Con una tempistica sincronizzata con le imminenti elezioni amministrative il comune annuncia l’inizio dei lavori nel cantiere dei 39 alloggi popolari nel quartiere di Sant’Ermete. L’ennesimo nastro tagliato, ma con sei anni di ritardo! In mezzo rallentamenti, promesse tradite, gialli sulla sparizione dei fondi destinati al completamento del progetto. 39 alloggi su 250 previsti. Il tempo logora e non è sempre vero che rimargina le ferite, anzi, nel quartiere di Sant’Ermete la ferita tra istituzioni e abitanti si è approfondita a causa delle prese in giro e del sistematico boicottaggio di ogni presa di parola pubblica da parte degli abitanti. Nonostante i proclami dell’amministrazione le rivendicazioni concernenti i bisogni di chi abita sant’Ermete restano tutte sul piatto: esonero del canone di affitto ingiusto, assegnazioni popolari degli alloggi sfitti – non in sovraffollamento-, servizi di pulizia e manutenzione adeguati (cassonetti condominiali), messa in sicurezza del cavalcavia, spazi sociali e sevizi per anziani.
Una situazione al limite del grottesco insomma in cui ogni volta che l’assessore alla casa Zambito sceglie di fare campagna elettorale sul fallimentare progetto di riqualificazione del quartiere si trova costretta a balbettare giustificazioni improbabili: “il ritardo, di circa 2 anni, è stato causato dalla dilazione dei finanziamenti regionali, ritardo che è stato ridotto grazie all’anticipazione di Apes del finanziamento per il primo palazzo del secondo lotto, mentre il secondo palazzo del secondo lotto è già finanziato con i soldi delle Regione che sono arrivati”. Si vedrà, intanto per sabato pomeriggio alle 16 nel quartiere, in occasione del mercato del riuso, si terrà un’assemblea pubblica degli abitanti per verificare lo stato del cantiere e preservare il quartiere da nuove promesse senza esito: “decine di milioni di euro previsti dal progetto iniziale sono spariti, lasciando accanto alle nostre case cantieri iniziati e mai conclusi. Con i soldi sono sparite la nostra pazienza e la nostra fiducia in loro e nelle loro frottole. Stanchi di aspettare ci siamo organizzati e abbiamo ripreso in mano il nostro quartiere. Abbiamo riconquistato la voglia di stare insieme, di discutere e portare avanti un vero progetto di riqualificazione, costruendo là dove le istituzioni di questa città hanno lasciato solo degrado, incuria e devastazione”.
Dunque laddove cresce la sfiducia nelle istituzioni cresce al contrario una fiducia nuova, quella in sé stessi, in un nuovo noi: “Sono anni che lottiamo per riscattarci e vivere meglio e dignitosamente, mettendo di fronte alle loro responsabilità chi in questi anni ci ha fatto vivere in case inabitabili e insicure, in quartieri abbandonati e privi di servizi e si è fatto vivo solo per racimolare qualche voto o per sfrattarci quando non siamo più stati capaci di pagare affitti troppo alti per i nostri redditi”.