Nel magazzino di Bartolini a Lavoria, in provincia di Pisa, è da tempo che non mancano le tensioni tra le centinaia di facchini e la direzione. Lo scontro da due anni va avanti su ritmi e turni (si lavora soprattutto nell’orario notturno), assunzioni interinali, tentativi di riduzione delle pause, contratti di poche ore rispetto all’effettivo lavorato. I facchini si sono organizzati con riunioni, scioperi, vertenze e blocchi e dal luglio del 2018 è nato un combattivo gruppo organizzato nel si cobas.
Con l’inizio della quarantena, nella scorsa primavera, il lavoro essenziale del carico, scarico e movimentazione merci è stato particolarmente attenzionato dallo Stato, tanto da far firmare una circolare al prefetto in cui si istruivano le forze come i vigili del fuoco a sostituire i facchini nell’eventualità di “agitazioni operaie”. Nel magazzino infatti sono state numerose le proteste per lavorare in sicurezza, per non lavorare quando lo sforzo fisico ripetuto e un’organizzazione del lavoro fatta per aumentare la velocità e quindi ridurre i riposi, mantenere le distanze etc.. comprometteva la salute di chi stava ore e ore in magazzino. Anche l’assenza di dispositivi di protezione come le fondamentali mascherine è stata più volte la causa scatenante di blocchi e fermate spontanee.
Negli ultimi giorni la situazione è traboccata. Sono rimasti contagiati due lavoratori, che dopo la manifestazione dei sintomi hanno eseguito dei tamponi risultando positivi. L’azienda ha messo in quarantena preventiva un altro piccolo gruppo ma è a quel punto che è scattata la reazione degli altri operai. Da una settimana chiedevano in modo diretto e anche formale tramite pec, l’attivazione di tutte le misure necessarie per salvaguardare la propria salute: test sierologici e tamponi per tutti gli addetti al magazzino. L’azienda ha fatto orecchie da mercante fino a quando la scorsa notte è scattato il fermo e lo sciopero. Nella giornata di ieri la rabbia, di fronte alla prolungata assenza di risposte, stava montando portando ad iniziative ancora più determinate e durature: proclamazione di sciopero e stato di agitazione ad oltranza. La decisione di fermarsi intanto per una notte ha coinvolto diversi lavoratori tra cui proprio quelli interinali che sono più ricattabili in termini contrattuali ma che, già subendo la continua precarietà, hanno deciso di lottare e fare sciopero. Il turno della mattina ha lavorato regolarmente mente nel pomeriggio i turnisti sono rimasti fuori dai cancelli.
Solo a quel punto la Bartolini ha messo nero su bianco l’avvio nella giornata di domani di turni con apposita postazione di fronte al magazzino per svolgere i test sierologici e successivamente per chi risultasse positivo anche ai tamponi.
Questo ennesimo atteggiamento aziendale dimostra l’esistenza di uno scontro sempre più duro e destinato a svilupparsi tra salute e profitto. La prevenzione, la conoscenza e la possibilità di curarsi e riposarsi sono i principali campi di lotta per liberarsi da quel costo sanitario che i padroni hanno già messo in conto da far pagare a chi lavora.