Martedì 8 novembre si è svolta una cruciale giornata di mobilitazione per il diritto a un abitare degno e contro l’emergenza abitativa. La giornata si è declinata in diversi momenti di lotta e si è unita ai blocchi della comunità di Sant’Ermete che ieri hanno fermato per più di due ore il traffico su via Emilia.
Dalle ore 14.00 un presidio in piazza XX settembre ha sostenuto gli interventi della Comunità di Sant’Ermete, della Piattaforma Soluzioni Abitative e dei sindacati inquilini in consiglio comunale. La discussione comunale era incentrata sulla cronica emergenza abitativa della città che è ormai diventata insostenibile. Oltre ai movimenti, sindacati e comitati hanno parlato anche le associazioni dei proprietari di casa.
Alla fine della discussione sono state presentate diverse mozioni. Quella riguardante il blocco degli sfratti sino al 28 febbraio 2023 è passata. Sembrerebbe una buona notizia ma non essendoci adeguate risorse disponibili e avendo l’ultima decisione sulla questione la Prefettura sembrano parole al vento. Ancora una volta il Comune di Pisa non si assume la responsabilità della grave crisi abitativa e non investe risorse necessarie alla manutenzione degli alloggi pubblici, basterebbero poche decine di migliaia di euro ma l’amministrazione continua a decidere di spenderne centinaia di migliaia in soluzione precarie come gli affittacamere.
La mozione riguardante le richieste della decennale lotta di Sant’Ermete per le nuove case popolari e la riqualificazione dal basso del quartiere non è stata votata perché è stato volutamente fatto mancare il numero legale e la seduta si è sciolta. Le richieste erano chiare e la comunità le porta avanti con determinazione da anni. Le riportiamo qui:
- un incontro con la cittadinanza a cui siano presenti i rappresentanti della Regione, del Comune, di Apes per illustrare e discutere della proposta del nuovo masterplan del quartiere e delle garanzie finanziarie a copertura del medesimo, e le connesse tempistiche
- impegna il sindaco e la giunta ad intraprendere tutte le iniziative urgenti e necessarie per la messa in sicurezza e il transennamento degli edifici da demolire
- intraprendere con tutti gli enti coinvolti a partire dalla Sds, Apes, Regione la destinazione d’uso delle case vuote prendendo in esame le proposte della comunità di quartiere
- ritirare la determina con cui si affida alla Uisp la gestione dello spazio comune nel nuovo edificio di 39 alloggi, e di avviare una nuova procedura affinchè possa essere utilizzato e autogestito dagli abitanti del quartiere attraverso i tanti progetti da anni in corso.
Vedendosi, ancora una volta, sbattute in faccia le porte la comunità ha deciso in una partecipata assemblea di creare un presidio permanente nella piazza del quartiere e di riaprire lo stato di agitazione.
Per spiegare il motivo di questa nuova fase di lotta mercoledì alle 12.00 si terrà una conferenza stampa.