Sono ormai due settimane che studentesse e studenti stanno occupando ogni giorno il giardino di Storia e Filosofia, come luogo di aggregazione, confronto e organizzazione, nonché per rispondere al bisogno diffuso di uno spazio dove poter studiare e preparare la sessione.
Venerdì scorso, in concomitanza con il CdA dell’UniPi, in tanti e tante, student_, assegnisti di ricerca e lavoratrici dei servizi di ristorazione universitari, si sono ritrovat_ sotto al rettorato pretendendo un incontro con il rettore Mancarella, che da settimane aveva cessato di comunicare con la componente studentesca riguardo il piano di riapertura (nonostante i sempre più numerosi problemi).
Neanche l’occupazione dei giardini aveva intaccato il suo mutismo, tantomeno le richieste degli/lle occupant_: il problema della tassazione che, in assenza di ogni servizio e, a maggior ragione, data la crisi post lockdown, a causa della quale molte famiglie si sono ritrovate ad avere seri problemi economici, avrebbe dovuto subire cospicue riduzioni (abolizione di almeno una rata), mentre le scadenze sono state solo prorogate; la riapertura degli spazi universitari in cui studiare in sicurezza per la sessione estiva (aule studio, biblioteche, aule di lezione, spazi all’aperto); delle risposte chiare e concrete sul futuro dell’Università e di chi ci studia e lavora, rispetto alla decisione dell’Ateneo di tenere tutto chiuso da settembre a febbraio 2021.
L’aspetto più grave è che le uniche uscite pubbliche del rettore si sono verificate sui giornali, all’interno del dibattito tossico con il comune e le associazioni di categoria, da sempre interessate solo al profitto che possono guadagnare sulla vita degli studenti e delle studentesse (consumo serale e, soprattutto, affitti).
La mobilitazione non si è fermata: lunedi si è tenuto un flash mob imbarazzante di Confcommercio davanti al rettorato, interrotto dagli/le occupant_ del giardino di Storia e Filosofia che hanno preso parola per smontare il teatrino di questi personaggi, a cui poco o nulla interessa dei reali bisogni della componente studentesca che vive l’Università e questa città. E’ evidente che, invece, le associazioni di categoria puntano solamente a tornare alla loro “normalità”: affitti altissimi, case fatiscenti e piccole, polizia nelle piazze e una movida a misura di locali sempre più costosi. Tra i punti sollevati durante la contestazione, gli/le student_ hanno preteso rispetto (essendo nominati nel dibattito pubblico e mediatico come portatori di degrado e “malamovida”, quando non servono come porcellini salvadanaio) e delle misure economiche e sociali che possano consentire l’attraversabilità degli spazi urbani e la possibilità di abitare in case dignitose con un affitto concordato: “Se non abbassate i prezzi, noi in questa città non possiamo tornare”. Com’era da aspettarsi, uniche risposte da parte di Confcommercio sono state insignificanti, quando non offensive per i/le giovani e razziste verso i cosiddetti “abusivi” (ricordiamo il “bira-bira bangladesciani” con cui la presidente dell’associazione ha apostrafato i venditori ambulanti di Piazza dei Cavalieri).
Questa settimana di mobilitazione è stata molto importante e partecipata, l’occupazione del giardino continua e non cesserà fino a quando non ci saranno risposte concrete e significative da parte dell’Ateneo e della città. “Tutti hanno voluto parlare di noi, adesso pretendiamo dei fatti!”