E’ stata immediata e travolgente la solidarietà che ha raggiunto le sei persone diffidate in seguito al corteo contro la Lega Nord. Non appena hanno iniziato a circolare notizie riguardo a questo nuovo, assurdo provvedimento, ribattezzato “Daspo di piazza”, telefonate, comunicati, scritte sui muri e stati su facebook si sono moltiplicati. Tutti tesi a esprimere contrarietà nei confronti di una vergognosa limitazione della libertà.
“Ma cosa c’entra il Daspo con la manifestazione?” E’ stato proprio questo a far esplodere l’indignazione; la totale insensatezza del provvedimento, che rendeva evidente che si trattava di una vera e propria rappresaglia nei confronti di chi, ancora, osa alzare la testa e manifestare per i propri diritti.
Quelle ingiustizie, quelle limitazioni di libertà, che a lungo sono state sperimentate negli stadi (come appunto i Daspo, distribuiti a piene mani dalle questure senza bisogno di alcun processo o giudice) adesso si vorrebbe somministrarle a tutti i pezzi di società che esprimono insofferenza verso lo stato di cose.
Ma se l’obiettivo era quello di spaventare, di mettere a tacere, fino ad ora non ha ottenuto i risultati sperati: la solidarietà spontanea, infatti, ha già iniziato a organizzarsi ed è nato un comitato deciso a dare battaglia perché queste misure siano ritirate.
Opporsi oggi ai Daspo di piazza non significa solo lottare perché queste sei persone possano andare allo stadio; significa piuttosto rivendicare il valore della nostra libertà nei confronti di chi pensa di poterci continuare a sfruttare e governare tramite le limitazioni, il controllo, la paura.
Che si vinca o che si perda, è una battaglia che vale la pena combattere.