Ieri a Pisa, pomeriggio rovente, piazza piena.
A Palazzo Gambacorti si è tenuto il primo consiglio comunale a guida leghista, con la nomina dei vari assessori comunali. Tra le prime gaffe del neo-giunta l’incompatibilità del consigliere Gambini, il più votato tra i leghisti, che ha un contenzioso pendente con il Comune per un immobile e un terreno a Tirrenia. Ma il livello di decenza viene ulteriormente abbassato durante le nomine degli assessori. Nella sala sono presenti una delegazione di donne che consegnano le 37000 firme raccolte con la petizione online per chiedere le dimissioni del conclamato e mai pentito stalker Andrea Buscemi, nominato Assessore alla Cultura (con delega ai rapporti con le associazioni) dal Sindaco Conti. Per l’occasione in sala era presente anche uno sparuto gruppo di leghisti con la maglietta “Io sto con Andrea Buscemi”, tenutisi a debita distanza dalle decine e decine di donne nel presidio sottostante molto partecipato. “Che tipo di cultura può promuovere un uomo del genere?” “In che modo le donne che subiscono violenza in questa città si sentiranno dopo la promozione di un uomo pubblico violento?”
Queste le domande che emergevano forti da cartelli ed interventi. A radicalizzare la piazza convocata dalla casa della donna di Pisa, storica associazione femminista della città, l’atteggiamento del partito Lega Nord, recente vincitore delle elezioni comunali, teso a banalizzare i comportamenti violenti e misogini del “proprio” assessore”.
Questa nomina rappresenta la punta dell’iceberg di politiche sessiste e prese di posizione vergognose a cui le istituzioni ci vorrebbero tristemente abituare.
Due anni del movimento di movimento Non Una di Meno hanno reso inaccettabile per tanti e tante l’ennesima conferma di violenza istituzionale strisciante, che con la nomina di Buscemi diventa palese e intollerabile. All’annuncio dell’avvenuta nomina e dell’unica dichiarazione del Sindaco “abbiamo rispettato le quote rosa”, la determinazione di tante donne si è manifestata con la decisione di salire in tante nell’aula delle Baleari – simbolicamente per consegnare gli atti del processo, letteralmente per contestare la decisione del Consiglio di confermare la nomina dell’Assessore stalker, che rappresenta la sudditanza al volere di “Cascina” di avere un uomo di fiducia in Giunta.
Alla spicciolata i consiglieri della maggioranza abbandonano quello che sarebbe dovuto essere il primo consiglio comunale cittadino, motore di un presunto cambiamento “abortito” prima ancora di essere emerso. All’ormai assessore Buscemi non rimane che il ruolo della vittima dichiarando di sentirsi vittima del nazismo delle femministe, fino a paragonarsi a Giacomo Matteotti ucciso dai fascisti. Ieri, dal vivo e nel “web”, non c’era traccia dell’eroismo dei prodi “espugnatori” di Pisa, così tanto mediatizzati all’arrembaggio della Pisa città-rossa nel post elezioni. D’altro canto se gli esponenti 5stelle, teoricamente all’opposizione, si rifiutano di votare l’urgenza di una mozione di sfiducia all’Assessore presentata senza indugi e con coraggio dalla coalizione “Diritti in comune”, il capogruppo del Partito Democratico prova senza successo a convincere la piazza dell’esigenza di un’unità di intenti, ma da più interventi gli viene ricordato delle dichiarazioni del Sindaco Nardella all’indomani degli stupri avvenuti a Firenze, degli sgomberi degli spazi femministi voluti dalla Giunta Filippeschi e della chiusura del fortino Gambacorti alle istanze cittadine. La giunta leghista alla prima prova abbandona il campo alla forza della Pisa che non si rassegna all’ostentazione della violenza di genere. In prima fila le donne che in questi anni hanno lottato anche contro l’amministrazione precedente, e che non hanno nessuna intenzione di capitolare di fronte a cotanta arroganza.