Pubblichiamo di seguito alcune riflessioni della comunità di quartiere Sant’Ermete in vista dell’incontro di venerdì 12 luglio con APES.
Due recenti fatti ci hanno sbattuto in faccia la crisi del progetto di riqualificazione delle case popolari di Sant’Ermete; e che l’unica concreta e auspicabile strada sia l’approvazione del “progetto comunità di quartiere”.
1) Nella prima settimana di giugno sul sito del comune di Pisa, nella sezione “politiche abitative”, compare la graduatoria definitiva degli ammessi al cambio alloggio per gli inquilini che già vivono nelle case popolari. Nella determina che specifica criteri e modalità di assegnazione dei punteggi compare questo paragrafo: “Vista la decisione della Commissione E.R.P… di assegnare il punteggio relativo alla sicurezza – pari a 25 punti – a tutti gli assegnatari ordinari in S. Ermete che hanno presentato domanda di cambio alloggio, considerando la situazione di disagio diffusa all’interno dell’intero quartiere…” Risultato: su 170 ammessi, tra i primi 50 quasi tutti i nuclei sono di Sant’Ermete. 25 punti per tutti i richiedenti di Sant’Ermete, indipendentemente dalle valutazioni sul singolo alloggio, motivati dallo strutturale disagio del quartiere, dimostrano ancora una volta l’inabitabilità dei 200 alloggi costruiti nel dopoguerra. La struttura degli alloggi è marcia, decine e decine di famiglie si sono ammalate in queste case. La muffa, le infiltrazioni, le basse volumetrie, niente rispetta gli standard urbanistici. L’assenza di manutenzione straordinaria, di cui l’ente gestore sarebbe responsabile, ha fatto il resto: queste case sono invivibili. Lo diciamo da anni, lo dicono i vigili del fuoco chiamati ad intervenire costantemente per mettere in sicurezza parti che cadono a pezzi, lo dicono le relazioni della Asl. Lo diceva anche il Comune di Pisa, la Regione Toscana nella presentazione del progetto di abbattimento e ricostruzione dell’intero quartiere, redatto nel 2011 e che nel 2018 doveva vedere 260 nuovi moderni appartamenti. Adesso lo dice anche l’Apes e l’Ufficio casa, nella determina d’inizio giugno. Questa grave “ammissione di colpa” non ci sta però ripagando in termini economici, con un ricalcolo di affitto adeguato alla struttura dell’alloggio, né in termini di salute – nessuna evacuazione ha avuto luogo in questi dieci anni verso case “sicure e salubri”. Che le case del nostro quartiere siano insicure lo sanno oramai anche i muri; il punto è che il rimedio proposto è solo una bugia: la speranza della completa realizzazione dei nuovi 260 alloggi del quartiere. Dopo quasi dieci anni hanno realizzato solo un sesto degli appartamenti. Dietro si nasconde la volontà di aspettare il costante calo di residenti a causa dell’elevato tasso di mortalità che colpisce la popolazione anziana del nostro quartiere, e di spostare in altri quartieri la restante parte di inquilini.
2) Sono anni che da parte istituzionale vengono promesse tempistiche e finanziamenti per la realizzazione dei nuovi alloggi, che poi vengono sistematicamente smentite: secondo il progetto iniziale, nel 2018 dovevano essere realizzati tutti gli alloggi nuovi! Sempre nella prima settimana di giugno, il Comune di Pisa e l’Apes mandano un comunicato stampa in cui, tra vari provvedimenti, viene citato un nuovo crono-programma dei lavori in Sant’Ermete: “entro il 2021 saranno realizzati tutti i 218 appartamenti”, continuano a dire. Solo 6 mesi fa l’assessore Gambaccini e il direttore di Apes Federici dichiaravano alla stampa e in un incontro con il comitato tenuto il 28 dicembre 2018: “Sant’Ermete è la nostra priorità, rimedieremo ai danni prodotti dalla precedente amministrazione, realizzeremo i nuovi alloggi grazie al finanziamento nazionale che arriverà dalla “manovra del popolo”. Gli alloggi non saranno di una camera soltanto ma verranno modulati in base alla composizione dei nuclei familiari residenti.” Nel mese di aprile vengono convocate quasi 40 famiglie (su cento col titolo di assegnatarie) e il direttore Federici segna le camere necessarie per ogni nucleo, promettendo che entro giugno sarebbe arrivata una lettera con la planimetria dei nuovi appartamenti, tarati sulle esigenze familiari. D’altronde, lo stesso comune di Pisa, in una delibera del 6 settembre 2018 dispone lo stanziamento di centomila euro per sanare il sovraffollamento (7 o 8 persone in alloggi di 38 metri quadri) in Sant’Ermete, assegnando case più grandi. Risultato? I nuovi finanziamenti non sono mai arrivati; ed il costruttore dei nuovi alloggi non riceve alcun ordine di variazione del progetto esecutivo, che rimane quello “al risparmio” di 39 più 33 alloggi ad una sola camera. Uno schiaffo alla pazienza, alla giustizia, ai diritti di decine di famiglie che sono costrette a vivere da anni PAGANDO un affitto in loculi piccoli, malsani e inabitabili, e che in casa hanno figli, nipoti, anziani che non hanno il minimo spazio vitale dignitoso. La stessa delibera di settembre 2018 rimane lettera morta, e le famiglie individuate dal Comune in sovraffollamento continuano perlopiù a rimanere negli stessi piccoli alloggi.
Giovedì 20 giugno, dopo 4 mesi dall’inizio dello Stato di agitazione del quartiere per avere delle risposte dall’amministrazione, siamo stati ricevuti in delegazione dal nuovo amministratore delegato dell’Apes, Dr. Paoletti e dal nuovo dirigente dell’Ufficio Casa del Comune, Dr. Grossi. Sono stati presentati i dati riguardo il mancato finanziamento, la mancata variazione del progetto definitivo, il mancato ricalcolo degli affitti in base alla vetustà delle case, la mancata risoluzione del sovraffollamento, e le già note (poiché realizzate dagli uffici stessi) considerazioni in merito alla gravità delle condizioni dei vecchi alloggi. Abbiamo chiesto alla nuova amministrazione sincerità, ascolto e impegno nel risolvere questi problemi. La prospettiva di una nuova fase di dialogo è stata auspicata da tutte le parti, ma il dialogo deve avere come premessa quello della volontà di affrontare i problemi, non quello di illudere persone bisognose di casa nel frattempo che si continua a risparmiare sui bisogni fondamentali. Apes e Ufficio Casa si sono presi due settimane per verificare nel dettaglio la documentazione prodotta, visto che questi responsabili si sono appena insediati. Il prossimo venerdì 12 luglio ci sarà il nuovo tavolo di concertazione. Da parte degli abitanti del quartiere c’è la chiarezza che solo il progetto “comunità di quartiere”, votato dall’80 per cento dei residenti di Sant’Ermete nel referendum consultivo del giugno 2018, è la buona soluzione allo spopolamento, alla mancanza di finanziamenti, alla sofferenza e al degrado presenti nel quartiere. La possibilità di dare nuova vita a Sant’Ermete dipende da quanto valore verrà riconosciuto allo sforzo civile, sociale e ambientale che noi abitanti stiamo facendo da anni.
Comunità di quartiere di Sant’Ermete