Riportiamo di seguito il comunicato di lancio della manifestazione del 29 aprile contro Renzi dei Comitati di quartiere di Pisa.
Ventidue giorni fa partiva il presidio permanente del quartiere popolare di Sant’Ermete dopo la scoperta della sottrazione dei fondi necessari alla riqualificazione di tutta l’area delle vecchie case popolari. Giorni pieni di assemblee, confronto e proposte che hanno dato corpo alla giornata di lunedì 11 aprile durante la quale si è definitivamente confermata l’incapacità delle istituzioni di confrontarsi e di dare risposte a chi chiede legittimamente di sapere quale sarà il futuro del proprio quartiere, della propria vita.
In quella giornata non siamo stati soli a chiedere che vengano rispettati gli impegni presi cinque anni fa con il protocollo firmato da Apes, Comune e Regione, con noi c’erano gli abitanti degli altri quartieri popolari di Pisa, perché ciò che accade a Sant’Ermete non è un episodio isolato. È una prassi, un processo avviato ormai da tempo dentro le nostre città che porta alla privatizzazione di fette sempre più ampie di territorio. Un processo che porta alla svendita del patrimonio immobiliare popolare, partendo dalle indicazioni del Piano Casa nazionale, passando per la legge regionale Saccardi, finendo con l’esecuzione materiale da parte del Comune e dell’Apes. Le case popolari della nostra città cadono a pezzi, sono insalubri, insicure e non rispettano le norme igienico-sanitarie minime per essere abitabili, eppure gli affitti aumentano, la gente ci vive e si ammala e le manutenzioni non vengono fatte. Quest’ultime sarebbero fondamentali per garantire un minimo di dignità a chi vi abita, ma risulta più “conveniente” progettarne la demolizione e ricostruzione. Progetti faraonici, privi di copertura economica certa, che servono a spianare la strada all’ingresso dei grossi speculatori, che continuano ad arricchirsi e a fare profitto a nostro discapito. Il caso di Sant’Ermete si potrebbe definire da manuale: si prevede un grosso progetto di rigenerazione urbana sulla base di finanziamenti pubblici che poi, sul più bello,vengono spostati; rimane comunque la necessità di proseguire i lavori e si legittima, quindi, la svendita degli immobili per cercare sovvenzioni private.
Azzerando di fatto la spesa destinata alla realizzazione di alloggi sociali, la Regione Toscana si è inserita all’interno di quel meccanismo che sta spianando la strada alle banche, affinché queste possano mettere le mani sopra il patrimonio immobiliare popolare, così come stanno già facendo (tramite i mutui e i pignoramenti) su quello privato. Lo abbiamo visto con l’avvio del processo di cartolarizzazione (vendita di quote a privati) della Cassa Deposito e Prestiti, in quanto è la società finanziaria partecipata dal Ministero dell’economia che si occupa di sovvenzionare economicamente l’edilizia popolare. Con l’ingresso di circa 65 fondazioni bancarie alle quali vengono assegnate delle azioni privilegiate pari al 30 % del capitale sociale, la politica degli investimenti è cambiata: più risorse alle grandi opere di infrastrutture (Tav in Val Susa, Pista di Peretola dell’aeroporto di Firenze, Ponte sullo stretto…) e azzeramento degli investimenti nel sociale, così come annunciato a dicembre scorso dal presidente Costamagna e dall’amministratore delegato Gallia. Questo si è poi tramutato nella “scomparsa” dei fondi necessari alla ricostruzione del nostro quartiere e al proseguimento degli altri cantieri Erpaperti in tutta la Toscana. Ed oltre al danno la beffa: la regione prevede di ritrovare i finanziamenti accendendo un mutuo complessivo di 90 milioni di euro, chiedendo i soldi di fatto alle stesse banche che non hanno permesso alla cassa deposito e prestiti di finanziare le opere con i fondi pubblici, facendole così speculare molto di più. Un mutuo che si tramuterebbe in un immediato aumento dei canoni sociali delle fasce medie, conl’aumento del numero dei morosi e la difficoltà di rientro del debito da parte della Regione.
Queste sono state le ragioni che ci hanno spinto a programmare le quattro giornate nei quartieri popolari di Pisa, perché ciò che accade a Sant’Ermete riguarda tutti! Riguarda chi vive nelle vecchie case Apes in San Giusto, dove la qualità degli immobili è uguale a quella del nostro quartiere e il numero degli sfratti aumenta vertiginosamente. Il comune ha già approvato una variante urbanistica per predisporvi un progetto simile a quello proposto per Sant’Ermete, avviando così la svendita di un altro pezzo di città. Riguarda chi vive dentro Gagno e si vede un quartiere abbandonato a se stesso, solo perché non proprio sulla rotta dei turisti che visitano Piazza dei Miracoli. Riguarda chi vive a Cisanello, specchio della speculazione selvaggia dei grandi imprenditori amici dei vari amministratori di questa città. Riguarda chi vive al Cep, un luogo che era al centro della vita della città ed ora è stato depredato di tutto e svuotato di liberi spazi aggregativi e sportivi,svincolati dalle logiche di mercato. Ai nostri quartieri ridotti così, si aggiungono le condizioni di vita di ognuno di noi: dalle cure sanitarie sempre più inaccessibili, al lavoro che manca o che se c’è è precario e mal pagato, dalla difficoltà ad accedere alla cultura ad una scuola e ad un’università respingenti e aziendalizzate.
Ci vorrebbero soli a piangere la nostra miseria ed invece noi reagiamo e portiamo avanti la nostra lotta. Con questo spirito domani, venerdì 29 aprile, saremo in piazza e sfileremo per le strade della nostra città. Raggiungeremo il Cnr dove saranno presenti il presidente del consiglio Renzi, il ministro dell’istruzione Giannini e il nuovo presidente del Cnr Inguscio ed impediremo che dentro quelle stanze si “festeggino” i 30 anni di Internet con qualche selfie, parlando di una società innovativa che non è reale, visto quello che viviamo sulla nostra pelle a causa delle loro scelte politiche.
Saremo di fronte all’ennesimo atto di violenza di chi, protetto dagli scudi e dai manganelli delle forze dell’ordine, vorrà ignorare le nostre voci e le nostre rivendicazioni, probabilmente facendosi forte dei provvedimenti repressivi messi in atto in questi ultimi mesi nei confronti di chi lotta. Non sarà la minaccia del D.a.spo di piazza ad intimorirci o a farci fare dei passi indietro, domani grideremo più forte che mai
Giù le mani dai nostri quartieri,
giù le mani dalle nostre case,
giù le mani dai nostri soldi.