A poco più di due settimane dall’incontro a Firenze con l’assessore regionale alle politiche abitative Ceccarelli, gli abitanti di Sant’Ermete segnano un altro passo importante nella lotta per la riqualificazione del quartiere e la ricostruzione delle nuove case popolari. Non disposto ad accettare come soluzione alla mancanza di risorse pubbliche per il finanziamento dei lavori l’accensione di un mutuo milionario regionale o la rivisitazione al ribasso del progetto iniziale, una delegazione del quartiere ha incontrato in un primo momento il dirigente Apes, Giorgio Federici, per chiarire la provenienza dei primi fondi previsti per l’abbattimento dei vecchi blocchi recitanti e l’avvio della ricostruzione. Quello che è emerso è il cambio dei piani di lavoro: con il reperimento di 3 milioni di euro, provenienti da un fondo regionale vincolato in cui vengono depositati parte dei proventi degli affitti annuali delle case popolari e da finanziamenti del Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti per progetti di recupero di alloggi ERP, si prevede la ricostruzione di un blocco di 39 alloggi, in attesa del mutuo e del reperimento dei fondi per i restanti 50 alloggi previsti nel secondo lotto del progetto. Da qui la necessità di un’assemblea pubblica in cui a riferire dell’ennesimo cambio di programma agli abitanti fossero gli stessi responsabili di questa situazione di ritardi e disagio.
Venerdì 24 si è tenuta l’assemblea nella piazza accanto al cantiere fantasma, allestita a festa, con gazebi e tappeti rossi, per ricordare alle istituzioni come anni prima quello che per loro fu solo un appuntamento elettorale, per gli abitanti era la speranza di riavere un quartiere e una vita dignitosi. Il comune e l’apes hanno provato ad evitare di presenziare, indicendo una conferenza stampa il giorno precedente nel quale vantarsi delle soluzioni trovate per i ritardi dei lavori, riconfermando a pieno la volontà del mutuo e delineando dei tempi di realizzazione dell’intervento ulteriormente dilatati. Questo non è bastato. L’assessore comunale alle politiche abitative, Ylenia Zambito, ha comunque dovuto presenziare all’assemblea con l’obiettivo di portare pacificazione all’interno del quartiere e provare a ridare fiducia nelle istituzioni e nelle loro soluzioni. Gli abitanti sono rimasti fermi nelle loro richieste: il rispetto delle previsioni del progetto iniziale senza ridimensionamento del numero di alloggi e interamente finanziato con risorse pubbliche, l’esonero dal pagamento dell’affitto fino all’assegnazione delle nuove case e l’inizio dei lavori immediato con la certezza sulla loro copertura economica. L’assessore è intervenuta più volte, trovandosi spesso in difficoltà a reggere il confronto con gli abitanti a cui non piace assolutamente la previsione della demolizione entro 90 giorni e la previsione di ricostruzione forse a inizio 2017, con troppe incognite dovuta al bando per la progettazione esecutiva e l’inizio dei lavori di ricostruzione. L’esonero diventa, così, ancora più necessario e rappresenterebbe l’assunzione pubblica delle istituzioni delle proprie responsabilità. Ma, nonostante l’assessore abbia visitato malvolentieri una delle case del quartiere, non ha avuto il coraggio di ritornare in assemblea e ripetere con decisione il suo no all’esonero. L’unico modo con cui pensa di apparire più responsabile e ligia al proprio dovere è quello di tornare una volta al mese nel quartiere a raccontare l’evoluzione del progetto. Pare un po’ poco a tutti, in quanto gli unici veri titolati a vigilare in questa situazione rimangono gli abitanti del quartiere che, il giorno stesso dell’assemblea, hanno spedito le prime lettere di denuncia dei vizi degli alloggi ad Apes e Comune. Atto che precede legalmente l’iter per l’esposto e la causa civile.
Le risposte arroganti dell’assessore non sono mancate. Soprattutto riguardo alle continue assegnazioni dei vecchi alloggi in sovraffollamento alle famiglie in emergenza abitativa, facendo passare il messaggio che vista la situazione precaria bisogna accontentarsi di ogni cosa, senza pretendere troppo. È palese come le istituzioni siano promotrici di questo pensiero diffuso fra chi non sa cosa voglia dire vivere per mesi senza una casa con la propria famiglia. Gli abitanti hanno ribadito che se le assegnazioni in sovraffollamento continueranno, le famiglie si organizzeranno e sapranno come rendere l’alloggio adeguato o prenderne uno nuovo idoneo al proprio nucleo famigliare.
Nei prossimi giorni già i primi appuntamenti per discutere e organizzare il proseguimento della lotta. Infatti all’interno dell’annuale “Festa del Pane”, prevista dall’1 al 3 luglio nel parco delle nuove case popolari in Via Bandi, ci saranno due incontri pubblici importanti: venerdì 1, alle ore 17:30, sulla lotta per le case nuove e domenica 3 luglio, alle ore 10, contro il sovraffollamento e la gestione dell’emergenza abitativa.