Aveva 30 anni Elisa Amato, la ragazza uccisa due notti fa dall’ex compagno con cui aveva interrotto la relazione da oltre un anno. Periodo durante il quale Elisa aveva subito numerosi atti di stalking, telefonate moleste, e addirittura sgradite visite sotto casa a Prato, dove viveva. Fino a che lui non ha deciso di ucciderla.
Un omicidio pianificato, con una pistola legalmente acquistata una settimana fa per uso sportivo, che l’assassino si è portato appresso, da San Miniato, dove viveva, fino a casa di Elisa, ben consapevole quindi di come avrebbe concluso la serata. L’ennesima visita non richiesta, l’ennesimo litigio in strada, ma questa volta con un altro finale. Elisa viene portata via di peso, lotta per liberarsi, ma poi esplodono tre colpi di pistola. A quel punto l’assassino la carica in macchina, la trasporta fino a San Miniato e si spara.
Aveva 30 anni Elisa Amato, alle spalle il volontariato e l’attivismo nella Pubblica Assistenza e una vita davanti, ma ha avuto la sfortuna di incontrare un uomo, uno dei tanti, convinto di poter disporre della vita di una donna come di un oggetto di sua proprietà.
Abbiamo visto giornali raccontare nel dettaglio la vita, le passioni e i drammi dell’assassino, a noi non interessa nemmeno pronunciare il suo nome, perché questa è la storia di Elisa che ha lottato, fino alla morte, per liberarsi del mostro che la perseguitava.
Abbiamo sentito parlare di “amore malato”, ma noi non vediamo amore, solo possesso, violenza e odio, figli di una cultura maschilista che combattiamo ogni giorno.
Ciao Elisa, che la terra ti sia lieve.