“Confederalismo democratico e piattaforma europea dei popoli. Proposte politiche contro la crisi della civiltà capitalista.” Invito alla discussione per domenica 23 marzo alle compagne e ai compagni

Il nostro linguaggio può unirci, questo crea fiducia. Abbiamo bisogno di unità e fiducia, non di frammentazione e sfiducia. Il nostro obiettivo con questa piattaforma è quello di costruire un’organizzazione che possa abbracciare tutti questi diversi problemi. C’è un paradigma ideologico dietro questa Piattaforma, una filosofia, una teoria rivoluzionaria dietro questo concetto. Apprezziamo tutte le proposte radicali perché abbiamo bisogno di movimenti radicali. E saremo radicali anche nel difendere i nostri principi: crediamo nella democrazia radicale; crediamo che questo modo di discutere e organizzare il processo sia il modo giusto, anche se crea tensioni. Pilastri del nostro paradigma, sono l’autonomia delle donne e l’ecologia. Siamo contro il militarismo. Siamo per la legittima autodifesa, ma non sosteniamo alcuna richiesta di forniture di armi per alcuno stato. Conclusione people’s platforme europe, Vienna, 16 febbraio 2025

Domenica 23 marzo, dalle ore 17.30 presso lo spazio antagonista newroz si terrà una iniziativa di discussione e riflessione sul confederalismo democratico, la filosofia del nuovo paradigma di Abdullah Ocalan, le prospettive della rivoluzione del Rojava nel quadro degli sviluppi storico-politici delle terza guerra mondiale in medioriente. Questa iniziativa avrà come obiettivo quello di restituire i contenuti e la proposta della People’s Platform Europe, che nel mese di febbraio ha visto più di 800 delegati dei movimenti sociali, internazionalisti, femministi ed ecologisti, incontrarsi per tre giorni a Vienna per costruire una prospettiva di confederazione sociale e politica tra le molte esperienze alternative all’ordine dominante. L’iniziativa di domenica prossima toccherà i contenuti affrontati nei vari workshop di Vienna: resistere all’imperialismo europeo; l’ascesa del fascismo e le condizioni delle forze democratiche in Europa; la resistenza ecologica; il confederalismo democratico delle donne, l’identità e la resistenza dei giovani; come costruire autogoverno, autosufficienza e autodifesa; attivismo o organizzazione: per una lotta a lungo termine radicata nella società; contro la politica genocida; i Media democratici: la battaglia per i cuori e le menti.

Di fronte all’aggravarsi della crisi climatica, del riarmo e dell’economia di guerra, del suprematismo razzista, pensiamo sia necessario utilizzare l’esperienza della people’s platforme europe come una occasione, una sveglia, per determinare dei cambiamenti politici significativi. La Terza guerra mondiale, nella lettura del movimento confederale che si è sviluppato in medioriente, impone uno stravolgimento di prospettive: di fronte all’avanzare dello scontro capitalista tra stati nazioni e poteri globalisti capitalisti, il compito delle forze sociali e democratiche, è quello di prendere l’iniziativa dal basso dei territori, di confederare e di unire esperienze diverse che accumulino possibilità alternative all’ordine dominante. Ecologia, autonomia delle donne, democrazia sociale e attivazione di base devono e possono essere vettori di organizzazione, qui e ora, per la costruzione di alternative effettive. Prendere l’iniziativa significa quindi confrontarsi tra comitati, collettivi, esperienze politiche e sociali che mettano all’ordine del giorno la questione della pace, della giustizia sociale ambientale e della democrazia e di come sottrarre i territori dalla logica della guerra e del dominio capitalista, razzista e patriarcale. Questo impone, come compagne e compagni europei, di scontrarsi con i propri limiti e di analizzare problemi. Perciò riteniamo prezioso il confronto e la socializzazione sulle idee e sulle proposte della people’s platforme. Riportiamo alcuni passi dalle discussioni della conferenza per sottolineare i nodi che ci sembrano dirimenti.

lo sviluppo “dell’unità nella diversità”: “invece di essere distruttivi, di accusarci a vicenda o di impegnarci in polemiche, dovremmo parlare in modo costruttivo: il nostro linguaggio può unirci. Questo crea fiducia. Abbiamo bisogno di unità e fiducia, non di frammentazione e sfiducia. Sviluppare “unità nella diversità” è in definitiva la nostra più grande forza; vedere le differenze e le diversità tra noi come una ricchezza, la base da cui vogliamo discutere insieme, imparare gli uni dagli altri e unire le forze. Siamo uniti da principi e obiettivi condivisi, dalla nostra risoluta opposizione al capitalismo e dalla nostra insistenza sull’umanità. Di fronte alla crisi globale, alle guerre in continua espansione, alla catastrofe ecologica, all’oppressione delle donne e a un sistema che cerca di derubarci del nostro diritto a un futuro dignitoso, dobbiamo stare uniti. Il capitalismo ha spinto l’umanità sull’orlo dell’abisso. La nostra sopravvivenza è possibile solo attraverso la sconfitta del capitalismo e la costruzione di una vita diversa e di un mondo diverso”.

