Decine di donne sono scese in piazza ieri a Pisa per la street parade notturna organizzata in occasione dei quarant’anni della Legge 194, che ha depenalizzato l’aborto. A partire dalle 21.00 moltissime persone hanno iniziato a radunarsi in Piazza La Pera, rispondendo all’appello lanciato dalla Mala Servanen Jin, per poi muoversi in corteo per le vie del centro.
Un corteo più che mai necessario visto i numerosi attacchi portati in questo periodo ai diritti delle donne; anche nella nostra città alcuni giorni fa, è giunto un vergognoso furgone di propaganda anti-abortista dei sedicenti movimenti pro-vita. Movimenti che hanno diffuso in varie città d’Italia grafiche denigranti e offensive, come ad esempio il manifesto che recitava “l’aborto è la prima causa di femminicidio”.
Queste provocazioni vanno a peggiorare una situazione già fin troppo grave; la Legge 194, infatti, sancisce per le donne il diritto ad interrompere una gravidanza, ma nella pratica trova enormi ostacoli. Ancora troppi obiettori nei reparti di ginecologia e nelle farmacie, ancora troppo insopportabili stigmi nei confronti delle donne che decidono di abortire.
La street parade di ieri notte ha voluto quindi riportare al centro quella che dovrebbe essere un’ovvietà, ma che troppo spesso viene messa in discussione: solo le donne sono tenute a decidere sul proprio corpo. Né la Chiesa, né lo Stato, né i medici. Durante il corteo sono state affisse grafiche e manifesti informativi riportanti alcuni dati allarmanti: il 70% dei medici italiani sono obiettori (80% nel meridione), circa il 90% delle ragazze tra i 15 e i 18 anni non sono mai state in un consultorio, manca una cultura della prevenzione e della contraccezione.
Durante il corteo sono stati appesi striscioni e lanciati cori ed è stata indicata e sanzionata una farmacia del centro che si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo e i semplici contraccettivi, come i preservativi. La strada per la completa autodeterminazione delle donne e per un diritto alla salute reale e completo è ancora lunga, ma una cosa è certa: sui diritti conquistati, indietro non si torna!