“Il risultato di questo referendum è un segnale, dobbiamo tornare ad ascoltare maggiormente la voce e le richieste dei cittadini”; più o meno con queste parole, cercando di salvare il salvabile e rimanere in sella, il sindaco Filippeschi a dicembre ingoiava il rospo della valanga di NO che aveva appena travolto il Partito Democratico. Eppure è bastato una manciata di giorni per tornare a vedere il palazzo del Comune blindato da decine di agenti in antisommossa pronti a picchiare gli abitanti di Sant’Ermete per impedire che assistessero alla discussione della mozione sull’esonero dell’affitto.
Al di là delle parole e delle dichiarazioni di apertura, infatti, è evidente come ormai da mesi il sindaco Filippeschi e l’intera giunta siano in preda ad un vero e proprio stato di paranoia, incapaci di far fronte a qualsiasi legittima richiesta o contestazione da parte della cittadinanza. L’amministrazione comunale sta infatti attraversando un periodo dove il consenso è ai minimi storici, frutto di anni di scellerate politiche che hanno concentrato ricchezza e privilegi nelle mani di pochi imprenditori e speculatori, sottraendo benessere ai comuni cittadini. Non è sufficiente il sondaggio truffa del “Sole 24 ore” (che alcuni giorni fa ha inserito il sindaco di Pisa nelle prime posizioni nella classifica di gradimento) per nascondere una realtà fatta di contestazioni sempre crescenti nei confronti della giunta. Che siano gli abitanti delle periferie martoriate dalla speculazione e dall’assenza di servizi, o le famiglie private dei sussidi economici e del diritto alla casa, piuttosto che gli studenti costretti a passare ore in strutture fatiscenti e pericolose, sono sempre di più le persone decise o portare le proprie rimostranze e rivendicazioni all’attenzione di un sindaco che, in risposta, non fa altro che arroccarsi sempre di più nel suo palazzo, circondandosi di polizia e aumentando la distanza con il mondo reale.
La situazione è divenuta così paradossale da spingere anche gli stessi poliziotti a prendere parola più di una volta, esprimendo malcontento per le richieste sempre più frequenti dei politici di blindare iniziative pubbliche, sedute della giunta o del consiglio, per evitare qualsiasi forma di protesta, anche le più innocue e pacate.
Ma stando alle notizie di questi giorni, pare che la pantomima sia destinata a divenire ancora più assurda. La giunta ha infatti approvato una serie di misure, che diventeranno effettive a breve, per “blindare” gli accessi del palazzo del Comune, rendendoli impraticabili agli ipotetici contestatori, ma anche a qualsiasi uditore non richiesto e non accreditato.
Per una spesa prevista di oltre 120.000 euro, nei prossimi giorni prenderanno il via due fasi di lavori per la realizzazione di porte blindate ed automatizzate, cancellate, rete di videosorveglianza, portineria con obbligo di identificazione all’ingresso ed una serie di altre misure per “filtrare” l’accesso delle persone ed impedire l’ingresso di quelle sgradite.
Ci troviamo dunque di fronte all’ennesimo provvedimento assurdo, con cui una classe politica giunta ormai agli sgoccioli cerca di disincentivare la sacrosanta pratica di una parte dei cittadini di vigilare sull’operato dei propri amministratori ed esigere che esercitino il loro ruolo a vantaggio di tutti e non degli interessi di pochi.
Trasformare il palazzo del Comune in una roccaforte inespugnabile potrà offrire solo un conforto passeggero al sindaco Filippeschi. Se non verranno prese delle misure concrete per contrastare emergenza abitativa e povertà, infatti, non vi saranno cancelli e tornelli in grado di arrestare le istanze provenienti dal basso e la volontà di riscatto.