L’importanza strategica delle lotte locali. “Dobbiamo anche ripensare quali sono i meccanismi quotidiani che alimentano effettivamente questo sistema, che permettono al sistema capitalista di riprodursi. Dobbiamo imparare a disabilitare il capitalismo, non solo affrontandolo nelle strade e nelle manifestazioni di massa. Ma anche in termini di cambiamento dell’organizzazione della riproduzione sociale. Perché è proprio nel processo di strutturazione della riproduzione sociale, che dipende dai conflitti, dalle gerarchie, dalla divisione, dalla svalutazione di un’intera popolazione, che ci troviamo in questa situazione oggi, e qui il movimento femminista ha un posto molto importante”

L’internazionalismo. “Anche se il colonialismo europeo ha cambiato forma nel corso della storia, persiste fino ad oggi come una continuità ininterrotta. Noi, in quanto forze rivoluzionarie e democratiche in Europa, vediamo l’urgente necessità di collegare le nostre lotte qui con le lotte anticoloniali nel cosiddetto Sud globale. Anche le numerose lotte antirazziste delle comunità migranti e post-migranti in Europa devono essere viste in questo contesto e sono in prima linea nella lotta per un’Europa dei popoli… Il nostro obiettivo è di spingere e radicalizzare le nostre lotte e liberare il mondo insieme a tutti i popoli oppressi e in lotta. Siamo impegnati a lottare al fianco di tutti i popoli, dall’Africa ad Abya Yala, dalla Palestina al Kurdistan alle Filippine. Non dobbiamo inventare l’internazionalismo, dobbiamo organizzarlo. Questo è l’obiettivo della Piattaforma, costruire un’organizzazione per l’internazionalismo. Dobbiamo ricostruire questo genere di spazi. Sempre più spesso, la resistenza è ONG-izzata e quindi indebolita. La Piattaforma non è e non sarà uno spazio liberale. È uno spazio politico con principi politici.”

– L’approccio confederale. “la Piattaforma vivrà della partecipazione attiva di ognuno di noi. La lotta locale dovrebbe essere il nostro riferimento per una lotta a lungo termine. Dobbiamo costruire un coordinamento e delle reti tra diverse lotte locali e costruire piattaforme regionali, piattaforme locali in tutta Europa dove possiamo anche approfondire le relazioni e non unirci solo a livello continentale e ampio. Ora più che mai sono necessarie lotte organizzate per la democrazia e la libertà. Una risposta efficace alle crisi che stiamo vivendo può essere data solo attraverso la costruzione e il rafforzamento di connessioni tra forze progressiste, democratiche e rivoluzionarie, attraverso metodi democratici e confederali. Per raggiungere i nostri obiettivi è necessario un quadro che sottolinei l’azione e il dialogo continuo a livello regionale. Promuovendo la cooperazione tra lotte localizzate, possiamo costruire una forza collettiva che non solo affronta sfide specifiche, ma lavorare anche per costruire un movimento anticapitalista più ampio. Questo approccio olistico ci consente di collegare sforzi specifici a una narrazione più ampia, creando un fronte unito contro le ingiustizie sistemiche.”

– L’autonomia delle donne. “La nostra lotta contro il patriarcato e per la liberazione delle donne è un pilastro fondamentale. Non possiamo cambiare il mondo senza prima trasformare noi stessi. Questo doveva incarnare il principio chiave che la liberazione delle donne non è un ramo della lotta, ma la precondizione per il successo di qualsiasi lotta. Invitiamo tutte le donne a organizzarsi autonomamente e tutte le organizzazioni a rispettare la volontà di autonomia delle donne e a integrarla attivamente nella loro cultura. L’autonomia delle donne, allo stesso tempo, non è un modo per proteggersi dalla società e dalla realtà creando spazi sicuri isolati. Deve essere intrecciata con la lotta generale per la liberazione contro la colonizzazione della vita. E questa è una lotta in cui dobbiamo essere tutti coinvolti.”

Invitiamo tutti i compagni e le compagne interessate a questi contenuti per scambiare idee e capire come avviare un confronto costitutivo tra le tante e diverse esperienze di lotta nel nostro territorio regionale

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