Questo pomeriggio diverse decine di donne hanno invaso i locali del “supermercato” della Caritas al Cep. Hanno denunciato le condizioni umilianti a cui sono sottoposte ogni giorno per poter accedere al servizio: sorteggio per entrare a fare la spesa, scaffali mezzi vuoti, prodotti non confezionati, cibo scaduto o mezzo finito. Per accedere a questa “spesa” si ha un credito di punti da spendere, rinnovati sei mesi sì e sei mesi no. I beni distribuiti provengono dai contributi del “Banco Alimentare”, dal progetto “Buon Fine” della Coop per il recupero dello spreco, da donazioni private e da finanziamenti pubblici e delle fondazioni bancarie. Questa struttura, costruita nel 2013, fa parte della Cittadella della Carità: è costata 1,2 milione di euro ed è stata realizzata con i soldi dell’8×1000 alla Chiesa cattolica, il contributo di Unicoop Firenze e del Comune di Pisa. Nonostante questo negli scaffali non arriva quasi nulla e quel poco che c’è viene “venduto” a carissimi punti, o resta in gran quantità a riempire i pancali del magazzino. Dopo l’eliminazione due anni fa da parte della Società della Salute dei buoni spesa questo è l’unico sostegno alle donne e alle famiglie in difficoltà economica.
Per questo le manifestanti hanno richiesto la presenza dell’assessore al sociale Capuzzi che arrivata sul luogo, dopo un lungo confronto, ha accettato di valutare una possibile interlocuzione per migliorare le condizioni del servizio.
Di seguito il testo del volantino distribuito.
BASTA CARITÀ!
#LOTTOMARZO #LOTTOSEMPRE PER LA DIGNITÀ!
Sempre più famiglie a Pisa sono costrette a rivolgersi alla Caritas per soddisfare il bisogno primario di mangiare, facendo la spesa alla Cittadella della Solidarietà con la tessera a punti che, la Caritas stessa, rilascia dopo gli approfonditi colloqui necessari per accedere al servizio.
Noi donne che da anni usufruiamo di questo servizio qualcosa vogliamo dirla!
Fino a qualche anno fa tramite gli assistenti sociali era possibile ricevere i buoni spesa, dei contributi economici che ci permettevano di andare alla COOP e fare la spesa al supermercato. Già all’epoca era per noi assurdo ed umiliante doversi prostrare davanti agli assistenti sociali, e dimostrare la nostra povertà per convincerli a darci quei buoni che per noi e le nostre famiglie erano essenziali. Nonostante questo però una volta avuti i buoni (che venivano concessi al massimo per tre mesi all’anno per un valore di 100 euro) potevamo fare la spesa al supermercato e comprare lo stesso cibo che mangiano tutti, potendo scegliere tra tutti i prodotti disponibili.
Oggi invece quel contributo pubblico non c’è più e il Comune, tramite gli assistenti sociali, dirotta chi come noi non ha un reddito, alla Cittadella della Solidarietà.
Anche qui la trafila è la stessa: colloqui lunghi e estenuanti con gli operatori della Caritas che, a loro discrezione, rilasciano questa tesserina a punti per poter acquistare i prodotti. Una volta ottenuto l’accesso al servizio ci ritroviamo a fare la spesa in un magazzino fatto a posta per noi “poveri”, dove troviamo prodotti di scarsa qualità, scaffali semi vuoti e cibi scaduti o prossimi alla scadenza. File interminabili che finiscono con l’estrazione della lettera che decreta l’ordine d’ingresso e se sei sfortunato rischi di essere l’ultimo ad entrare e ritrovarti gli scaffali completamente vuoti, mentre sale la rabbia, la frustrazione e l’umiliazione.
Ci chiediamo come sia possibile che un contributo, pubblico e destinato a tutti quelli senza reddito o in difficoltà, si sia potuto trasformare in un’opera di carità concessa solo ad alcuni, al prezzo di una continua e costante esposizione delle nostre vite al giudizio e all’umiliazione.
Ci chiediamo come sia possibile pagare, con dei punti, prodotti che la Caritas riceve in dono da persone o dai supermercati in grande quantità e che restano nel magazzino mentre gli scaffali piangono la nostra stessa miseria.
Ci chiediamo perché questo servizio venga garantito per un massimo di sei mesi, quando i supermercati continuano a sprecare giornalmente un’enorme quantità di cibo ancora in ottime condizioni che potrebbe essere distribuito a chi come noi è in difficoltà ed è costretto a comprare a punti cibi scaduti o prodotti usati.
A tutto questo vogliamo mettere una fine!
Vogliamo poter accedere ad una corretta e sana alimentazione, indipendentemente dal nostro reddito! Vogliamo che vengano ripristinati i buoni spesa per poter soddisfare i nostri bisogni alimentari!
Vogliamo che i supermercati, che guadagnano milioni di euro, contribuiscano alla ridistribuzione di tutto il cibo che sprecano, permettendoci così di poter portare sulle nostre tavole e nelle nostre case prodotti di qualità e sani!
NOI NON VOGLIAMO LA CARITÀ, MA IL RISPETTO DEI NOSTRI DIRITTI!