e dirigente sportivo. La spaccatura iniziata poco prima dei play-off non termina nemmeno dopo la conquista della serie B. I dissidi sono incolmabili e quindi arriviamo alla situazione odierna e lo scenario è quello di una società contestatissima da una parte, dall’altra un popolo sportivo che sta battagliando per cacciare via gli imprenditori romani e per far tornare Gennaro Gattuso sulla panchina del Pisa.
I guai giudiziari di Covarelli, Pomponi, Bulgarella e Petroni
Il denominatore comune che unisce questi quattro presidenti è uno: i procedimenti giudiziari ai quali sono e stanno andando incontro, le fandonie raccontate a un’intera città, la mentalità di profitto che porta a voler ottenere il massimo lucrando sulla pelle di una tifoseria e sulla sua passione.
Nel 2014 Covarelli e Pomponi sono stati arrestati per riciclaggio di denaro, ottenendo cioè fondi da investire attraverso attività illecite per poi usufruirne in acquisti di ambito legale. Covarelli, Pomponi e altre 4 persone (tra cui il figlio di un ministro), vengono arrestati dalla direzione antimafia per aver “manovrato” soldi provenienti da aziende successivamente fallite tentando l’acquisto di rinomate cliniche mediche. Un complicato gioco di scatole cinesi, intrighi con le banche e transazioni di somme di denaro illecite ha permesso le loro attività mafiose. Bulgarella, famoso soprattutto per i due ecomostri non terminati di costruire nel quartiere Cisanello, è indagato dal 2015 dalla procura antimafia insieme ad altri personaggi di spicco, tra cui il vice-presidente ed altri manager, della banca Unicredit. E’ accusato di associazione a delinquere, appropriazione indebita, truffa e reimpiego di capitali illeciti con aggravante di metodo mafioso. Inoltre è accusato di essere il riciclatore di denaro illecito del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Petroni è stato arrestato in questi giorni per bancarotta fraudolenta dopo un processo iniziato nel 2013 che ha sentenziato il reato di bancarotta fraudolenta della sua azienda Terravision. Diversi milioni di euro sarebbero stati versati sui conto-corrente della moglie e della figlia.
Facendo alcune riflessioni in merito a queste vicende giudiziarie e sportive, possiamo constatare come la mentalità dominante e le logiche di mercato abbiano inghiottito il mondo del calcio. Pisa è emblema delle conseguenze che portano tali gestioni scellerate. Questi presidenti, oltre a non aver adempito al loro compito di garantire gli stipendi dei loro dipendenti, come sta accadendo con la Terravision che non paga i suoi autisti e i suoi lavoratori, gravitano in maniera consolidata intorno al mondo del calcio per risanare le loro finanze. Prima sulla pelle dei lavoratori, poi sulla pelle di tifosi e appassionati di calcio.
Preso atto di ciò, possiamo contrapporre a questa visione del mondo e del calcio- calato dall’alto e che ricade sul basso- la visione della tifoseria pisana che, in questi giorni soprattutto, sta mostrando con tenacia e determinazione che la tifoseria pisana è estranea alle suddette logiche. Se da una parte c’è chi lucra e spera di arricchire la propria finanza, dall’altra parte c’è la Curva Nord “Maurizio Alberti” che da sempre è a fianco delle lotte sociali sia cittadine che nazionali che di oltre confine. Come non ricordare le raccolte fondi per la Palestina, per l’Uganda, per il Chiapas, per il nubifragio di Genova, per il terremoto in Abruzzo e in ultima istanza, non per importanza, il parco di Mau: un parco per tutti. Questo, a nostro modo di vedere, è il calcio: un grido che nasce dal basso, che unisce e aggrega, che squarcia l’ipocrisia e le logiche del denaro.