Solo gli sciocchi non cambiano mai idea, si potrebbe dire. Eppure certi mutamenti repentini di opinione puzzano molto di opportunismo. E’ il caso, ad esempio, dei pareri espressi dal sindaco Filippeschi riguardo ai disordini di Pisa-Brescia; come dimenticare, infatti, la rapidità con cui il primo cittadino si era esposto a settembre invocando pene esemplari per gli ultras pisani.
“Lo scontro avvenuto fuori dallo stadio prima della partita va condannato e i responsabili, individuati dalle riprese video delle forze dell’ordine e dalle indagini, pagheranno.” Queste le testuali parole di Filippeschi all’indomani dei fatti di Empoli.
Le espressioni usate in questi giorni in un’intervista a Punto Radio, però, sono diametralmente opposte: “Sono certissimo che, anche se ci sono stati dei fatti deplorevoli, non ci sia stata nessuna premeditazione, non c’è stata l’organizzazione di qualsiasi provocazione, forse ci sono stati degli errori di gestione di quel momento cruciale che è l’ingresso allo stadio”.
A cosa è dovuto questo cambiamento nei toni e nelle valutazioni? Senza dubbio il sindaco si è reso conto (forse un po’ in ritardo) di quanto l’intera tifoseria e buona parte della città sia solidale con i fermati e diffidati di Pisa-Brescia; per questo sarebbe stato senza dubbio impopolare ripetere in questi giorni il parere espresso a settembre.
Negli ultimi mesi Filippeschi ha spudoratamente provato a ritagliarsi uno spazio di consenso tra i tifosi intervenendo nelle vicende societarie; dal suo punto di vista una rivalsa, visto che poco più di un anno fa era stato sonoramente fischiato all’Arena durante la presentazione della squadra. Ma non solo: l’amministrazione comunale negli ultimi mesi ha subito molte contestazioni sui temi del diritto alla casa, del lavoro, della situazione delle periferie, ed è stata al centro di scandali relativi a fidejussioni fasulle, favori concessi ad amici speculatori in odor di mafia, fino alla recente indagine che coinvolge il sindaco.
Si può dire che la passione di migliaia di persone per il Pisa sia ormai l’unica cosa che Filippeschi può provare a cavalcare per non affondare; e la cavalcando in maniera spudorata come dimostra anche il tentativo (insieme alla Nazione) di speculare sull’esperienza di “Pisa non si piega”.
Ecco spiegato, dunque, il cambiamento di umori del primo cittadino nei confronti dei fermati di Empoli: da brava banderuola ha semplicemente deciso di posizionarsi in direzione del vento. Probabilmente già pronto, però, ad un altro mutamento repentino qualora non valesse più la pena stare dalla parte degli ultras.