L’8 MARZO 2025: LA POSSIBILITÀ DI UN’ALTERNATIVA

Sabato 8 marzo 2025, a Pisa, insieme a oltre 60 città italiane,Non Una Di Meno ha lottato, boicottato, scioperato. Non solo dal lavoro produttivo, ma anche da quello riproduttivo, di consumo e dai ruoli di genere imposti, in un’azione collettiva contro la guerra e le oppressioni strutturali.

La giornata è iniziata con una serie di azioni diffuse che hanno messo in luce il lavoro precario ed esternalizzato legato ai musei, all’università e al commercio cittadino. L’ultima azione della mattinata ha visto la sanzione fuxia della Leonardo SPA, fabbrica di armi e mezzi bellici utilizzati in numerosi scenari di guerra. Partecipata dallo Stato, la Leonardo è simbolo di una cultura militarista che alimenta l’espansione dei conflitti globali.

Il corteo pomeridiano si è concentrato davanti al carcere Don Bosco, denunciando le condizioni di detenzione disumane e prive di prospettive trasformative per le persone recluse. Durante la protesta, è stata letta la lettera di Maja, antifascista reclusa in un carcere ungherese, a ricordare che la lotta contro l’oppressione non conosce confini. Migliaia di persone hanno attraversato la città al grido di “Insieme siam partite, insieme torneremo. Non una di meno!”.

Tra le tappe del corteo, la Questura è stata teatro di una denuncia contro il razzismo istituzionalizzato, mentre all’INAIL sono stati esposti i dati vergognosi del gender pay gap e delle discriminazioni sul lavoro. Al Tribunale, un intervento ha messo in luce la cosiddetta Sindrome di alienazione parentale e una giustizia statale che continua a uccidere le donne. La Prefettura è stata invece il luogo per protestare contro la guerra e l’escalation bellica globale.

Su Ponte di Mezzo, nell’80° anniversario della Liberazione, è stato ribadito che il femminismo è antifascista e antagonista ai suprematismi e alle prospettive liberali. In Corso Italia, è stata svolta un’azione di volantinaggio rivolto alle lavoratrici, mentre sono state sanzionate H&M e Zara, simboli dell’industria globale della fast fashion, responsabile di inquinamento e omologazione dei corpi.

Tra Piazza Vittorio Emanuele e Viale Gramsci, il corteo ha denunciato la militarizzazione e la gentrificazione della città, processi che espellono chi non consuma e creano solitudine e insicurezza sociale. Le colonne del porticato di Viale Gramsci si sono riempite di messaggi di Non Una Di Meno, che hanno evidenziato quale sia la reale sicurezza che le donne desiderano, in netto contrasto con il DDL Sicurezza, che produce solo emarginazione e repressione.

Nella piazza finale, davanti alla stazione, si è acceso un fuoco simbolico in cui bruciare tutto ciò che rappresenta un sistema basato su privilegi e oppressioni. Tra le fiamme, sono stati distrutti simbolicamente i simboli di un sistema che impone zone rosse, molestie, sguardi e commenti non richiesti, e la sensazione costante di doversi vestire in un certo modo o di non poter uscire da sole. Un gesto potente per affermare, ancora una volta, che ci vogliamo vive, ci vogliamo libere” a cui è seguito un turbine liberatorio intorno al fuoco.

Per il nono anno consecutivo, le strade di decine di città si sono riempite alla chiamata di Non Una Di Meno. Tra gli sguardi, le voci, le urla e i silenzi, si percepisce una necessità viva di cambiamento radicale. C’è una tensione che avvolge e trasporta verso un desiderio di libertà. Una libertà incompatibile con le oppressioni che ogni giorno siamo costrette a subire: nel lavoro, negli studi, nelle relazioni tossiche o nella cura familiare.

Questa libertà non può essere raggiunta attraverso l’arrivismo: non sarà rompendo il tetto di cristallo per qualcuna che ci libereremo tutte. È per questo che fa così paura. Ed è per questo che gli attacchi e i tentativi di manipolazione sono così numerosi. Donne ai vertici della polizia, ai vertici del governo, aziende che studiano come rendere più produttiva un’organizzazione basata sulla parità di genere: tutto ciò non basta, perché il sistema rimane intatto.

In un clima di guerra, in cui i governi si armano e il controllo sui corpi delle donne e sulla società diventa sempre più violento e oppressivo, la giornata di sabato è stata una boccata di aria fresca, di possibilità, di potenza e di lotta.

Qui un album con le foto