Riportiamo di seguito il comunicato del Comitato di Sant’Ermete a seguito dell’incontro del 30 giugno in Prefettura sulla messa in sicurezza del cavalcavia che collega il quartiere al centro città.
Martedì 30 giugno si è tenuto in Prefettura il tavolo tecnico sulla messa in sicurezza del cavalcavia che, oltre al Prefetto, ha visto riuniti i tecnici del Comune, i rappresentati del Gruppo delle Ferrovie e le Forze dell’Ordine. Il tavolo è stato indetto dopo i primi giorni di blocco della passerella, quando tanti abitanti del quartiere di Sant’Ermete e dei quartieri limitrofi hanno deciso di mettere insicurezza per almeno un’ora al giorno quel tratto di strada.
Le decisioni prese durante quella riunione ci sono state comunicate in un incontro successivo al tavolo, dove il Prefetto ha spiegato ad una delegazione del comitato le misure d’urgenza prese e il percorso intrapreso per effettuare i lavori definitivi. Nell’immediato è stata prevista la delimitazione di una banchina di 60 cm da destinare a percorso ciclopedonale su un lato della carreggiata, con il posizionamento di un autovelox per controllare la velocità del traffico veicolare e il potenziamento dell’illuminazione. Lavori che entro la fine del mese di luglio dovremmo vedere realizzati. E noi aspetteremo con molta impazienza di vedere, finalmente, materializzarsi questi interventi.Vigileremo affinché, nei termini temporali stabiliti, si avviino i lavori perché, come è stato ribadito da più voci in città, questa è la sicurezza di cui gli abitanti hanno bisogno: la libertà di muoversi in sicurezza nei propri quartieri, sulle proprie strade e nella propria città, senza essere costretti a rimanere confinati in un unico luogo per la presenza di barriere (come il cavalcavia) che acuiscono l’esclusione e l’emarginazione di fette sempre più ampie di abitanti, relegati in zone ghetto per la miope volontà di una città vetrina ad uso e consumo del turista.
Proprio per questo, sapere che per i lavori di messa in sicurezza definitiva il Comune chiederà una compartecipazione economica al Gruppo delleFerrovie, fa riaprire il necessario ragionamento sulle risorse disponibili e su come vengono investite nel nostro territorio. La domanda che ci nasce spontanea è: come si convince un privato adinvestire su un’opera che ha interesse pubblico, senza che questone ottenga qualcosa in cambio? Il mondo del mercato lo conosciamoanche noi e sappiamo che senza un qualche interesse nessuno da nienteper niente.
Abbiamo visto più volte come funziona il mondo dei lavori pubblici, soprattutto nella nostra città. Abbiamo visto troppe volte destinare fondi pubblici su opere che, definite prioritarie, poi tutto sommato non hanno lasciato e non lasceranno nulla per il territorio così come lo intendiamo noi, un grande patrimonio composto da persone, ambiente, paesaggio, cultura e architettura che viene minano dall’interno con scelte di pianificazione schiacciate su interessi speculatori. Progetti faraonici di dubbia utilità, come il People Mover, ritenuti strategici per il turismo come compensano gli abitanti che si ritrovano metri quadrati di cemento in più e meno spazi verdi da usare? Come può un turismo improntato su percorsi prestabiliti far sì che tutto il territorio ne tragga vantaggio? Queste domande ad oggi non hanno risposte positive. Lo vediamo vivendo i nostri quartieri periferici, dove per far palesare la volontà di mettere insicurezza un tratto di strada, ci si è dovuti organizzare e, con le nostre possibilità, mettere in atto pratiche di lotta decise e radicali.
Il ragionamento sulla gestione delle risorse e la loro destinazione diventa, quindi,necessario e fondamentale per poter capire come mettere in atto processi per sottrarle a tutte le opere inutili e ridestinarle a interventi mirati alla vera vivibilità del territorio nella sua interezza.