Nella mattinata di ieri, giovedì 12 settembre, prima ancora dell’inizio delle lezioni, decine di studentɜ per la Palestina si sono incontrati per manifestare con forza la propria contrarietà alla conferenza sionista Euromed. Di fronte a un polo “didattico” delle Benedettine chiuso allɜ studentɜ e aperto a docenti e università sioniste, ancora una volta lɜ studentɜ solidali con la Palestina hanno fatto sentire la propria voce e la propria presenza, disturbando la passerella dell’Università di Pisa.
Di seguito il comunicato studentesco:
Con la ripartenza dell’anno accademico l’università di Pisa non ha aspettato un secondo a confermare le sue complicità con Israele. Per tutto agosto sono continuati i bombardamenti sui territori Palestinesi e si sono intensificate le operazioni di occupazione dei territori della Cisgiordania. Tutto questo viene ignorato dalla nostra università, che decide di aprire l’anno ospitando una conferenza internazionale di EUROMED Research Business Institute e EUROMED Academy of Business dal titolo “Global Business Transformation in a Turbulent era”.
Questa conferenza è in linea con la propaganda israeliana: alcuni incontri cancellano del tutto la Palestina dalle mappe, riferendosi genericamente a “Gaza” e alla “West Bank”. Questo in un’Università che si è ipocritamente detta a favore del riconoscimento dello Stato Palestinese. Inoltre, alcuni relatori fanno parte di istituzioni universitarie israeliane di cui abbiamo già dimostrato, al senato accademico dello scorso 13 giugno, la complicità esplicita con le azioni genocidarie di Israele oltre che la sua violazione del diritto internazionale.
Nonostante questo, l’Università di Pisa fa finta di niente, legittimando questi attori con prestigiose passerelle, impegnandosi così a continuare a coltivare relazioni con istituzioni complici della pulizia etnica e dell’occupazione illegale dei territori palestinesi.
In un intero anno di genocidio, l’Università di Pisa ha fatto muro contro ogni forma di boicottaggio delle istituzioni israeliane, nascondendosi dietro alla retorica del “costruire ponti”. Ancora una volta UniPi dimostra quali ponti vuole costruire: ponti di complicità e legittimazione delle istituzioni che portano avanti il piano coloniale di Israele.
Tutto questo non è ammissibile. In questi mesi, la comunità accademica si è espressa: l* studenti si sono accampat* per più di un mese; dottorand, ricercator, docenti si sono unit* allo sforzo di protestare contro una governance che ignora la volontà di chi l’università la vive tutti i giorni e la porta avanti.
Questa non è la normalità che vogliamo. Non accetteremo di essere complici di un genocidio, non lasceremo che i piani alti dell’università prendano decisioni sulle nostre spalle. È nostro compito rendere l’Università uno spazio veramente democratico, in cui tutte le sue componenti possano contare, e fare sì che la governance si assuma le proprie responsabilità. Davanti a questa responsabilità non ci faremo nessuno sconto, davanti a un genocidio non si può far finta di niente.
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