Non si contano più le tragedie sfiorate nelle case popolari pisane. Solo negli ultimi mesi più di 15 appartamenti gestiti da Apes hanno necessitato dell’intervento dei Vigili del Fuoco, che in molti casi hanno segnalato l’inagibilità degli stessi obbligando il gestore di via Fermi a trasferire d’urgenza famiglie intere in affittacamere privati, al costo di 50 euro al giorno per famiglia. Spese ulteriori addebitate alla collettività che finiscono in mano a proprietari che lucrano sull’emergenza abitativa, ma che d’altra parte fanno il loro “compito”. Quello che invece “stona” è l’atteggiamento delle aziende pubbliche che non tutelano l’interesse pubblico, lasciando che un “tesoro” come quello delle case popolari si sgretoli pezzo dopo pezzo.
Ieri si è verificato un ennesimo paradosso, ma le grottesche scene non finiscono mai quando parliamo di certi soggetti. Mentre l’assessore alla casa brindava per l’ennesimo grande risultato che rimarrà carta straccia, ovvero l’approvazione di un regolamento per la mobilità interna degli assegnatari delle case popolari, (regolamento importantissimo di cui NESSUNO sa il contenuto perchè NESSUNO è stato interpellato), una famiglia appena trasferita da una casa popolare evacuata per rischio “crollo”, si è ritrovata chili e chili di muro, intonaco, macerie franare davanti al pianerottolo della nuova casa assegnata. Un paradosso che merita attenzione per non sfuggire ancora una volta alle responsabilità della Politica e delle Istituzioni e per non lasciare tutto cadere nel “destino” che guarda caso vede sempre i soliti essere messi a rischio.
La famiglia in questione dopo decine di anni passati a vivere negli alloggi Apes di via Garibaldi, si è ritrovata nello scorso febbraio con un ordine esecutivo di sgombero a causa della supposta inagibilità dello stabile in questione. Stranamente quello stabile, situato a ridosso del centro storico e posizionato accanto a proprietà universitarie “in espansione della zona”, è stato fatto liberare in “quattro e quattr’otto”. Il comune, nonostante che in quegli appartamenti non ci fossero segnali di inagibilità, ma soltanto la posizione vicina ad un altro immobile quello sì pericolante, ne ha fatto disporre l’evacuazione. Così la famiglia, insieme ad altri tre nuclei familiari dello stabile, ottiene un’assegnazione di urgenza varata dalla giunta comunale, e sebbene siano in 5 membri, vengono spostati in uno dei vecchi alloggi popolari di Gagno con sole due camere.
Questo trasferimento avviene a luglio. Non passano neanche tre mesi e ieri questo solaio crolla verificando un enorme spavento e soprattutto un’ulteriore incertezza per il futuro. Infatti l’Apes si è badata bene di presentarsi direttamente. Solo dopo 20 ore dal crollo si presentano dei muratori che fissano il solaio dell’ultimo piano con dei travicelli e coprono il buco. Il problema è che sono utilizzati materiali vetusti come il ferro, che col tempo si arrugginiscono e con infiltrazioni di acqua fanno gonfiare le pareti fino a creare delle microesplosioni in alcune sue parti, come quella verificatasi in questione. Problemi tecnicamente risolvibili, se solo ci fosse la presa in considerazione degli abitanti che vivono in questi palazzi, anziché trattarli come polli da spennare.
Le reazioni sociali di fronte a queste prepotenze si fanno sempre più diffuse. Solo un mese fa gli abitanti di Sant’Ermete intrapresero la strada dei primi esposti per denunciare le cattive e pericolose condizioni di chi vive nelle case popolari.. che sia stato solo l’inizio di una lunga serie di proteste?
Intanto nel pomeriggio di ieri l’assessore alle case si presenta a girottolare per il quartiere per farsi vedere da alcuni suoi fan di facebook, con l’intento di rassicurare il popolo dalle case popolari che l’ascolto e la vicinanza di quest’amministrazione non manca mai. Peccato che la realtà di facebook non sia quella della strada, dove i “mi piace” e le “emoj” non sono telecomandabili e dove ci sta di incontrare l’incazzatura reale. Se fosse così, sarebbe almeno passata ad ascoltare la famiglia che aveva da poco scampato il crollo.
Guarda il video e ascolta una delle persone coinvolte nella tragedia sfiorata