Mattinata di mobilitazione universitaria in centro città a Pisa. Nel tentativo di reagire al costante definanziamento del settore universitario italiano, vero incubatore di una situazione strutturale di lavoro precario negli atenei la sigla Ricercatori Determinati ha dato appuntamento alle 11 in piazza Dante. Circa il 60% del lavoro di ricerca e didattica è svolto da personale non strutturato. Un’assemblea partecipata da circa 150 persone tra dottorandi, assegnisti, ricercatori, studenti e studentesse ha messo però al centro non solo i dati, secondo i quali per rilanciare il sistema pubblico universitario servirebbe almeno mezzo miliardo, ma le storie individuali di ricatto, corsa alle pubblicazioni per mantenere il posto, il ranking, vincere bandi e inseguire le promesse di stabilizzazione che comunque espellono dopo anni di lavoro migliaia di ricercatori dal sistema. In contemporanea a Pisa in altre sedi universitarie italiane si sono svolti momenti analoghi, anche a partire dalle recenti dimissioni del ministro Fioramonti che aveva nuovamente portato allo scoperto il nodo del definanziamento del settore dell’università e della ricerca. L’assemblea si è poi diretta con un breve corteo verso il Rettorato bloccando per alcuni minuti il traffico sul Lungarno e ottenendo che una delegazione interloquisse con il Rettore Mancarella per portare in discussione al Senato Accademico della prossima settimana un documento proposto dalla componente precaria dell’università.
Qui di seguito il comunicato di Ricercatori Determinati dopo la giornata di oggi
Oggi 9 gennaio 2020, a seguito di un’assemblea pubblica molto partecipata, Ricercatori Determinati ha lanciato un percorso locale e nazionale sui temi relativi al precariato nella ricerca universitaria pubblica e alle sue conseguenze individuali e collettive. I numerosi interventi hanno rappresentato voci, sensibilità e condizioni contrattuali diverse e hanno fatto emergere bisogni e rivendicazioni comuni. In particolare, il sottofinanziamento cronico del comparto universitario e della ricerca, la scarsa valorizzazione professionale del personale precario, la pressione della continua valutazione esclusivamente quantitativa della produzione scientifica (a cui non corrisponde un inquadramento lavorativo definitivo), l’instabilità esistenziale insita nella condizione di precariato. A queste necessità impellenti, che vanno affrontate urgentemente, si aggiunge l’inesistente peso politico della componente precaria dell’Università, nonostante essa rappresenti quasi il 60% del corpo accademico. Oggi dottorandi, assegnisti e ricercatori, insieme alla componente studentesca, hanno compiuto un passo avanti importante per invertire questa tendenza. Il Rettore dell’Università di Pisa ha accolto la richiesta di discutere nel prossimo Senato Accademico (16 gennaio ore 9.00) il documento di Ricercatori Determinati che ha avviato la protesta nazionale dei precari della ricerca. Ora più che mai è necessaria la partecipazione di tutti per costruire un percorso nuovo e condiviso, perché divisi siamo niente, uniti siamo tutto!