Ieri oggi diversi picchetti, segnati dal protagonismo delle famiglie in emergenza abitativa, sono riusciti a ottenere il rinvio di alcuni sfratti, dalle case popolari di San Giusto, CEP e Cisanello.
Ieri mattina decine di persone si sono mobilitate in via Fra Mansueto nel quartiere San Giusto; è stato respinto l’ennesimo tentativo di sfratto per una famiglia, regolare assegnataria, che dopo anni di insopportabile sovraffollamento, con la graduatoria di mobilità che non scorreva, si è semplicemente spostata in una delle tante case popolari sfitte nella stessa via, dove vivere in maniera più dignitosa. In contemporanea venivano respinti due sfratti per morosità incolpevole nelle case popolari del quartiere CEP.
Stamani invece è stato il turno di un lavoratore precario, da lungo tempo residente in un alloggio popolare in via Merlo a Cisanello, impossibilitato a pagare (a causa del lavoro saltuario) contemporaneamente l’affitto e la rateizzazione di una morosità incolpevole arretrata. Per questo si è trovato nuovamente sotto sfratto, ma ancora una volta è riuscito, grazie al picchetto, ad ottenere un rinvio.
Situazioni tra loro differenti ma accomunate da una caratteristica: la proprietà che vorrebbe buttarli in mezzo alla strada non è uno speculatore privato, ma l’APES, l’ente, cioè, che dovrebbe garantire il diritto alla casa alle famiglie bisognose. Un’azienda, invece, interessata solo ai propri profitti, che non si fa problemi ad utilizzare metodi da strozzini: obbliga le famiglie a indebitarsi con la minaccia dell’intervento della forza pubblica, non riconosce le spese di manutenzione effettuate dalle famiglie stesse, mantiene bloccate le liste di mobilità per il sovraffollamento mentre sono numerose le case sfitte disponibili. E mentre le persone che, fra mille sacrifici, ricadono nei meccanismi della morosità incolpevole vengono descritte come dei “furbetti”, “approfittatori”, i dirigenti di APES si intascano stipendi da capogiro, continuando a scrivere lettere di sfratto.