Ieri pomeriggio in consiglio comunale è esplosa la rabbia dei bancarellai di Piazza Manin. Decine di commercianti con megafoni e cartelloni hanno invaso l’aula del consiglio comunale e montando sopra i tavoli hanno sfogato tutta la loro rabbia in faccia al sindaco che intimorito dalla dura contestazione, ha abbandonato l’aula scortato da digos e vigili urbani.
I bancarellai del Duomo vennero sgomberati dalle loro storiche bancarelle e luoghi di lavoro nell’ottobre 2013 a seguito di un ordinanza del sindaco (qui un approfondimento e un video dello sgombero).
Lo sgombero coatto di due anni fa rientra di fatto nelle politiche speculative e securitarie dell’amministrazione comunale targata Partito Democratico, in particolar modo con il progetto Chipperfield che nel 2007 è stato approvato. Questo progetto prevede la rimodernizzazione dell’area del Duomo, del museo delle Sinopie e dell’ospedale Santa Chiara che sta vedendo il trasferimento totale delle cliniche a Cisanello. La ristrutturazione di quest’area non è altro che l’ennesimo progetto speculativo in cui l’amministrazione vuole far costruire alberghi e ristoranti di lusso nell’area turistica.
A pagarne le conseguenze di tutto ciò sono come sempre chi lavora in quella zona: nel 2009 la giunta comunale emana l’ordinanza antiborsoni, un provvedimento intento a contrastare il commercio ambulante dei migranti senegalesi che però hanno saputo compattarsi e lottare contro questa legge che prevedeva multe e sequestri della merce. Questo provvedimento inaugura così uno scenario che a qualche anno di distanza si ripercuote sui bancarellai. Da sempre il sindaco Filippeschi ha tentato di mettere i bancarellai contro i senegalesi con la scusa della legalità: ambulanti contro regolari. L’opzione di dividere queste due anime che lavorano al Duomo è in parte riuscita perchè le lotte rimangono isolate e non si sono mai intrecciate.
Le reazioni del sindaco Marco Filippeschi sono state le solite di sempre: “È stato un fatto molto grave, un esempio di squadrismo organizzato, assolutamente inaccettabile. Un oltraggio e un’aggressione al Consiglio comunale e ai consiglieri. Un atto minaccioso verso di me, il presidente del consiglio comunale e gli assessori” . Ogni volta che i cittadini protestano anche animatamente verso chi amministra ed ha il potere in città, il sindaco ha la sua frasina pronta. Violenti, squadristi, provocatori, ecc.
Dopo il 50% di astensioni alle elezioni comunali del 2013 e i 5000 fischi dell’Arena Garibaldi al sindaco, questa è un’altra dimostrazione della distanza che c’è tra istituzioni e popolazione. Questa distanza ha bisogno di essere ancora più vasta e tutto lo spaccato di città che non si sente più rappresentato ha la necessità di organizzarsi per riprendersi ciò di cui ha bisogno.